"L'antichissimo è mai intermesso costume di interrare i morti deriva dall'idea evangelica e paolina di seme interrato e del corpo seminato corruttibile e risorgente immortale (1 Cor., 15,42).
La sepoltura imitava soprattutto la sepoltura di Cristo.
La Chiesa non ha mai ignorato che anche quella riduzione in polvere che risulta dalla cremazione non pregiudica alla ricostituzione dei corpi risorgenti, ma una religione in cui tutta la realtà è SEGNO, non poteva disconoscere che la combustione del cadavere è un ANTISEGNO della resurrezione.
Non è che l'incenerazione contraddica direttamente all'idea della resurrezione, ma certo leva di mezzo tutta la simbolica dell'inumazione e priva di significato i mirabili vocaboli stessi trovati dai primi cristiani: cimitero, cioè dormitorio; camposanto, cioè luogo di consacrati a Dio; deposizione, non nel senso fisico di porre giù entro la terra, ma nel senso legale, onde le salme sono date in deposito da restituire il di della resurrezione.
Questi valori simbolici parvero così potenti che la Chiesa li fece trapassare in valori dogmatici: il far cremare la propria salma fu tenuto comunemente per professione di incredulità.
Benché molte volte la preferenza data alla cremazione potesse dipendere anche da irreligione, dalla irragionevole paura di andar sottoterra ancor vivo, il canone 1203 considerava illegittime e come non date le disposizioni testamentarie per la cremazione.
Il nuovo codice al canone 1176 ha formalmente ammessa la cremazione nelle esequie, confermando la grande innovazione di PaoloVI".
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