Intervista al cardinale Piacenza in occasione della festa di Santa Cecilia a Roma
Oggi ci vorrebbe un po’ più di musica sacra nelle chiese?
“Certamente! Credo che il Santo Padre ce ne dia esempio eloquente”, ha risposto a ZENIT, con voce dolce ma sicura, il cardinale Mauro Piacenza.
Il Prefetto della Congregazione per il Clero sottolinea come la musica “da una parte è pre-evangelizzazione, perché dispone l’animo a raccogliere il grande messaggio, il grande senso dell’Eterno, il senso di Dio, pur non sapendolo” e “di più profonda evangelizzazione per chi è già nella fede” per fargli assaporare “la dolcezza delle verità credute”.
Lo ha affermato il cardinale Piacenza a conclusione dei tre giorni (20-21-22 novembre) di preghiera nella Basilica romana di Santa Cecilia, in onore della patrona della musica. L’evento si è concluso con la solenne concelebrazione presieduta da Sua Eminenza, con la partecipazione del coro della Cappella Sistina, la promessa delle nuove voci bianche che a questa schiera si incorporano e l’omaggio dell’Amministrazione comunale capitolina.
Quale è la relazione tra nuova evangelizzazione e musica sacra?
Card. Piacenza: La nuova evangelizzazione è un’urgenza anche se la Chiesa deve sempre evangelizzare. Oggi il sussulto particolare per il quale è stato fondato anche un Pontificio Consiglio è il fatto che i luoghi di antica cristianità hanno bisogno di rinnovarsi perché le loro radici si sono un po’ inaridite, quindi è evidentemente necessario ritornare ad evangelizzare come nella Chiesa delle origini.
Cosa deve dare la musica nell’evangelizzazione?
Card. Piacenza: Possiamo dire che la musica, come tutte le altre espressioni artistiche, è un mezzo di potente evangelizzazione, perché dispone l’animo all’accoglienza, favorisce il raccoglimento, a quella ricerca di assoluto che è nell’animo di ogni uomo.
È un discorso che vale per tutte le musiche?
Card. Piacenza: Anche la musica non sacra quando è - io continuo a dirlo - grande musica, educa comunque a quel senso religioso universale che predispone all’atto di fede.
Quale le sembra sia il rapporto fra i fedeli e musica?
Card. Piacenza: La relazione del fedele con la musica evidentemente è determinata dalla stessa musica sacra. Per partecipazione si deve intendere non soltanto il ‘fare qualcosa’, ma soprattutto creare un clima per il quale la persona è raggiunta da una suggestione che sottolinea il momento liturgico: può essere la dolcezza o la tenerezza di un brano particolare quando, per esempio, si fa il ringraziamento alla comunione; può essere la solennità travolgente di un’esplosione del “gloria” e così via.
Quindi i vari momenti diventano evangelizzazione per chi è già coinvolto e pre-evangelizzazione per chi entra in una chiesa ed è raggiunto in qualche modo, e non può non sentire qualche cosa. Perché la partecipazione alla celebrazione liturgica coinvolge tutti i sensi: l’intelligenza, gli affetti, come anche la fantasia, il cromatismo; evidentemente le partiture musicali, il silenzio adorante fanno anch’essi parte della liturgia.
Fonte: zenit.org ROMA, lunedì, 28 novembre 2011
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