Quando ho letto l’ultimo commento di Alexander Raikin su The Hub, ho avuto una cupa sensazione di déjà vu. «Un quarto di tutti i fornitori di MAID [Medical Assistance in Dying, Assistenza medica al suicidio] dell’Ontario potrebbe aver violato il Codice penale», dice l’articolo. «A qualcuno importa?» si chiede l’autore ponendo una domanda che suona come una supplica. «Ogni professionista del Medical Assistance in Dying è tenuto a seguire il diritto penale. Eppure Dirk Huyer, il medico legale capo dell’Ontario, all’inizio pubblicamente e poi per anni in privato, ha avvertito che esiste un «modello di non conformità» che consente a medici e infermieri di aggirare il diritto penale in materia di assistenza medica al suicidio. Dopo oltre 428 casi segnalati, come ho scritto in un recente rapporto investigativo per The New Atlantis, nessuno ascolta».
Se non avete ancora letto l’intero rapporto di Raikin per The New Atlantis, dovreste farlo. È uno dei migliori pezzi di giornalismo investigativo che siano mai stati pubblicati sul regime di eutanasia canadese, e si aggiunge al già stellare curriculum di Raikin nell’esporre ciò che sta realmente accadendo in questo paese. La sua frustrazione è palpabile e comprensibile: «È difficile capire come tutte le parti responsabili abbiano tenuto nascoste tutte queste accuse di non conformità alla legislazione sul suicidio assistito e per così tanto tempo».
«Nessun rapporto locale, nessuna dichiarazione del medico legale, nemmeno una fuga di notizie da un fornitore o un perito MAID preoccupato. Nel forum tematico dell’Ontario il mio articolo è stato bannato per aver sparso “false informazioni con l’intento di trarre in inganno”. È una risposta valida quanto un’altra. Ci sono problemi di conformità con il Codice penale, ma sembra che a nessuno importi».
È proprio così. In particolare, il governo Trudeau ha costantemente ignorato gli avvertimenti sempre più disperati lanciati da gruppi per i diritti dei disabili, organizzazioni per la prevenzione del suicidio, psichiatri ed esperti di salute mentale. Gli allarmi sul regime di eutanasia del Canada non sono certamente mancati, e molte delle voci che si sono levate non appartengono ai pro-life di matrice religiosa che il governo trova così facile liquidare con disprezzo. Tuttavia, queste storie dell’orrore vengono negate e ignorate. Perché?
Sono sempre più convinto che ciò sia dovuto al fatto che il governo, e la lobby del suicidio, la cosiddetta Dying with Dignity, hanno deciso da tempo che questo è il prezzo per un regime di eutanasia in continua espansione, ed è un prezzo che loro sono disposti a pagare. Sì, alcune persone povere possono richiedere un’iniezione letale perché non sono in grado di ottenere l’assistenza di cui hanno bisogno. Sì, alcuni zelanti fornitori di questi “servizi” possono convalidare automaticamente la morte di cittadini canadesi che in realtà non sono idonei al suicidio. Sì, i fornitori possono impegnarsi a procurare morti “non conformi” a quanto prevede il codice pensale (prima che le iniezioni letali fossero legalizzate, questo era chiamato omicidio). Tutto parte del gioco. Ora i dottori uccidono.
Il motivo per cui dico che questo mi dà un senso di déjà vu è che l’approccio è lo stesso di quello che riguarda l’aborto. Il Canada è l’unica democrazia occidentale che consente l’aborto fino alla nascita. Nel 2012, l’ufficio nazionale di statistica, Stats Canada, ha rivelato che 491 bambini nati vivi sono stati lasciati morire tra il 2000 e il 2009. E nonostante l’ovvia accusa di infanticidio, il primo ministro conservatore Stephen Harper è rimasto indifferente quando è stato interrogato al riguardo in Parlamento: «Tutti i membri di questa Camera, che siano d’accordo o meno, capiscono che l’aborto è legale in Canada».
Quei bambini, una volta nati, avrebbero dovuto essere protetti dalla legge, ma così non è stato. A qualcuno importa? No.
Non c’è stata alcuna risposta a un nuovo straziante studio, condotto dall’ l’Università di Montreal, secondo cui in Quebec un bambino su quattro tra quelli abortiti a 23 settimane di gestazione nasce vivo. Una delle “complicazioni” degli aborti tardivi è nota come “nascita viva” e in Quebec “tassi di natalità” dopo l’aborto sono aumentati in modo più evidente nei casi di aborti eseguiti tra la ventesima e la ventiquattresima settimana.
Lo studio condotto nel Quebec ha scoperto, sulla base di uno studio riguardante 13777 aborti compiuti tra la quindicesima e la ventinovesima settimana, che oltre l’11% dei bambini abortiti nel secondo trimestre tra il 1989 e il 2020 sono nati vivi dopo il tentativo di aborto. La ricerca ha scoperto che il 90% di questi bambini è morto entro tre ore e ha riferito che «solo il 24,5% dei bambini nati vivi è stato ricoverato in terapia intensiva neonatale, e solo il 5,5% ha ricevuto cure palliative». In particolare, il tasso di bambini nati vivi dopo l’aborto è salito di oltre il 20% tra il 2011 e il 2021.
Sappiamo dunque che in Canada bambini nati vivi dopo l’aborto vengono lasciati morire. Eppure non un solo leader di partito ne parla. Quando le principali università pubblicano studi che descrivono in dettaglio queste pratiche infanticide, la risposta è una scrollata di spalle collettiva. Lo vediamo nel caso della brutalità dell’aborto, e ora lo stiamo vedendo anche con l’eutanasia. Il sistema medico canadese uccide i vulnerabili sia all’inizio sia alla fine della vita. E a quanto pare ci sta bene così.
Fonte: lifesitenews
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