E’ possibile mai che Dio possa volere o permettere eventi cattivi?
da “Fiducia nella Divina Provvidenza” di Gian Battista Saint-Jure S.J.
Dio non è e non può essere autore del peccato. Non dimentichiamo, però, che in ogni peccato, bisogna distinguere, come dicono i teologi, due parti: l’una naturale (fisica), l’altra morale. Così nell’azione dell’uomo, di cui ti credi in diritto di lamentarti, vi è per esempio, il movimento del braccio che ti percuote, della lingua che ti ingiuria e il movimento della volontà che si allontana dalla retta ragione e dalla legge di Dio. Ma l’atto fisico del braccio e della lingua, come tutte le cose naturali, è buono in se stesso e nulla vieta che sia prodotto con il consenso di Dio. Ciò che è cattivo e a cui Dio non può concorrere e di cui quindi non può essere l’autore, è l’intenzione difettosa, sregolata, conferita a questo stesso atto dalla volontà dell’uomo.
L’andatura di uno zoppo, in quanto movimento, proviene dall’anima e dalla gamba; ma la difettosità che rende questa andatura viziosa non viene dalla gamba. Allo stesso modo, tutte le azioni cattive devono essere attribuite a Dio e all’uomo, in quanto sono atti naturali, fisici; ma non possono essere attribuiti che alla volontà dell’uomo, in quanto sono sregolate, colpevoli.
Se dunque ti sim colpisce o si sparla di te, di questo movimento del braccio o della lingua, non essendo peccato, Dio può esserne benissimo e lo è effettivamente, autore; giacché l’uomo, non meno delle altre creature, non ha ricevuto l’esistenza né il movimento da se stesso, ma da Dio che agisce in lui e per mezzo di lui: In Dio, infatti, noi viviamo, ci muoviamo e siamo (Atti 17,28). Quanto alla malizia dell’intenzione, essa risiede tutta nell’uomo; ed è proprio qui che si trova il peccato, al quale Dio non prende parte alcuna, ma che tuttavia permette per non attentare al libero arbitrio.
Inoltre, quando concorre con colui che ti ferisce o che ti rapisce i beni, Dio vuole senza dubbio privarti della salute o di questi beni di cui abusavi e che avrebbero causato la rovina della tua anima; ma egli non vuole affatto che l’uomo violento o il ladro te li rapiscano con un peccato. Ciò non fa parte del disegno di Dio, ma della malizia dell’uomo.
Un esempio potrà rendere la cosa ancora più sensibile. Un criminale, con un giusto giudizio, è condannato a morte. Ma il carnefice è nemico personale di questo infelice e invece di eseguire la sentenza del giudice per dovere, lo fa per spirito di vendetta e di odio. Non è forse evidente che il giudice non partecipa per nulla al peccato dell’esecutore? La volontà, l’intenzione del giudice non è che si commetta un peccato, ma che la giustizia abbia il suo corso e che il criminale sia castigato. Allo stesso modo, Dio non partecipa affatto alla malvagità dell’uomo che ti colpisce o che ti deruba: questa è opera esclusiva di quest’ultimo.
Dio non è e non può essere autore del peccato. Non dimentichiamo, però, che in ogni peccato, bisogna distinguere, come dicono i teologi, due parti: l’una naturale (fisica), l’altra morale. Così nell’azione dell’uomo, di cui ti credi in diritto di lamentarti, vi è per esempio, il movimento del braccio che ti percuote, della lingua che ti ingiuria e il movimento della volontà che si allontana dalla retta ragione e dalla legge di Dio. Ma l’atto fisico del braccio e della lingua, come tutte le cose naturali, è buono in se stesso e nulla vieta che sia prodotto con il consenso di Dio. Ciò che è cattivo e a cui Dio non può concorrere e di cui quindi non può essere l’autore, è l’intenzione difettosa, sregolata, conferita a questo stesso atto dalla volontà dell’uomo.
L’andatura di uno zoppo, in quanto movimento, proviene dall’anima e dalla gamba; ma la difettosità che rende questa andatura viziosa non viene dalla gamba. Allo stesso modo, tutte le azioni cattive devono essere attribuite a Dio e all’uomo, in quanto sono atti naturali, fisici; ma non possono essere attribuiti che alla volontà dell’uomo, in quanto sono sregolate, colpevoli.
Se dunque ti sim colpisce o si sparla di te, di questo movimento del braccio o della lingua, non essendo peccato, Dio può esserne benissimo e lo è effettivamente, autore; giacché l’uomo, non meno delle altre creature, non ha ricevuto l’esistenza né il movimento da se stesso, ma da Dio che agisce in lui e per mezzo di lui: In Dio, infatti, noi viviamo, ci muoviamo e siamo (Atti 17,28). Quanto alla malizia dell’intenzione, essa risiede tutta nell’uomo; ed è proprio qui che si trova il peccato, al quale Dio non prende parte alcuna, ma che tuttavia permette per non attentare al libero arbitrio.
Inoltre, quando concorre con colui che ti ferisce o che ti rapisce i beni, Dio vuole senza dubbio privarti della salute o di questi beni di cui abusavi e che avrebbero causato la rovina della tua anima; ma egli non vuole affatto che l’uomo violento o il ladro te li rapiscano con un peccato. Ciò non fa parte del disegno di Dio, ma della malizia dell’uomo.
Un esempio potrà rendere la cosa ancora più sensibile. Un criminale, con un giusto giudizio, è condannato a morte. Ma il carnefice è nemico personale di questo infelice e invece di eseguire la sentenza del giudice per dovere, lo fa per spirito di vendetta e di odio. Non è forse evidente che il giudice non partecipa per nulla al peccato dell’esecutore? La volontà, l’intenzione del giudice non è che si commetta un peccato, ma che la giustizia abbia il suo corso e che il criminale sia castigato. Allo stesso modo, Dio non partecipa affatto alla malvagità dell’uomo che ti colpisce o che ti deruba: questa è opera esclusiva di quest’ultimo.
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