mercoledì 20 aprile 2022

Sul significato di Occidente. Prendendo spunto dalla crisi ucraina




Nota dell’Osservatorio Card. Van Thuân



Osservatorio Card. Van Thuân 20 APR 2022

Precisare la nozione di Occidente è di grande importanza, soprattutto oggi in riflesso della guerra in Ucraina. La corretta idea di Occidente può essere molto utile per la causa della pace. Con questa Nota l’Osservatorio non interviene in modo specifico sul conflitto in corso, propone invece un orizzonte che ci sembra più adeguato di quelli oggi prevalenti. Concepire il conflitto in corso come interno all’Occidente, quasi una “guerra civile nell’Occidente”, oppure concepirlo come lo scontro tra l’Occidente e altro a sé contrapposto, sono visioni molto diverse tra loro. Riteniamo che la prima – che qui intendiamo sostenere – sia la più corretta e, quindi, anche la più adatta a favorire il superamento della tensione, dato che indica una comune origine e matrice di provenienza.

Di certo l’Occidente non può essere inteso in senso geografico, non solo perché, data la sfericità della terra, nessuno è a occidente senza essere a sua volta ad oriente di un occidente, ma soprattutto perché ciò che viene considerato Occidente ha ampia libertà dalla geografia: ad esempio, Australia e Nuova Zelanda vengono considerate Occidente.

Si potrebbe allora dire che l’Occidente altro non sia che la Magna Europa, ovvero l’Europa e le sue proiezioni extraeuropee (le Americhe, l’Oceania, le Filippine, l’Africa cristiana). L‘Europa, intesa come Occidente non è allora un luogo geografico ma una civiltà. Geograficamente la Turchia (in parte), la Repubblica turca di Cipro del nord, il Kossovo islamico, la Bosnia e l’Albania mussulmane sono certamente Europa; lo sono anche nel senso di civiltà europea? Come c’è un’Europa, intesa come civiltà, fuori dell’Europa geografica, così ci sono dentro l’Europa geografica civiltà o aspetti di civiltà non conformi alla civiltà europea.

L’Occidente e l’Europa sono quindi una civiltà. Si tratta della civiltà nata dalla provvidenziale sintesi tra Divina Rivelazione, filosofia greca e diritto romano, vale a dire la civiltà cristiana. Cristianità, Europa ed Occidente sono concetti sovrapponibili. Il significato essenziale e non geografico di Occidente è la civiltà cristiana nata dall’incontro tra la classicità greco-romana e il Vangelo. Un incontro favorito, in modo straordinario dal monachesimo, che ha portato a sintesi il Vangelo, la latinitas e la germanitas, in un’unica peculiare realtà storica. La civiltà sorta da questa sintesi trascende i confini geografici, perché il suo centro non è geometrico, ma divino (Gesù Cristo). La stessa distinzione, in seno alla Cristianità, tra monachesimo d’Oriente e d’Occidente è effimera e non sostanziale: si tratta di uno stesso monachesimo, differente dai monachesimi non cristiani e incarnato nelle molteplici tradizioni popolari. Ciò fa dell’Occidente (inteso come Cristianità) una civiltà essenzialmente altra dal mondo islamico e dalle civiltà dell’India, della Cina, del Giappone, etc.

Così inteso, l’Occidente sarà certamente l’Europa e le sue proiezioni extraeuropee, ma anche si intenderà come non separabile da quelle Cristianità millenarie esterne all’ecumene greco-romana quali, ad esempio, l’etiope o l’armena. Un Occidente così inteso considererà unite indissolubilmente a sé le civiltà cristiane situate come minoranza in Paesi non-cristiani (ad es. i copti d’Egitto, i siriaci e i maroniti dell’Asia Minore, i caldei della Mesopotamia, i cristiani di san Tommaso in India, etc.), coltiverà stretti rapporti con loro, ne difenderà i diritti, ne sosterrà le cause.

Si potrebbe anche intendere l’Occidente non come civiltà cristiana, non come Europa e Magna Europa nella loro interezza ma solo nella parte occidentale, a ricalcare l’antica divisione tra l’Impero Romano d’Occidente e l’Impero Romano d’Oriente, tra mondo latino e mondo greco, tra Roma e Costantinopoli. Anche in questo caso però i conti non tornano, infatti la divisione Roma/Bisanzio presupporrebbe di considerare anche Grecia, Romania, Bulgaria … e la stessa Ucraina, come Oriente. Se scismatici sono i russi ortodossi, scismatici sono pure gli ucraini, in maggioranza ortodossi pure loro. All’universo bizantino-slavo appartengono la Russia ortodossa e anche, in larghissima maggioranza, l’Ucraina tanto ortodossa quanto uniate. Se la Russia è Oriente (e non Occidente) lo è pure l’Ucraina, con l’eccezione forse della sola ex Galizia orientale asburgica. Se la Grecia, la Romania, la Bulgaria e l’Ucraina sono Occidente, allora è evidente che il confine dell’Occidente non è l’antico confine col mondo bizantino e che il criterio non è lo scisma del 1054.

