mercoledì 27 aprile 2011

“Dominus Iesus”. Quella volta che papa Wojtyla picchiò il pugno sul tavolo



In un libro-intervista uscito alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II, il cardinale Tarcisio Bertone ha svelato i retroscena della “Dominus Iesus“, la dichiarazione dogmatica pubblicata dalla congregazione per la dottrina della fede il 6 settembre del 2000, che ribadì l’assoluta unicità di Gesù Cristo in ordine alla salvezza di tutti gli uomini.

Quella dichiarazione fu molto criticata fuori e dentro la Chiesa, anche a livelli gerarchici alti. Si diffuse la leggenda che papa Karol Wojtyla, personalmente svogliato, la pubblicò solo per dare soddisfazione al cardinale Joseph Ratzinger, all’epoca prefetto della congregazione per la dottrina della fede, di cui Bertone era segretario.

Bertone smantella del tutto questa leggenda. Dice all’intervistatore:

“Un elemento tipico della fermezza dottrinale di Giovanni Paolo II riguarda proprio la sua passione per una cristologia vera, autentica. Il papa stesso ha voluto in prima persona la dichiarazione dogmatica circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, ‘Dominus Jesus’, nonostante le dicerie che hanno attribuito a una ‘fissazione’ del cardinale Ratzinger o della congregazione per la dottrina della fede il fatto di aver voluto questa famosa dichiarazione, dicerie che si erano propagate anche in campo cattolico.

Sì, è Giovanni Paolo II stesso che aveva chiesto in prima persona la dichiarazione, perché era rimasto colpito dalle reazioni critiche alla sua enciclica sulla missionarietà, la ‘Redemptoris Missio‘, con la quale voleva incoraggiare i missionari ad annunciare il Cristo anche nei contesti dove sono presenti altre religioni, per non ridurre la figura di Gesù a un qualsiasi fondatore di un movimento religioso.

Le reazioni erano state negative, soprattutto in Asia, e il papa ne era rimasto molto amareggiato. Allora, nell’Anno Santo – anno cristologico per eccellenza – disse: ‘Per favore, preparate una dichiarazione dogmatica’. È stata così preparata la ‘Dominus Jesus’, densa, scarna e con un linguaggio dogmatico. Essa permane assai importante nell’attuale temperie della Chiesa perché, partendo dall’analisi di una situazione preoccupante a raggio mondiale, offre ai cristiani le linee di una dottrina fondata sulla rivelazione che deve guidare il comportamento coerente e fedele al Signore Gesù, unico e universale salvatore”.

E all’intervistatore che gli chiede come il Vaticano reagì alle critiche, Bertone prosegue:

“Non solo in campo laico, ma anche in campo cattolico alcuni si allinearono a queste critiche. Il papa rimase doppiamente amareggiato. Ci fu una sessione di riflessione proprio su queste reazioni, soprattutto dei cattolici. Alla fine della riunione, con forza il papa ci disse: ‘Voglio difenderla e voglio parlarne domenica 1° ottobre, durante la preghiera dell’Angelus – eravamo presenti io, il cardinale Ratzinger e il cardinale Re – e vorrei dire questo e quest’altro’. Abbiamo preso nota delle sue idee e abbiamo redatto il testo che lui ha approvato e poi pronunciato.

Era la domenica in cui venivano canonizzati i martiri cinesi. La coincidenza aveva suggerito a qualcuno una certa prudenza: «Non conviene – gli suggerivano taluni – che lei parli della ‘Dominus Iesus’ proprio in quel giorno, è meglio che lo faccia in un altro contesto. È meglio che lo rimandi, potrebbe renderlo pubblico l’8 ottobre, nella domenica del giubileo dei vescovi, alla presenza di centinaia di presuli’. Ma il papa rispose così a tali obiezioni: ‘Come? Adesso devo rimandare? Assolutamente no! Ho deciso per il primo ottobre, ho deciso per questa domenica, e domenica lo farò!’”.

All’Angelus di quel 1 ottobre 2000, in effetti, Giovanni Paolo II presentò la “Dominus Iesus” come “approvata da me in forma speciale”.

Il libro:

Tarcisio Bertone, “Un cuore grande. Omaggio a Giovanni Paolo II”, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2011, pp. 124, euro 14,00.

Fonte: Settimo cielo di Sandro Magister - 25 aprile, 2011

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