1. "Alle persone che vanno di peccato in peccato, il
nemico propone sempre nuovi piaceri e godimenti, perché essi persistano e
crescano nei loro vizi". S. Ignazio intende dire che lo spirito del Male
agisce in un determinato modo con quelli che gli appartengono e in un altro con
coloro che non gli appartengono. Se quelli che gli appartengono lui li conferma
nel male mediante nuove proposte di peccato, quelli che appartengono a Cristo
lui li porta fuori strada proponendo il bene, ma, come abbiamo detto, un bene
non richiesto da Dio e quindi falsificato.
2. "È proprio del cattivo spirito rimordere,
rattristare, creare impedimenti, turbando con false ragioni affinché́ non si
vada avanti". Fin dall'inizio delle regole, siamo messi in guardia da un
inganno tremendo: tutti i pensieri che vengono in mente, e che possono essere
anche credibili o persuasivi, non devono essere accettati come veri se
producono gli effetti che sono propri dello spirito del Male: senso di colpa,
tristezza, impedimenti, turbamenti.
3. "È proprio dello spirito buono dare coraggio,
forza, consolazioni, lacrime, ispirazioni e pace, rendendo facili le cose e
togliendo ogni impedimento, affinché́ si vada avanti nel bene operare". Se
i pensieri sono accompagnati da questi fenomeni, allora si può̀ essere
tranquilli di non cadere nell'inganno del diavolo. Anzi, S. Ignazio raccomanda
anche vivamente di non prendere mai decisioni quando il proprio animo non ha le
caratteristiche dell'opera dello Spirito, perchè́ il rischio che la decisione
sia ispirata dal male è in agguato. Al contrario, prima di prendere una
decisione importante occorre attendere che nell'animo passi ogni forma di
turbamento e ritornino la pace e la consolazione dello Spirito.
4. S. Ignazio specifica anche che i fenomeni interiori generati
dallo Spirito di Dio lui li racchiude in una sola parola:
"consolazione". Con questo termine S. Ignazio intende lo stato di
calma e di pacificazione interiore e, di conseguenza, l'assenza di ogni ombra o
turbamento, che vengono solo dal Maligno. Inoltre, specifica che le lacrime che
provengono dallo Spirito non sono lacrime di tristezza ma lacrime che danno un
senso di liberazione e accendono la persona a nuove decisioni di servizio a
Dio, al Vangelo e all'uomo. La "consolazione" comporta anche un senso
di elevazione verso Dio, un gusto delle cose spirituali e l'aumento intensivo
delle virtù teologali.
5. Il contrario della consolazione è la
"desolazione". Con questa parola Ignazio sintetizza tutti i fenomeni
che la vicinanza del Maligno produce nell'animo umano, e li elenca così: oscurità̀
dell'anima, turbamento, inclinazione alle cose terrene, sfiducia, mancanza di
speranza e di amore, tiepidezza, pigrizia e tristezza.
6. "In tempo di desolazione non si facciano mai
mutamenti, ma si resti saldi e costanti nei propositi e nelle decisioni che si
avevano nel tempo della consolazione". Questa regola è la diretta
conseguenza di quanto è stato affermato prima: se l'anima è in stato di
turbamento, ciò̀ significa che non è sotto l'influsso dello Spirito di Dio ma
sotto il suo contrario, e se non è sotto l'influsso dello Spirito di Dio,
tutti i pensieri che nascono in quello stato, per quanto possano essere
convincenti nelle loro argomentazioni, sono tuttavia illuminati dalla luce
menzognera e dalla suggestione di Satana, E QUINDI NON AFFIDABILI. Per questo,
solo al ritorno della consolazione interiore, si potrà̀ tornare ad avere
fiducia nei propri pensieri.