Intesi così l’Occidente e l’Europa, si deve dire che la Russia è geograficamente Europa sino agli Urali e fa parte della civiltà europea. La tradizione spirituale e liturgica, l’arte figurativa sacra e profana, la musica, il teatro, la letteratura della Russia sono alte pagine della civiltà europea. Giovanni Paolo II esprimeva questo concetto sostenendo che l’Europa andava considerata “dall’Atlantico agli Urali”. La Russia è Occidente in senso “essenziale”. Inoltre ha, nella sua millenaria storia, più volte svolto consapevolmente il ruolo di tutrice dei cristiani perseguitati o soggetti a un potere temporale non-cristiano: al tempo degli zar nei confronti degli armeni rispetto all’impero turco, verso i greci e i serbi promuovendone l’indipendenza nazionale dal sultano ottomano, di recente in Siria impedendo alle forze jihadiste del Califfato di instaurare un regime islamista, in Libano, in Egitto e in Artsakh a tutela dei cristiani armeni dalla violenza degli azeri islamici.

Inteso l’Occidente come civiltà cristiana non potrebbe non sorgere piuttosto un legittimo dubbio circa il protestantesimo di matrice luterana, data la sua rottura con la divina rivelazione (Sacra Scrittura e Sacra Tradizione affidate da Dio alla Santa Madre Chiesa), la sua radicale opzione anti-metafisica e anti-giuridica e, dunque, la sua inconciliabilità con l’eredità classica greco-romana. Il protestantesimo rifiuta alla radice la ragione speculativa, la conoscenza dell’essere, il realismo gnoseologico-metafisico, la concezione etico-finalistica della politica, il giusnaturalismo classico e cristiano dei giurisperiti romani, di Cicerone e di san Tommaso, l’antropologia classica. Se l’Occidente è la civiltà cristiana e il protestantesimo rende impossibile la civiltà cristiana, sarà necessario concludere che il protestantesimo non è Occidente e, anzi, è anti-Occidente.

Eppure chi oggi parla di Occidente fa riferimento a Paesi in massima parte protestanti almeno nella loro autocoscienza storica, anche se ormai atei nella realtà delle proprie élites, dei propri sistemi di potere e della propria cultura dominante.

Quanto abbiamo detto riguarda l’Occidente “essenziale”, ma stando alla comprensione corrente del termine Occidente si può concludere che esso sia oggi considerato il sistema delle liberal-democrazie poste sotto l’egemonia politica e culturale dell’Anglosfera. Questa definizione corrente di Occidente differisce radicalmente dall’Occidente “essenziale” compreso nella sua identità storico-culturale come civiltà cristiana (in toto o come civiltà cristiana latina). Vi sono allora due idee d’Occidente: l’Occidente come Cristianità e l’Occidente come liberal-democrazia, l’Occidente come civiltà classico-cristiana e l’Occidente come modernità/postmodernità ideologica. Questi due Occidenti non solo sono distinti e non sovrapponibili ma, dottrinalmente, sono inconciliabili.

L’Occidente inteso nel secondo senso potrà allora comprendere popoli e Paesi cattolici, protestanti, ortodossi, islamici, ebrei, buddhisti e scintoisti purché relativizzino il proprio essere tali subordinandolo al dogma della modernità ideologica laico-liberale. Sarà Occidente la Turchia kemalista laico-massonica, lo Stato d’Israele, la Corea del Sud e il Giappone, l’Ucraina di Zelensky.

La dottrina e la storia ci dicono che questedue modalità di essere Occidente non possono essere composte a formarne uno solo “per la contraddizion che nol consente” (Inf. XXVII, 120) essendo il protestantesimo incompatibile con l’idea stessa di civiltà cristiana, essendo liberalismo e democraticismo ideologie condannate dal Magistero come inconciliabili con la Verità, essendo stata la massoneria condannata dalla Chiesa. Senza contare poi gli sviluppi più attuali nel campo dei cosiddetti “nuovi diritti” che rivelano sempre più il volto anticristiano dell’Occidente inteso come sistema del potere liberal a pretesa globale.

Utilizzare equivocamente il termine Occidente, facendo credere di intenderlo come civiltà cristiana per significare invece l’Occidente come sistema delle liberal-democrazie, è una operazione intellettualmente scorretta, di un vero e proprio trasbordo ideologico, spesso operato a danno dei cattolici, dalla cristianità alla modernità e post-modernità assiologica realizzato tramite l’uso equivoco e incantatorio del termine “Occidente”.

