sabato 30 aprile 2011

Perché la preghiera



di Augustin Guillerand, certosino

La parola del divin Maestro ha tutto esplorato e illuminato: il mondo umano così come il mondo di Dio. Del mondo umano ha rivelato il fondo quando ha detto: «Senza di me non potete nulla».

Noi leggiamo ciò senza riuscire a penetrarlo. Il «nulla» ci sfugge tanto quanto il «tutto». «Ciò che noi siamo ce lo nasconde». Noi non vediamo questa particella die ssere, dinanzi e nella Luce del Tutto; noi non confrontiamo le nostre ore di vita, così breve e passeggera, con la sua immutabile eternità; non vediamo il posto che occupiamo nell'universo dinanzi alla sua immensità che supera tale universo infinitamente e che supererebbe miliardi di mondi più grandi del nostro.

Noi dimentichiamo soprattutto che questo essere non ci appartiene. Noi ne riceviamo ad ogni secondo la piccola stilla che Dio vuole donarci; noi non l'abbiamo se non perché Dio ce la dona; appena ricevuta, essa sfugge, ci scivola tra le dita, viene sostituita da un'altra che ci sfugge con la stessa rapidità. Queste piccole goccioline vengono da Lui e ritornano a Lui; esse non dipendono che da Lui. Noi siamo come dei vasi dove Egli versa un istante per creare con Lui un rapporto di dipendenza nel quale il suo Essere si manifesta, viene conosciuto, accolto con amore e glorificato.

La preghiera è il vaso intelligente che conosce, ama, ringrazia, glorifica. La preghiera dice essenzialmente: «Mio Dio, questo istante è tuo, la luce che me lo mostra è tua, l'intelligenza che lo vede è tua, lo slancio del cuore che riconosce ciò e ringrazia è tuo, la relazione vivente che si stabilisce attraverso questo istante è tua; ...tutto è tuo, ...tutto ciò che è in me e tutto ciò che è fuori di me... tutti gli esseri e i loro movimenti, tutto il mio essere e la sua attività... ; senza di te nulla. Al di fuori di te non vi è che il nulla; al di fuori dell'Essere non si ha che ciò che non è». Questo rapporto, profondamente e frequentemente meditato, come m'impressionerebbe! Sento che esso mi pone nella Realtà profonda, nella Verità.

Tuttavia esso non l'esprime interamente. Questo nulla si è drizzato un giorno contro Colui che è; ha voluto farne a meno; ha preferito se stesso a Lui, ha rifiutato di obbedirgli, si è separato da Lui; è diventato il suo nemico; ha distrutto la sua immagine nella città del suo cuore, dove regnava..., e si è posto sul suo trono.[...].

Noi peggioriamo ogni giorno questa situazione già così grave. Ogni colpa personale ce la fa accettare, scegliere, amare, preferire all'unione con Dio. Noi beviamo le colpe come l'acqua; ci immergiamo in esse come per gusto; il flutto si sprigiona da esse incessantemente, ci avvolge, ci trascina, ci rotola come una paglia; ci sommerge. Pensieri, sentimenti, parole, atti, atti positivi malvagi e omissioni innumerevoli riempiono i nostri giorni e le nostre notti [...]. Un focolaio, sempre acceso, di concupiscenza occupa il centro dell'anima, diffonde nelle potenze il suo calore malsano [...].

Le nostre colpe personali ogni giorno aumentano tale peso. Che cosa potremmo sperare senza il soccorso dall'alto, che oppone il suo movimento a tale movimento? Bisogna pregare per ottenere questo aiuto necessario, il perdono dei nostri stessi peccati, le grazie di pentimento che li cancelli, di espiazione che ne offra tutto il prezzo di cui siamo capaci, di carità che ci risollevi. [...].

La preghiera, la sua necessità, la sua grandezza, gl'immensi benefici che essa procura, la sua dolcezza feconda, la gloria che assicura a Dio, il suo ruolo nel mondo... non basta solamente aver letto e compreso tutto questo un giorno, bisogna ritornarvi continuamente, ridirselo ogni momento e viverne […].

Bisogna pregare innanzi tutto perché Dio viva in noi e noi in Lui. Bisogna pregare perché le prove servano a questa vita divina, che è la sola vita vera e il solo vero bene. Persecuzioni, ingiustizie, calunnie, insidie molteplici ai nostri interessi e ai nostri diritti, malattie che abbattono il corpo e dolori che martirizzano la sensibilità: noi possiamo domandare che la bontà di Dio ci preservi da tutto ciò, ma in conformità al suo piano d'amore che è la regola suprema della nostra preghiera.

Orbene, questo piano d'amore ha previsto che la prova ci visiterà, che la pazienza nel sopportarla in unione con Gesù ci sarà fonte eccezionalmente ricca e pura di merito e d'espiazione, che la nostra statura naturale e soprannaturale (questa impossessantesi di quella) vi si cimenterà, e che l'immagine divina, la rassomiglianza col Modello di ogni bellezza risplenderà in noi sotto tali colpi.

La preghiera ci eleva fino a Dio, ci pone dinanzi a Lui, ci trasforma in Lui. In ciò sta la sua essenza e la sua bellezza indispensabile [...]. Un aspetto profondo riunisce tutte queste forme di preghiera: è quel movimento dell'anima che s'innalza al di sopra di se stessa e che vuole fissarsi all'altezza di Dio. Questo movimento è la vita: la preghiera è dunque vita e, al tempo stesso, condizione di vita. Ancora una volta tutto ciò che si può dire o scrivere si riduce a questo... e in questo si conclude.

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