7. Cosa fare nel tempo della "desolazione"? S.
Ignazio vi dedica la regola 319: "Gioverà̀ molto reagire intensamente
contro la stessa desolazione, restando per esempio più̀ tempo nella preghiera e
nella meditazione, soffermandosi nell'esame di coscienza e protraendo, secondo
che sarà̀ meglio, qualche tipo di penitenza". Ci sembra molto chiaro il
principio di fondo: S. Ignazio intende dire che, nello stato di desolazione, la
cosa peggiore che si possa fare è quella di credere ai contenuti che Satana
suggerisce nelle sue potenti suggestioni e non reagire coi mezzi che la Chiesa
ha messo a nostra disposizione: la preghiera, la meditazione della Parola, la
penitenza.
8. Alla regola 322 S. Ignazio risponde alla domanda circa la
motivazione per la quale Dio lascia per qualche tempo un battezzato in balìa
della desolazione: "Tre sono le cause del perché́ ci troviamo desolati: la
prima è la nostra lentezza nella crescita spirituale, la seconda è dovuta al
fatto che Dio vuole mostrarci praticamente quello che siamo senza la sua
Grazia, la terza perché́ una medicina contro l'orgoglio e la superbia
spirituale".
9. Ignazio dedica anche alcune considerazioni alla strategia
tenuta da Satana nel tentare l'uomo, e lo fa con paragoni tratti dalla vita
quotidiana. Innanzitutto dice che il Maligno somiglia a coloro che fanno la
voce grossa coi deboli, ma si indeboliscono dinanzi ai forti: "È proprio
del nemico indebolirsi, perdersi d'animo e indietreggiare con le sue tentazioni
quando la persona che si esercita nelle cose spirituali si oppone con fermezza
alle sue tentazioni. Ma se, al contrario, la persona comincia ad avere timore o
a perdersi d'animo nel fronteggiare le tentazioni, non c'è sulla faccia della
terra bestia più̀ feroce di lui". Molto spesso, quindi, Satana gioca le
sue carte da bravo illusionista per ingenerare nel nostro animo lo
scoraggiamento. Non c'è niente che gli torni più̀ utile, visto che lui può̀
aumentare la sua forza nella misura in cui diminuisce la resistenza del
battezzato nel combattimento spirituale. Quando ci fa credere di avere la
situazione in pugno è invece il segno della sua debolezza: appunto perchè́
percepisce il suo indebolimento, fa in modo che la persona si perda d'animo,
così da recuperare il terreno perduto precedentemente nella lotta.
10. E ancora nella regola 326: "Il nemico si comporta
come un falso amante che vuole restare nascosto; infatti, come il falso amante
desidera che le sue parole e i suoi progetti restino segreti, mentre al
contrario gli dispiace molto se vengono portati alla luce, così agisce lui.
Quando il nemico della natura umana esercita la sua suggestione, e suggerisce
le sue menzogne a un'anima retta, vuole e desidera che siano accolte e tenute
in segreto, mentre gli dispiace molto se questa le scopre al suo confessore o
ad altra persona spirituale". Qui siamo certamente a un punto cruciale del
discernimento. La chiusura nei confronti del confessore, o la tendenza a
nascondere determinati pensieri che pure hanno un peso, è un "segno"
preoccupante che la persona deve leggere nella valutazione di se stessa. Di
solito, alla suggestione che afferra il pensiero, si accompagna anche una
strana ripugnanza ad aprirsi col pastore. Spesso, basta aprirsi, superando se
stessi anche con fatica, per constatare subito che la suggestione svanisce
rapidamente nel nulla appena si comincia ad aprire bocca.
11. Regola 327: "Come il capitano di un esercito, dopo
avere piantato la tenda di comando e osservato le postazioni o la posizione di
un castello, lo attacca dalla parte più̀ debole, così il nemico della natura
umana, circondandoci, esamina tutte le nostre virtù̀ e ci attacca dove ci trova
più̀ deboli". Altra regola di importanza somma. Occorre conoscere i propri
lati deboli nel cammino di fede, perché è lì che Satana ci attacca. Quindi
è lì che dobbiamo vigilare. Se lasciamo sprovviste di difese le zone più̀
deboli del nostro castello interiore, ci troveremo ben presto il nemico in
casa.
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