lunedì 4 aprile 2011

La dottrina eucaristica di san Tommaso d'Aquino (I parte)


La dottrina del Dottore angelico ed eucaristico, san Tommaso d 'Aquino, sul mistero del Sacramento dell'altare si sofferma in particolare a considerare il "Christus Passus", ossia il "Cristo che ha sofferto " presente nel divin Sacramento. II Padre domenicano Stepàn Martin Filip ha dedicato all'argomento un interessante studio di cui offriamo una sintesi.

L’espressione "Christus passus" (il Cristo che ha sofferto) ricorre di frequente nelle opere di san Tommaso d'Aquino, che egli dedica al Santissimo Sacramento dell'Eucaristia. Tale espressione sembra, in effetti, compendiare la dottrina del Dottore Angelico, chiamato anche Dottore Eucaristico, sul Sacrificio della Messa. Riportiamo alcuni dei principali passi tomasiani in cui si rinviene l'espressione "Chistus passus".

«L 'Eucaristia è il sacramento perfetto della Passione del Signore, in quanto contiene Cristo stesso che ha sofferto». «Per quanto riguarda il Cristo stesso immolato, che è contenuto in questo sacramento, la figura principale va riscontrata in tutti i sacrifici dell'antico Testamento ... ». «Infatti i sacrifici dell'antica legge contenevano il vero sacrificio della morte di Cristo solo in modo figurato… Era quindi giusto che il sacrificio della nuova legge, istituito da Cristo, avesse qualcosa di più: che cioè contenesse Lui stesso che ha sofferto non solo sotto forma di simbolo o di figura, ma nella realtà». «Infatti, essendo questo il sacramento della Passione del Signore ..., contiene in sé il Cristo che ha sofferto ... ».
San Tommaso quindi scrive che l'Eucaristia unisce l'uomo al "Christus passus", il quale viene imbandito a noi come banchetto pasquale: «L 'Eucaristia... è il sacramento della Passione di Cristo in quanto l'uomo viene reso perfetto in unione a Cristo che ha sofferto». «Nel sacramento dell'Eucaristia... si commemora la morte di Cristo in quanto Cristo stesso che ha sofferto viene imbandito a noi come banchetto pasquale, secondo le parole di san Paolo (1 Cor 5,7s.): Cristo, nostra Pasqua, è estato immolato: banchettiamo dunque ... ».

Il Dottore Angelico afferma anche che il "Christus passus” fu prefigurato nell' Antico Testamento per mezzo dell'agnello pasquale. E l'agnello pasquale era figura del "Christus passus" perché veniva immolato.

Ma a che cosa si riferisce il Dottore Angelico quando usa l'espressione "passus"? Si riferisce alla ''passione nell'azione di colui che patisce" o anche all'esterna separazione del sangue dal corpo? In altri termini bisogna chiarire se san Tommaso intende soltanto la ''passione nell'azione di colui che patisce" (''passio in actione patientis"), cioè quell'atto interiore col quale il Cristo offrì Se stesso al Padre per la salvezza dell'umanità, o se intende anche quello che è accaduto esteriormente sulla croce, cioè la separazione del Sangue dal Corpo.

Alcuni sostengono come genuina dottrina del Dottore Eucaristico la prima posizione "interioristica": ad essa sembrano favorevoli alcune affermazioni dell' Aquinate, secondo le quali la morte di Cristo sulla croce fu redentiva solo in quanto procedente dall'amore e obbedienza della sua volontà. Fra i molti passi di san Tommaso dove egli ne tratta c'è, ad esempio, un brano desunto dal suo Commento alla Lettera ai Romani in cui si legge: «…la morte di Cristo... può essere considerata in quanto procedente dalla volontà di Cristo sofferente, volontà che era tesa a sopportare la morte, sia per obbedienza verso il Padre, Fil 2,8: "si fece obbediente al Padre fino alla morte”, sia anche per amore verso gli uomini, Ef 5,2: "Ci ha amato e ha dato se stesso per noi". E in forza di ciò la morte di Cristo fu meritoria e atta a soddisfare per i nostri peccati, e così accetta a Dio da poter riconciliare tutti gli uomini ... ».

Ma, nonostante questi forti argomenti, sembra che l'opinione propria di san Tommaso sia quella "esterioristica", come risulta chiaramente dalla maggioranza dei suoi testi. Nel suo trattato sull'Eucaristia egli non attribuisce mai alla parola ''passio'' un significato solo interiore, cioè riferito alla Passione nella volontà di Cristo, ma intende anche ciò che è accaduto esternamente sulla croce, cioè la separazione del Sangue di Cristo dal suo Corpo. Fra i molti testi probativi ve ne sono almeno due di particolare spessore: «Sebbene tutto Cristo sia presente in ciascuna delle due specie, non vi è tuttavia presente inutilmente. Primo, perché ciò serve a rappresentare efficacemente la Passione di Cristo, nella quale il sangue fu separato dal corpo. Per cui nella forma stessa della consacrazione del sangue viene ricordata la sua effusione». «II sangue consacrato separatamente rappresenta in modo speciale la Passione di Cristo, attraverso la quale il suo sangue fu separato dal corpo».

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