Sinodalità taroccata se una parte del popolo di Dio, che è innanzitutto parte del corpo mistico di Cristo, viene ignorato e non se ne prendono in considerazione le ragioni in quella che viene presentata come la nuova frontiera del dialogo ecclesiale ad intra e oggi perfino ad extra. Nella traduzione a cura di Chiesa e post-concilio da National Catholic Register un articolo del vaticanista Edward Pentin sulla riluttanza nel Sinodo a discutere sulla Messa dei secoli.
Edward Pentin, 8 novembre 2024
Una delle critiche persistenti all’assemblea finale del Sinodo sulla sinodalità consiste nel fatto che, nonostante la frequente enfasi sull’ascolto e sul dialogo, diverse voci importanti e di rilievo sono rimaste inascoltate. Nella sua valutazione finale del Sinodo, George Weigel ha identificato alcune di queste voci come le coppie felicemente sposate, gli educatori cattolici che resistono alla odierna cultura “woke” e gli operatori sanitari che vivono la cultura della vita.
Ma un altro gruppo che spicca per la sua assenza è quello dei fedeli che apprezzano la liturgia tradizionale e la tradizione apostolica – un gruppo piccolo ma fiorente sia in termini di vocazioni che di frequentazione della Chiesa, e tuttavia attualmente oggetto di ampie restrizioni vaticane dopo il motu proprio Traditionis Custodes di Papa Francesco del 2021. Durante le fasi di consultazione a livello mondiale del Sinodo 2021-2024, gruppi tradizionali come la Latin Mass Society of Great Britain (LMS) e la Federazione Internazionale Una Voce (FIUV) hanno incoraggiato i loro membri a presentare contributi e in molti hanno risposto condividendo le loro opinioni come parte del processo sinodale.
I contributi scritti, soprattutto quelli provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti, sono confluiti nelle relazioni sinodali durante la fase continentale che si è svolta dalla fine del 2022 al marzo 2023 e hanno continuato a essere catalogati dai vescovi nelle relazioni di sintesi successive. Scrivendo sul periodico della FIUV Gregorius Magnus lo scorso inverno, il presidente della LMS Joseph Shaw ha osservato che alcune conferenze episcopali, come quelle di Malta, Italia, Francia e Australia, tendevano a ignorarle del tutto. Ma scrive che nelle diocesi e nei Paesi in cui la Messa tradizionale è ben radicata, i rapporti di sintesi diocesani e nazionali mostrano la tendenza a “riconoscere l’esistenza di cattolici legati ad essa riportando il loro punto di vista”.
Spesso venivano citati nel contesto di un desiderio di una liturgia più riverente, di preoccupazioni per le divisioni e di un senso di esclusione ed emarginazione tra coloro che erano legati all'antico rito.
Ma via via nel corso della prosecuzione del sinodo, questi contributi non sono entrati a far parte delle discussioni dell’assemblea, né sono stati inseriti nel documento finale.
Shaw ha dichiarato al Register: “Sono stati in qualche modo eliminati”, aggiungendo l'analogia con ‘i semi caduti tra le spine’.
Anche gli appelli diretti agli organizzatori del Sinodo sono rimasti inascoltati.
Nell’aprile di quest’anno, Jean-Pierre Maugendre, a capo del gruppo tradizionale francese Renaissance Catholique, ha inviato, direttamente all'ufficio sinodale, un appello per la piena libertà della Messa tradizionale, nell'intento che tutto il mondo tradizionale partecipasse al sinodo, ma il Register ha appreso che Maugendre non ha ricevuto alcuna risposta, nemmeno un avviso di ricevimento.
Noah Peters, fondatore e presidente della Arlington Latin Mass Society in Virginia, ha dichiarato al Register che “dal suo inizio fino al documento finale, il Sinodo sulla sinodalità si è rifiutato di riconoscere o di agire in base agli input ricevuti dai cattolici tradizionali, sia religiosi che laici”.
Ha detto che ciò è avvenuto nonostante i cattolici tradizionali abbiano presentato “opinioni ben ponderate durante l’intero processo” che hanno evidenziato come la Messa latina tradizionale “abbia portato a un’abbondante fioritura di vocazioni, conversioni e rientri, e che le restrizioni siano state dannose e crudeli”. Ma ha aggiunto che “è stato chiaro fin dall’inizio che la leadership del sinodo non era interessata ad ascoltare o ad agire su queste opinioni”. La discrepanza è emersa in modo acuto quando i partecipanti al sinodo hanno discusso la questione delle vocazioni e della carenza di sacerdoti in Occidente. Le comunità cattoliche tradizionali sono state descritte come l’unico gruppo cattolico in crescita demografica nel mondo occidentale, con gruppi come la tradizionale Fraternità Sacerdotale di San Pietro (FSSP) che ha registrato un numero record di vocazioni nel 2023 e una crescita significativa dei suoi membri. Più in generale, la partecipazione alle liturgie tradizionali è aumentata e i pellegrini che partecipano a eventi come il tradizionale pellegrinaggio annuale a Chartres, in Francia, hanno battuto dei record.
