NATALE: Non sprechiamo l’infinita grazia di offrire tutto noi stessi, le nostre gioie e anche i nostri dolori, al Bambino della mangiatoia
di Maria Bigazzi
“Natus est vobis hódie Salvátor, qui est Christus Dóminus”.
È nato per noi il Salvatore Gesù, il Verbo si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi.
Siamo giunti al Santo giorno in cui le tenebre sono vinte dalla Luce, dalla Verità e dalla Vita: Cristo Gesù.
Le campane a festa nella notte svegliano dal torpore e inondano le vie e le case di quella gioia che solo Dio può portare; la luce delle candele illumina il volto del Dio Bambino e ci invita al raccoglimento; il suono dell’organo irrompe maestoso per annunciare la venuta del nostro vero Re; i fiori richiamano alla bellezza e alla vita; il profumo dell’incenso accoglie il Salvatore.
Tutto parla di bellezza, di gioia e di amore, dell’Amore infinito di Dio per noi.
Dal momento dell’Incarnazione ha avuto inizio la nostra Redenzione, e ora il nostro cuore freme perché attende Colui che ci ridona la libertà, aprendoci le catene che ci tenevano imprigionati.
Gli angeli invitano anche noi a prendere parte alla gioia di tutta la Terra: “Glória in altíssimis Deo, et in terra pax hóminibus bonæ voluntátis”. E come non potremo rallegrarci con loro?
In questo giorno, la tentazione della malinconia e della tristezza, le sofferenze e le prove, bussano più forti che mai per farci spostare lo sguardo da Gesù, ma, davanti alla sua culla, offriamogli ogni cosa, affidandoci completamente a Lui perché ci guidi sulla giusta via della salvezza.
Gesù Bambino ci aspetta, tra il ghiaccio della vita e il vento gelido della sofferenza, alla sola luce che viene da Lui, quella stessa luce della Grazia che investe chi gli dona il cuore con amore e pieno abbandono.
Spesso ultimamente si nota una grande superficialità nell’affrontare il Natale: niente presepi nelle case, nessun desiderio di avvicinarsi ai Sacramenti e di gioire assieme alla Chiesa per la nascita del Salvatore.
Se lasciamo che l’indifferenza riempia le nostre vite, perdendo la nostra identità di cristiani e quindi di figli di Dio chiamati a vivere come tali rivesti della Sua Grazia, vedremo scendere la notte oscura sulle nostre case, senza accorgerci della luce che vince le tenebre.
Che questo santo Natale del Signore ci apra il cuore a Lui, perché possa diventare Sua culla, per custodirlo ogni giorno con lo stesso amore con cui lo custodirono per primi la Vergine Maria e san Giuseppe.
Facciamo nostra la preghiera del santo Curato d’Ars:
“Gesù, unisco i miei dolori ai tuoi, le mie sofferenze alle tue. Fammi la grazia di trovarmi sempre contento nella situazione nella quale mi hai posto. Benedirò il tuo santo Nome. Così sia”.
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