Lungo la storia si sono avute molte prove della conflittualità tra le due concezioni di Occidente. Per esempio lo scontro epocale tra la Spagna cattolica di Filippo II e l’Inghilterra protestante di Elisabetta I; l’impegno costante dell’Inghilterra come potenza anti-cattolica e anti-papista, compreso il ruolo avuto nelle vicende che portarono alla fine dello Stato Pontificio e alla nascita dello Stato risorgimentale italiano; l’interventismo degli Stati Uniti nella guerra cristera in Messico; la politica degli stessi Stati Uniti in America Latina di contrasto dei rari e coraggiosi tentativi di instaurare regimi politici rispondenti all’idea di res publica christiana, l’impegno delle potenze “occidentali” a smembrare dopo la prima guerra mondiale l’Impero austriaco, ultimo Impero cristiano in Europa; la triste situazione dei cristiani dopo le recenti guerre in Kossovo, Libia, Iraq, Libia e Siria.

L’Occidente, inteso come civiltà cristiana, ha subito un lungo processo di secolarizzazione e di decomposizione al proprio interno, e questo è avvenuto sia nelle liberal-democrazie sia nella Russia. Un caso esemplare è rappresentato dal comunismo. Sulla base degli avvenimenti seguiti alla rivoluzione russa del 1917, si è abituati a contrapporre l’Occidente liberal-democratico e il comunismo sovietico della Russia. Però il comunismo è un prodotto dell’Occidente inteso come degenerazione della civiltà cristiana. Il Manifesto del partito comunista è stato scritto da un tedesco a Londra e Lenin è stato inviato dentro un vagone blindato dalla Svizzera alla Russia. Il marxismo rappresenta il compimento ideologico della modernità occidentale, facendo sintesi tra la gnosi tedesca (in radice luterana) di Hegel e il pensiero inglese ottocentesco (positivismo, evoluzionismo, economicismo). La guerra fredda tra liberal-democrazia e social-comunismo non è dunque stata uno scontro tra l’Occidente, inteso come civiltà cristiana, e un anti-Occidente marxista. È stata piuttosto una guerra civile tutta interna all’Occidente inteso come modernità ideologica. Il grande assente nella guerra fredda è stato proprio l’Occidente come civiltà cristiana ridotto a marginalità geopolitica e vivo ancora solo nel Magistero sociale di Pio XII … e poi, sotto certi aspetti, in quello di Giovanni Paolo II.

Il social-comunismo è tanto occidentale che oggi, ben più che nelle nostalgie sovietiche di una minoranza di russi e bielorussi, si ritrova potente e vincente nella social-democrazia nord-europea, nel social-capitalismo del controllo sociale dell’Unione Europea, in Canada, in Australia e in molti Paesi “occidentali”, nel socialismo che si è infiltrato anche nella politica USA (con una potente accelerazione sotto la presidenza Obama), nel trotskismo e nel gramscismo così di moda tra l’accademia e l’intellighenzia anglosassone, nel marxismo culturale dei vari movimenti occidentali a sfondo razziale o di genere, come anche della cosiddetta Cancel culture.

L’Occidente come civiltà cristiana langue sia ad Est che ad Ovest, sia nelle liberal democrazie del relativismo nichilista sia nella Russia dopo il pesante effetto secolarizzante dei decenni del comunismo. Le due realtà fanno parte dello stesso Occidente, sia per le loro comuni origini nella civiltà cristiana, sia per la loro comune partecipazione, fatte naturalmente le debite differenze storico-culturali, al degrado di quella stessa civiltà cristiana. In ambedue i “mondi” si notano però anche fenomeni nuovi di insofferenza per l’Occidente della libertà priva di criteri e di un globalismo imposto e soffocante, per la società artificiale imposta dal potere come naturale. In ambedue i campi questi fenomeni spesso sono ancora ambigui. In Russia, per esempio, le contraddizioni e le ambiguità riguardano il passato sovietico, il fascino sociale esercitato da molti elementi laico-liberali degli anni ’90, il riferimento al modello imperiale zarista e alla tradizione slava, con particolare attenzione alla dimensione religioso-spirituale rappresentata dall’Ortodossia. La Russia non esprime la cristianità latina, non è una potenza cattolica. Vuole essere, semmai, una potenza slava, imperiale bizantina (Terza Roma), ortodossa. Non può dunque rispondere alla necessità di una politica cattolica. Tuttavia i fenomeni di reazione consapevole al nuovo globalismo della vuota civiltà dell’Occidente nata dal rifiuto della civiltà cristiana, sono degni di attenzione sia quando avvengono ad Ovest sia quando avvengono ad Est dell’unico Occidente “essenziale”.

In questo momento di crisi tutta interna all’Occidente e non tra Occidente e altro a sé contrapposto, è importante recuperare il senso dell’Occidente “essenziale”, che non è l’Occidente che il pensiero dominante ci impone, rinnovare l’impegno per il vero Occidente ossia per la civiltà cristiana improntata al corretto rapporto tra ragione e fede, resistere e reagire alle contrapposizioni interessate, contribuire a sviluppare i germi di vera libertà dalle pretese globali dell’Occidente dall’anima vuota.









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