Un sacerdote tradizionale degli Stati Uniti ha dichiarato al Register, sotto anonimato, a causa delle restrizioni sul rito antico, che le comunità tradizionali sono “inondate di richieste vocazionali e faticano ad accogliere coloro che aspirano a entrare nei loro ranghi”. Ha aggiunto che molte di queste vocazioni nascenti non molto tempo fa si sarebbero rivolte alla loro diocesi locale, ma dopo la Traditionis Custodes sentono di non poter “più affidare il loro discernimento vocazionale a coloro che hanno di fatto cancellato la comprensione tradizionale di ciò che significa essere cattolici”. Il documento finale del Sinodo ha riconosciuto la crisi vocazionale, ma ha presentato soluzioni diverse dalla valorizzazione della liturgia tradizionale, come “estendere e stabilizzare” i ministeri laicali.
La questione è emersa anche in alcuni incontri con la stampa. Il 22 ottobre il cardinale Franz-Josef Overbeck di Essen, in Germania, ha dichiarato ai giornalisti che “finora non abbiamo trovato una risposta alla mancanza di sacerdoti” e ha suggerito che “occorre trovare una nuova risposta riguardo alle donne nella Chiesa”, compresa l’istituzione ufficiale di donne predicatrici. Anche il cardinale Jean-Claude Hollerich, relatore generale del Sinodo sulla sinodalità, ha sottolineato il problema della mancanza di sacerdoti nel suo paese profondamente laico, il Lussemburgo. Ha detto ai giornalisti che per combattere questo problema, la sua diocesi ha unito le parrocchie, non solo per mancanza di sacerdoti ma anche per “mancanza di fedeli”. La liturgia tradizionale non è stata presa in considerazione come possibile soluzione. Don Claude Barthe, autore esperto di liturgia tradizionale e sacerdote della diocesi di Fréjus-Toulon in Francia, ha dichiarato al Register che “nessuno al sinodo, nemmeno i vescovi che conoscono bene il mondo tradizionale, come il vescovo Matthieu Rougé di Nanterre, ha menzionato l’utilizzo delle possibilità del mondo tradizionale dove c’è un numero significativo di vocazioni”.
Quando, alla fine del Sinodo, il Register ha chiesto al cardinale Hollerich perché i cattolici tradizionali e il loro punto di vista sulle vocazioni e su altre questioni non sono stati considerati nelle fasi finali del processo, egli ha risposto: “Ho persone che celebrano la Messa in rito antico e sono amici con loro. Posso immaginare che in un mondo postmoderno siano attratti da questo; non lo condanno”.
Quando è stato ulteriormente incalzato sulla questione, ha risposto dicendo che il cattolicesimo tradizionale “non era un argomento di discussione”, aggiungendo: “Non eravamo contro di loro, non eravamo a favore”. Alla domanda su come un tale approccio possa essere definito sinodale quando si suppone che comprenda l’ascolto di tutti i punti di vista, ha risposto: “Abbiamo discusso di cose portate dal popolo di Dio, e queste persone non ci hanno scritto”. Il cardinale è stato nuovamente interrogato sulla questione fuori dalla sala stampa, ma ha detto di essere “troppo stanco” prima di entrare in una stanza per essere intervistato dai media vaticani. Quando gli è stato chiesto ancora una volta se poteva spiegare perché il cattolicesimo tradizionale non era stato incluso, si è nuovamente sottratto, dicendo che doveva incontrare dei giovani che lo stavano aspettando.
Parlando con il Register alla fine del Sinodo, l’arcivescovo Andrew Nkea di Bamenda, Camerun, membro del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo che ha supervisionato la gestione del processo 2021-2024, ha riconosciuto che il cattolicesimo tradizionale è stato ignorato e lo ha attribuito alla Traditionis Custodes, dicendo: “Non avremmo discusso il [motu proprio] del Papa al Sinodo”.
Secondo don Barthe, l’esclusione dal sinodo e dalla sinodalità è “ovviamente ideologica”. Egli ha indicato “altre aree in cui le ‘ricette’ tradizionaliste funzionano”, come “la frequenza alle Messe, i movimenti giovanili e l’insegnamento del Catechismo”.
Peters ha affermato che, mentre il documento finale “forse non è così negativo come si temeva, il processo di parzialità purtroppo non ha rispecchiato le voci dei laici e dei religiosi cattolici che si sono espressi, numerosi, a favore della liturgia tradizionale e del magistero immutabile della Chiesa” ed ha aggiunto: “È più che mai evidente che Traditionis Custodes è totalmente in contrasto con il concetto di Chiesa sinodale”. Si è detto tuttavia “fiducioso che i futuri sinodi non potranno eludere la deliberazione orante e imparziale necessaria in questi tempi difficili per la Chiesa”.
Anche i membri della segreteria del sinodo sono stati contattati per il documento, ma non hanno risposto entro il tempo concesso alla stampa.
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