venerdì 20 gennaio 2017

Debito, povertà e consumismo: ecco cosa ci porta in dono il super ospite vaticano degli aborti forzati (P. R. Ehrlich)






di Ettore Gotti Tedeschi (20-01-2017)

Il lettore della Nuova BQ sa che per Caino, persino Abele era di troppo e  perciò non necessita ulteriori considerazioni su  come nasce la cultura neomalthusiana. Ma  potrebbe  essergli sfuggito  che, poiché dopo la visita  del più famoso ambientalista americano, Jeffry Sachs, alla Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano, è sortita l’Enciclica Laudato sì (sull’ambiente ), potremmo intuire che dopo la visita  del più famoso neomalthusiano americano,  Paul R. Ehrlich, ci si possa aspettare l’Enciclica Non sicut lepores (sulle nascite).

Poiché io, differentemente da Ehrlich, non mi sono fatto sterilizzare dopo il primo figlio (vasectomia), ma di figli ne ho fatti ben 5, che han concorso alla crescita del Pil e oggi (ohimè) contribuiscono con l’8 per mille a sostenere la Cei di Galantino, mi si conceda il diritto di difender le mie scelte dalle “intuizioni” dannosissime  che questo esperto di lepidotteri va propagandando da cinquant’anni, ed ora persino lo fa in Vaticano.

Negli anni ’70 al mondo c’erano 4 miliardi di creature. 2 mld nel cosiddetto mondo ricco e 2 mld in quello meno ricco e povero. Grazie alla diffusione delle dottrine neomalthusiane (con una certa complicità da parte della Chiesa progressista anti Humanae Vitae) il tasso di crescita della popolazione, che era intorno al 4.5% annuo, crolla a zero in pochi anni nel mondo ricco, che  sapeva leggere,  aveva la tv e si preoccupava dei “limiti dello sviluppo”. In quello povero (che non sapeva leggere, non aveva la tv e se ne fregava dei suddetti limiti) continua invece a crescere. Oggi siamo, diciamo 7,5 miliardi, così ripartiti: 5,5 mld nell’ex mondo povero, ora in gran parte molto più ricco e sempre 2 mld nell‘ex mondo ricco, ora molto più povero.

Negli ultimi settant’anni, dal dopoguerra, tutti i modelli di crescita economica, elaborati da grandi economisti quali Keynes, Solow, (il demografo) Sauvy, Schumpeter, sono centrati sulla crescita della popolazione. Non c’è crescita sostenibile e vera se la popolazione non cresce, almeno di una percentuale appena superiore ad un tasso di sostituzione.  Alternativa è la decrescita con tutti i problemi che comporterebbe. La critica a questi modelli di crescita viene da ambienti gnostici (neomalthusiano-ambientalisti) scarsamente scientifici. Questi criticano la crescita economica (e quella della popolazione) perché stimola consumi, distrugge risorse del pianeta e crea disuguaglianze. Dimostreremo in questo articolo che sono proprio queste tesi malthusian-ambientaliste ad aver prodotto questi danni.

Un cenno solo allo strumento statistico da loro utilizzato. Dal punto di vista metodologico il trucco usato da questi signori è lo stesso usato da Malthus nel 1798 e si fonda sull’uso dei rapporti numerici tra crescita del Pil e crescita popolazione. La crescita del Pil è calcolabile per la nazione e procapite. Quella procapite è funzione del rapporto tra crescita Pil nazionale e crescita popolazione nello stesso periodo. Per esempio, crescita PIL nazionale +5% e crescita popolazione +5%, risultato crescita del Pil procapite = 0.  Se la crescita popolazione fosse stata zero, la crescita del Pil procapite sarebbe stata +5%. Se la decrescita popolazione fosse stata del 3%, la crescita del Pil procapite sarebbe stata dell’8%.

Vi faccio un esempio storico di questa manipolazione. Nel 1960, secondo statistiche Onu, il Pil procapite dei paesi ricchi era 26 volte quello dei paesi poveri. Nel 1995 diventa 57 volte! Ma ciò grazie al crollo della crescita della popolazione nei paesi ricchi. Nel 2000 diventa solo 7 volte. E ciò grazie alla crescita economica della Cina e India, ben superiore alla crescita popolazione. L’economista Lester Thurow (e compagni)  ha giocato con queste formule  per decenni, mentre noi (chi la pensava come me) venivamo ignorati. Veniva  tutt’un tratto esaltato invece il nostro amico sopra citato, “auto sterilizzato”  ed esperto di lepidotteri, che di economia non deve aver grande conoscenza.

