giovedì 12 gennaio 2017

Papa Francesco: nella vita c'è soltanto l'oggi, la tentazione è pensare «farò domani»









 12/01/2017
città del vaticano


L’esistenza è piena di giorni che non si ripetono. La vita è continuo oggi, ognuno diverso dall’altro. L'oggi lo si affronta, lo si gioca nel proprio cuore, che non deve essere duro, chiuso, senza fede, ma a aperto a Dio. È l’esortazione di papa Francesco nella Messa di questa mattina, 12 gennaio 2017, a Casa Santa Marta, come riferisce Radio Vaticana.

Il Pontefice incentra l’omelia su due parole: oggi e cuore, partendo dal passo odierno della Lettera agli Ebrei «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori».

Quell’oggi di cui parla lo Spirito Santo nella Lettera agli Ebrei è infatti «la nostra vita», un oggi «pieno di giorni» ma «dopo il quale non ci sarà un replay, un domani»; si tratta di «un oggi nel quale noi abbiamo ricevuto l’amore di Dio, la promessa di Dio di trovarlo - spiega il Vescovo di Roma - un oggi» in cui è possibile rinnovare «la nostra alleanza con la fedeltà di Dio».

Attenzione però: c’è solo «un oggi, nella nostra vita», e la tentazione è quella di pensare: «Sì, farò domani».

Questa è «la tentazione del domani che non ci sarà», come Gesù Cristo illustra nella parabola delle dieci vergini: le cinque stolte che non hanno preso con loro l’olio assieme alle lampade, lo vanno poi a comprare ma quando arrivano, trovano la porta chiusa. Il Papa cita anche la parabola della persona che bussa alla porta dicendo a Dio: «Ho mangiato con te, sono stato con te…»; «Non ti conosco: sei arrivato tardi …». Francesco ricorda tutto ciò «non per spaventarvi, ma semplicemente per dire che la vita nostra è un oggi: oggi o mai. Io penso a questo. Il domani sarà il domani eterno, senza tramonto, con il Signore, per sempre. Se io sono fedele a questo oggi».

La domanda proposta dal Papa «è questa che fa lo Spirito Santo: “Come vivo io, questo oggi?”».

A questo punto ecco il cuore. Nel e con il cuore infatti «incontriamo il Signore» e tante volte Suo Figlio rimprovera così: «Tardi di cuore», ossia tardi nel comprendere. L’invito è dunque a non indurire il cuore e a chiedersi se non sia «senza fede» o magari «sedotto dal peccato».

Perché non bisogna dimenticare: «Nel nostro cuore si gioca l’oggi. Il nostro cuore è aperto al Signore? A me sempre colpisce quando trovo una persona anziana – tante volte sacerdoti o suorine – che mi dicono: “Padre, preghi per la mia perseveranza finale” – “Ma, hai fatto tutta la vita, bene, tutti i giorni del tuo oggi sono nel servizio del Signore, ma hai paura …?” – “No, no: ancora la mia vita non è tramontata: io vorrei viverla pienamente, pregare perché l’oggi arrivi pieno, pieno, con il cuore saldo nella fede, e non rovinato dal peccato, dai vizi, dalla corruzione …”».

Francesco consiglia vivamente quindi di riflettere e interrogarsi sul proprio oggi e sul proprio cuore. Perché l’oggi è «pieno di giorni» ma «non si ripeterà», e i giorni si ripetono finché Dio dice «basta». La vita «è questa. E cuore, cuore aperto, aperto al Signore, non chiuso, non duro, non indurito, non senza fede, non perverso, non sedotto dai peccati».

Dio ha incontrato «tanti di questi che avevano il cuore chiuso - sottolinea il Papa - i dottori della legge, tutta questa gente che lo perseguitava, lo metteva alla prova per condannarlo… e alla fine sono riusciti a farlo». Quindi, «andiamo a casa con queste due parole soltanto: com’è il mio oggi? Il tramonto può essere oggi stesso, questo giorno o tanti giorni dopo. Ma come va, il mio oggi, nella presenza del Signore? E il mio cuore, com’è? È aperto? È saldo nella fede? Si lascia condurre dall’amore del Signore?».









Fonte: Vatican Insider




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