È appena uscito il libro "Preti sposati? 30 domande scottanti sul celibato sacerdotale", a cura di Arturo Cattaneo (Rivoli, Elledici, 2011, pagine 144, euro 9). Il cardinale arcivescovo di Esztergom-Budapest, primate d'Ungheria, lo ha recensito per il nostro giornale.
di PETER ERDO
Il tema del celibato sacerdotale è stato ed è tuttora spesso dibattuto, sebbene sull'argomento siano stati pubblicati già molti libri. Negli ultimi tempi sembrano moltiplicarsi gli argomenti a favore di un'apertura ai preti sposati. Si obietta che il celibato non è un dogma, ma solo una disciplina sorta nel medioevo; che è contro natura e quindi dannoso per l'equilibrio psicofisico della persona. Si sottolineano inoltre la crescente penuria di preti in quasi tutto l'occidente, l'abbandono del ministero da parte di preti che si sposano o che non vogliono sposarsi neppure civilmente e lo scandalo degli abusi sessuali. Tutto ciò ha ridato attualità alla domanda se alla Chiesa non converrebbe abbandonare l'obbligo del celibato per questi suoi ministri.
Non sorprende quindi che molti fedeli si sentano confusi e fatichino a comprendere le ragioni per cui la Chiesa continua a ribadire l'importanza del celibato sacerdotale.
Questo libro è quindi quanto mai opportuno. Scritto in modo semplice, conciso e documentato, rende comprensibile al grande pubblico il motivo per cui il celibato sacerdotale sta tanto a cuore alla Chiesa, dando risposta alle obiezioni più frequenti e più critiche nei suoi confronti. Inoltre, alla fine del volume sono stati raccolti stralci dei principali documenti del magistero e una bibliografia che permette ulteriori approfondimenti. Arturo Cattaneo, curatore dell'opera, docente di diritto canonico (Venezia) e di teologia (Lugano) si è avvalso della collaborazione di tre colleghi della facoltà di teologia di Lugano: don André-Marie Jerumanis (medico e docente di teologia morale) don Manfred Hauke (docente di patrologia e teologia dogmatica) e don Ernesto William Volonté (rettore del seminario diocesano e docente di teologia del matrimonio). Oltre alla magnifica prefazione e a un poderoso contributo del cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, intervengono diversi esperti per aspetti specifici: quello biblico, storico, giuridico, psicologico, pastorale e per l'inculturazione (Africa, India e America latina).
Il curatore del volume osserva giustamente che "molte delle critiche al celibato sacerdotale provengono da coloro che vedono nel sacerdote semplicemente un assistente sociale e non ne riconoscono il ruolo soprannaturale. Chi vede nel prete semplicemente qualcuno che anima la comunità dei fedeli, presiede le celebrazioni liturgiche o distribuisce consigli spirituali del genere take-away, darà importanza alle relative competenze, ma non saprà apprezzare il valore del celibato" (p.7).
Le domande cui si risponde in questo libro sono eterogenee e, di conseguenza, anche le risposte propongono considerazioni molto diverse. Se si volesse tuttavia individuare un filo rosso fra le ragioni che hanno portato la Chiesa - guidata dallo Spirito Santo - ad acquisire la consapevolezza delle molteplici e importanti ragioni a favore del celibato, va certamente ricordato l'esempio della vita di Cristo. Esso ha illuminato la vita della Chiesa sin dai primi secoli, come testimonia la ricerca storica: dai primi secoli cristiani abbiamo diversi documenti che indicano una disciplina che a partire dall'ordinazione, richiedeva l'impegno della continenza - o astinenza - poi ci si è orientati a richiedere quello del celibato.
L'ideale del celibato vive chiaramente anche nel mondo ortodosso e nelle Chiese cattoliche orientali che apprezzano tutte la vita monastica e che scelgono i vescovi tra i sacerdoti celibi.
Con sempre maggior chiarezza il magistero della Chiesa ha effettivamente individuato la ragione teologica del celibato sacerdotale nella configurazione del sacerdote a Gesù Cristo, Capo e Sposo della Chiesa. Così si esprime - e in termini anche suggestivi - l'esortazione apostolica Pastores dabo vobis (1992): "La Chiesa, come Sposa di Gesù Cristo, vuole essere amata dal sacerdote nel modo totale ed esclusivo con cui Gesù Cristo Capo e Sposo l'ha amata. Il celibato sacerdotale, allora, è dono di sé in e con Cristo alla sua Chiesa ed esprime il servizio del sacerdote alla Chiesa in e con il Signore" (n.29). Da questo consegue una visione nettamente positiva del celibato, che non appare più una rinuncia difficile, ma il frutto di una libera scelta d'amore, continuamente da rinnovare. È insomma la risposta all'invito di Dio a seguire Cristo nel suo donarsi come "Sposo della Chiesa", partecipando così alla paternità e alla fecondità di Dio.
La prospettiva biblica, teologica e spirituale, che associa il sacerdozio ministeriale a quello di Cristo e che trae esempio dalla sua totale ed esclusiva dedizione alla missione salvifica, è così profonda e ricca di conseguenze che l'enciclica di Paolo VI sul celibato invita tutti "a penetrare nelle sue intime e feconde realtà, così che il vincolo fra sacerdozio e celibato sempre meglio appaia nella sua logica luminosa" (n.25). Una logica che permette al sacerdote di considerare e vivere il celibato non come un elemento isolato o puramente negativo - rinuncia difficile - ma in un senso sommamente positivo, frutto cioè di una libera scelta d'amore - continuamente da rinnovare - in risposta a un invito di Dio a seguire Cristo nel suo donarsi come "Sposo della Chiesa", partecipando così alla paternità e alla fecondità di Dio.
La lettura di questo libro è sicuramente di grande aiuto per comprendere come le profonde ragioni teologiche a favore del celibato sacerdotale non possano venire minimamente intaccate né dalla carenza di vocazioni sacerdotali, né dall'eventuale diffondersi di fallimenti o di alcuni comportamenti gravemente scandalosi - e assolutamente deplorevoli e intollerabili - da parte di alcuni preti. Il libro mette inoltre bene in evidenza il valore - oggi forse specialmente attuale - del celibato. Più che del Dio dei filosofi e dei teologi, il nostro mondo ha bisogno del Dio degli apostoli, dei discepoli di Gesù Cristo, nei quali Lui continua a rendersi presente e ad agire. Nelle conclusioni, il cardinale Piacenza scrive: "Non dobbiamo perciò lasciarci condizionare o intimidire da un mondo senza Dio che non comprende il celibato e vorrebbe eliminarlo, ma al contrario dobbiamo recuperare la motivata consapevolezza che il nostro celibato sfida il mondo, mettendo in profonda crisi il suo secolarismo e il suo agnosticismo e gridando, nei secoli, che Dio c'è ed è Presente!". Con il cardinale Piacenza, ci auguriamo quindi che questo libro trovi la più ampia diffusione, contribuendo a rendere il celibato sacerdotale sempre più apprezzato come dono prezioso dello Spirito di Cristo, che continuamente rinnova e santifica la sua Chiesa.
(©L'Osservatore Romano 16 aprile 2011)
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