lunedì 11 aprile 2011

«La Chiesa non rinunci alla pietà popolare»


di Massimo Introvigne

11-04-2011


L'8 aprile Benedetto XVI ha incontrato i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Commissione per l'America Latina, dedicata quest'anno al tema della pietà popolare. Si tratta di un tema che è da anni al centro della riflessione non solo della Chiesa ma anche della sociologia. Il fenomenale successo dei protestanti pentecostali in America Latina - dove, in alcuni Paesi, rappresentano ormai un quinto della popolazione, come gli italiani possono intuire dall'arrivo a getto continuo di calciatori sudamericani che sono "Atleti di Cristo" protestanti - ha tra le sue cause il frettoloso abbandono della pietà popolare in molte diocesi cattoliche, istigato da una teologia razionalista che ha certo denunciato abusi reali ma ha finito per buttare via il bambino con l'acqua sporca. Privati delle feste, dei canti e delle processioni cattoliche tanti latino-americani si sono rivolti alla religiosità più "calda" dei pentecostali protestanti.


Di qui, già durante il pontificato del venerabile Giovanni Paolo II (1920-2005), gli sforzi del Magistero per spiegare che la religiosità popolare non va eliminata ma evangelizzata: un tema che non vale solo per l'America Latina. Benedetto XVI ha ribadito che la pietà popolare è un genuino "spazio d'incontro con Gesù Cristo e una forma di esprimere la fede della Chiesa. Pertanto, non può essere considerata come qualche cosa di secondario nella vita cristiana".


Lo insegna anzitutto, ha detto il Papa, la storia: "questa espressione semplice della fede ha le sue radici nell'inizio stesso dell'evangelizzazione" in America Latina, e rappresenta l'incontro tra le varie e diverse culture locali e la fede portata dai missionari, fiorita in una "ricca e profonda religiosità popolare", "un tesoro prezioso che la Chiesa Cattolica deve proteggere, promuovere e quando fosse necessario purificare".


La stessa "nuova evangelizzazione", ha aggiunto il Pontefice, sarebbe male impostata se "trascurasse le molteplici manifestazioni della pietà popolare. Tutte, se bene inquadrate e debitamente accompagnate, propiziano un fruttuoso incontro con Dio, un'intensa venerazione del Santissimo Sacramento, un'invincibile devozione alla Vergine Maria, una coltivazione dell'affetto al Successore di Pietro, e una presa di coscienza dell'appartenenza alla Chiesa". Si vede qui una rivalutazione del famoso tema delle tre "cose bianche" - l'Eucarestia, la Madonna, il Papa - che sono al centro della pietà popolare, non solo in America Latina: partono da un vero incontro con Dio e portano a un vivo senso della Chiesa.


Naturalmente, la pietà popolare - per non ridursi a "semplice espressione culturale di una determinata regione" - non può neppure essere lasciata a se stessa. Dev'essere evangelizzata, e il Papa indica come modalità privilegiata di evangelizzazione il suo coordinamento con la Liturgia, "che non può esser sostituita da nessun altra espressione religiosa". Non si tratta però di contrapporre la liturgia alla pietà popolare, ma di mostrare che tra esse esiste una costante "relazione mutua e feconda". Gli innumerevoli santuari dedicati a Gesù Cristo, alla Madonna, ai santi sono del resto tutti legati all'anno liturgico e alle sue feste.


Esiste una pietà popolare che è giusto rifiutare? Sì, risponde il Papa: sono "quelle forme deviate di religiosità popolare" che introducono elementi superstiziosi o contrari alla dottrina della Chiesa e che portano a costituire gruppi che rifiutano le correzioni dell'autorità ecclesiastica e finiscono per abbandonare ogni "partecipazione attiva nella Chiesa". Ma attenzione, mette in guardia il Papa: le deviazioni di questi gruppi non devono essere un pretesto per rifiutare la pietà popolare in generale. "Escluderla è completamente sbagliato". Infatti - il Pontefice richiama qui la sua prima enciclica, "Deus caritas est" - "non si comincia a essere cristiani per una decisione etica o una grande idea, ma per l'incontro con un avvenimento, con una Persona". Attraverso la pietà popolare la fede scende nella vita quotidiana e si fa "carne e sangue" di un popolo. Le teologie progressiste che hanno cercato di eliminarla hanno prodotto danni da cui molte Chiese locali non si sono ancora riprese.

Fonte: La Bussola Quotidiana

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