Vediamo ora, in modo strutturato, il processo di cause-effetto legato al crollo nascite, ma  prima, quale introduzione, vorrei fare una domanda aperta al lettore della Nuova BQ:  Come può crescere il PIL in un area economica matura se la popolazione non cresce? (invito a dimenticare risposte legate alla crescita produttività ed esportazioni). Ma ora vediamo le conseguenze principali delle dottrine intuite dall’esperto in lepidotteri:

-Prima conseguenza: L’invecchiamento popolazione. Il crollo nascite modifica la struttura socioeconomica provocando il fenomeno di invecchiamento della popolazione. Questo fenomeno produce tre conseguenze ulteriori:

Meno giovani che entrano nel ciclo produttivo, meno matrimoni e figli, più vecchi da mantenere.
Effetto invecchiamento popolazione, con crescita proporzionata dei costi fissi (sanità, pensioni etc...) sul PIL, assorbiti da proporzionato aumento delle imposte (in Italia, negli anni ’70 la percentuale “pensionati” era intorno al 10-12%, il peso delle imposte sul Pil era intorno al 25%. Oggi la stessa percentuale è intorno al 20-25 % e il peso imposte intorno o persino superiore al 50%)

La conseguenza del (raddoppio) del peso fiscale per le famiglie e le imprese , ha comportato una proporzionata riduzione consumi e investimenti. Con impatti differenti sui paesi con distinte forze e debolezze specifiche.

-Seconda conseguenza: il consumismo.  A fine anni ’70 appena ci si rende conto che, grazie al crollo nascite, il tasso di crescita delle economie del mondo occidentale  comincia a  crollare  e con lui gli utili delle imprese, si “decide” di compensare detta crescita con la crescita dei consumi individuali (il famoso “consumismo”, che è la risposta alla domanda sopra fatta al lettore) .Questa scelta  ha prodotto  tre conseguenze ulteriori :

Assorbimento dei risparmi utilizzati per crescere i consumi (in Italia, negli anni ’75, i risparmi delle famiglie sul reddito erano superiori al 25%, oggi sono sotto il 5%, con ripresa minima grazie alla crisi e i timori che genera). Con evidenti conseguenze sull’afflusso del risparmio sul sistema bancario, che ha visto ridurre le risorse per fare credito alle imprese  .

Delocalizzazione produttiva in paesi a basso costo, per poter  aver prodotti a basso prezzo per crescere il potere di acquisto e i consumi. La delocalizzazione nei paesi asiatici e la crescita del consumismo ha anche influenzato il fenomeno (supposto) dell’inquinamento ambientale.

Deindustrializzazione del mondo occidentale che si converte in un mondo di consumatori . Successive conseguenze di questo fenomeno  sono poi state: un'ulteriore diminuzione investimenti produttivi e crescita economica, la diminuzione dei posti di lavoro, la diminuzione utili delle imprese e tasse pagate con impatto sulla spesa pubblica (con inizio della fase di “imposte patrimoniali” per compensare).

-Terza conseguenza: il debito. Più cresceva l’effetto invecchiamento della popolazione,  più si doveva inventare come sostenere l’esigenza della crescita PIL, e ciò avvenne sempre più a debito. E’ infatti evidente che la potenza di un paese sta nella crescita PIL. Quando gli Usa comprendono che il loro tasso di crescita sarebbe stato intorno all’1% e quello della Cina al 9%, prendono paura, capiscono che in pochi anni la Cina avrebbe preso il sopravvento nel potere. Una crescita Pil dell’1% annuo raddoppia il Pil in 80anni, una crescita del 9% lo raddoppia in 8 anni. Perciò la crescita del Pil in Usa negli ultimi 10 anni prima del crack (dal 1998 al 2008) è finanziata per quasi il 90% dal debito (non pagato) delle famiglie. In Italia il peso del debito totale sul Pil passa dal 200% del 1998 al 300% del 2008. Esattamente come negli Usa.

-Quarta e ultima conseguenza: è  l’impoverimento e lo squilibrio. Ciò che stiamo vivendo senza saperlo affrontare: crollo del sistema economico finanziario nel mondo occidentale, crollo dei valori mobiliari e immobiliari, riduzione dei consumi nel mondo occidentale e conseguente  riduzione export dai paesi asiatici verso il mondo “consumatore” con rischi di squilibrio socioeconomico, crollo degli acquisti di materie prime, ( al petrolio ai minerali più importanti) verso i paesi emergenti  e conseguente loro difficoltà, inizio dei tentativi di risanamento mal concepiti che provocano i malcontento che genera i cosiddetti “populismi”, il rigetto della nomenclatura responsabile ed i rischi di instabilità politica. ( Brexit ,Trump, etc...), processo di immigrazione incontenibile, cambio ai vertici della Chiesa cattolica, impossibilità di sostenere i costi dell’invecchiamento e necessità di liberalizzare l’eutanasia.

Ehrlich, quale studioso di lepidotteri avrà alibi e  giustificazioni a non finire, ma  un giorno potrebbe  esser  riconosciuto corresponsabile del crollo nascite e crollo crescita economica, della crescita spesa pubblica per invecchiamento e crescita tasse per pagarla, della deindustrializzazione dell’occidente e della mancanza posti di lavoro per i giovani, delle migrazioni incontrollate per compensare il gap di popolazione e degli squilibri politici e infine della scoperta della eutanasia per risanare i bilanci degli stati. Allora, a sua difesa proporrei come attenuante il fatto che si è fatto però sterilizzare…







http://www.lanuovabq.it






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