Moltissime grazie si narrano dagli scrittori delle pene del Purgatorio ottenute dai devoti delle sante Anime per mezzo della devozione dei cento Requiem e tra gli altri racconta il giornaletto mensile intitolato l'Eco del Purgatorio, che un associato del medesimo scrisse al direttore di quel periodico quanto segue: Crederei di mancare alla gratitudine verso le benedette Anime del Purgatorio se le tacessi una grazia che testé ho ricevuto per l'intercessione delle Anime stesse. Dedito siccome io sono al commercio, mi sono trovato per ben quattro settimane in gravissime angustie, attesa la scadenza in ognuna di esse di impegni commerciali, che, per ragioni imprevedute non mi trovava in grado di soddisfare. Agitato, narrai le mie angustie ad una pia persona, la quale mi consigliò di ricorrere all'assistenza delle Anime del Purgatorio, alle quali io aveva molta devozione. Questa persona m'insegnò di recitare ogni giorno cento Requiem alle sante Anime, domandando loro la grazia di essere provveduto. Praticai con grande fervore questa pia devozione; e per vie al tutto insperate, che neppur avrei potuto immaginare, mi sono trovato soccorso e provveduto per guisa da poter soddisfare al tempo debito agl'impegni correnti. Io continuo a recitare ogni giorno i cento Requiem ed ho tatto celebrare cinque Messe per i morti, e ne farò celebrare altre per attestare a quelle Anime benedette la mia gratitudine. Qualche dotto e pio scrittore dice che moltissime volte si ottengono più facilmente le grazie, che desideriamo, per mezzo delle sante Anime penanti che non per l'intercessione dei Santi stessi.
Metodo di praticare la pia devozione.
Per questo pio esercizio, ognuno può servirsi di una corona comune di cinque poste o diecine, percorrendola tutta due volte, per formare le dieci diecine, ossia il centinaio di Requiem.
S'incomincia col recitare un Pater noster, e poi una diecina di Requiem sui dieci grani piccoli della corona, infine della quale si dirà sul grano grosso la seguente giaculatoria:
Gesù mio, misericordia delle Anime del Purgatorio, e specialmente dell'Anima di N. N. e dell'Anima più abbandonata.
Indi si recita di séguito la seconda e le altre diecine di Requiem sui dieci grani piccoli seguenti, ripetendo la suddetta giaculatoria invece del Pater noster ad ogni grano grosso, ossia al fine di ogni diecina. Terminate le diecine (ossia il centinaio) di Requiem, si dica il De profundis:
Finita così questa pia pratica, sarebbe molto utile alle sante Anime se si volessero aggiungere in loro suffragio le seguenti brevissime preghiere, in memoria delle sette principali effusioni del preziosissimo Sangue di Gesù Cristo.
I. O dolcissimo Gesù, per il sudore di Sangue che patiste nell'Orto di Getsemani abbiate pietà di quelle Anime benedette; e specialmente dell'Anima di N. N. e dell'Anima più abbandonata. Requiem...
II. O dolcissimo Gesù, per i dolori che soffriste nella vostra crudelissima Flagellazione, abbiatene pietà, e specialmente dell'Anima N. N. e dell'Anima più abbandonata. Requiem...
III. O dolcissimo Gesù, per i dolori che soffriste nella vostra dolorosissima Coronazione di spine abbiatene pietà; e specialmente dell'Anima di N. N. e dell'Anima più abbandonata. Requiem...
IV. O dolcissimo Gesù, per i dolori che soffriste in portare la Croce al Calvario, abbiatene pietà; e specialmente dell'Anima di N. N. e dell'Anima più abbandonata. Requiem...
V. O dolcissimo Gesù, per i dolori che provaste nella vostra Crocefissione, abbiatene pietà; e specialmente dell'Anima di N. N. e dell'Anima più abbandonata. Requiem...
VI. O dolcissimo Gesù, per i dolori che soffriste nell'amarissima agonia che aveste sulla Croce, abbiatene pietà; e specialmente dell'Anima di N. N. e dell'Anima più abbandonata. Requiem...
VII. O dolcissimo Gesù, per quel dolore immenso che soffriste quando spiraste l'Anima vostra benedetta, abbiatene pietà; e specialmente dell'Anima più abbandonata. Requiem...
Raccomandiamoci ora tutti alle Anime del Purgatorio, e diciamo: Anime benedette! noi abbiamo pregato per voi, ma voi che siete sì care a Dio e state sicure di non poterlo più perdere, pregatelo per noi miserabili, che stiamo in pericolo di dannarci e di perderlo per sempre.
(Tratto da: "Filotea per i defunti"; IMPRIMATUR: In Curia Archiep., Mediolani, die 18 octobris 1901. S. A. M. MANTEGAZZA, Ep. Famag., Vie. gen.
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