Trattando l’aborto come un diritto inviolabile a ogni età gestazionale, le ultime linee guida dell’Oms confermano che certi organismi internazionali sono la punta di lancia della rivoluzione. Propongono le soluzioni più estreme per fare pressione sugli Stati. Chiedono 100, così da spingere sempre più in là il limite del giuridicamente consentito. A pagarne per primi il prezzo sono i bambini.
Tommaso Scandroglio, 12-04-2022
L’OMS ha pubblicato le Linee guida per la tutela dell’aborto. Spigoliamo in questo documento di ben 210 pagine. Innanzitutto si afferma che “la salute e i diritti sessuali e riproduttivi [tra cui l’aborto] sono fondati su una serie di diritti umani riconosciuti e garantiti dal diritto nazionale e internazionale e sono indissolubilmente legati al raggiungimento degli obiettivi della politica di salute pubblica”. Tradotto: l’aborto è una declinazione particolare del diritto fondamentale alla salute. Abortire fa bene ed è un diritto inviolabile.
Tra le altre cose questo comporta, come si legge nel documento, che l’aborto non può essere considerato un reato e se viene così qualificato può “equivalere a tortura, trattamenti crudeli, disumani o degradanti”, che l’obiezione di coscienza non deve essere un ostacolo all’aborto, che occorre eliminare gli “stereotipi negativi” sull’aborto, ossia non si può criticare la pratica, che si “dovrebbero abrogare misure come i requisiti di autorizzazione di terzi (ad esempio da mariti, partner, genitori o tutori, o autorità sanitarie)” anche in relazione alle minorenni. In merito a queste ultime si ricorda che «il Relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto di tutti al godimento del più alto livello raggiungibile di salute fisica e mentale ha suggerito che gli Stati dovrebbero prendere in considerazione l’introduzione di “una presunzione legale di competenza che un adolescente che cerca beni o servizi sanitari preventivi o urgenti, anche per la salute sessuale e riproduttiva, abbia la capacità richiesta per accedere a tali beni e servizi”». Dunque non si deve verificare che nel concreto la minorenne sia cosciente di cosa voglia dire abortire e sia libera da costrizioni per tale scelta, bensì basta una presunzione applicabile a priori a tutte le ragazze.
È poi interessante notare che l’OMS vuole che si passi da un “aborto per motivi” ad un “aborto per scelta”. Il report infatti illustra che l’aborto consentito per alcuni motivi (ad esempio motivazioni socio-economiche) oppure per il verificarsi di alcune circostanze (ad esempio aborto per stupro o incesto) è comunque un aborto vincolato. Meglio sarebbe avere l’aborto consentito sulla base della semplice volontà espressa della donna. Una prospettiva, questa, tesa alla totale liberalizzazione dell’aborto perché qualsiasi requisito per accedere alla pratica abortiva viene inteso come lesione alla salute psichica della madre. Addirittura il limite di età gestazionale dovrebbe essere eliminato secondo l’OMS: quindi sì all’aborto anche nell’imminenza del parto.
Molti altri sarebbero gli spunti interessanti da analizzare presenti in queste linee guida, ma ci vorremmo soffermare su una riflessione di fondo. Questo documento, al pari di molti altri provenienti da organismi sovranazionali, conferma una dinamica politico-legislativa ormai ben rodata: l’OMS e gli altri organismi a lei affiliati, tra cui in primis svetta il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), sono punta di lancia della rivoluzione. Ossia le soluzioni proposte dall’OMS sui cosiddetti principi non negoziabili sono spesso le più estreme nel panorama mondiale. L’OMS non traccia una media delle tendenze politico-legislative tra gli Stati, non fotografa un andamento di massima tra le nazioni in queste materie e chiede a tutti i Paesi di adeguarsi a questo minimo comun denominatore, bensì si fa promotrice lei stessa del modello più estremo e chiede quindi di accelerare il passo, di liberalizzare ancor di più. Ad esempio, abbiamo visto che l’OMS spinge perché l’aborto si possa effettuare senza vincolo alcuno, essendo sufficiente la richiesta della donna anche minorenne; richiede che non ci sia nessuna autorizzazione per abortire e nessun limite di età gestazionale per accedere all’aborto; qualifica l’aborto come un diritto e la sua penalizzazione come tortura. Dunque l’OMS e i suoi satelliti fanno da apripista, consci che, se sposti più in là possibile il limite del giuridicamente consentito, tutti i Paesi proporzionalmente sposteranno più in là il loro limite del giuridicamente consentito. Se ora chiedi 100 a tutti è certo che molti comunque ti daranno di più rispetto a prima.
Alla fine però, è bene non scordarlo mai, il prezzo di tutte queste disposizioni, direttive, suggerimenti viene pagato in primis dai bambini abortiti e poi dalle stesse donne. Un prezzo molto, molto caro. L’inalterabile e agghiacciante verità sull’aborto si contrapporrà sempre, con il suo peso di decine di
milioni di bambini uccisi, a qualsiasi linea guida o organismo internazionale.
Nessun commento:
Posta un commento