domenica 12 luglio 2015

Sette cose su Rahner che non puoi non sapere

 

 
 
 
Fr. Giovanni Cavalcoli
 
Prima. Per Rahner, l’uomo non è un animale ragionevole, composto di un’anima immortale, creato ad immagine di Dio, ferito dal peccato originale, redento dal sacrificio di Cristo e disponibile alla vita di grazia, ma è uno spirito nella storia, soggetto autotrascendente sempre in grazia, proteso per essenza verso l’orizzonte di questa sua autotrascendenza, che è Dio.
 
Seconda. Per Rahner, Dio non è la causa prima e creatore del mondo dal nulla. L’esistenza di Dio non è razionalmente dimostrabile per causalità, partendo dagli effetti mondani creati; non è purissimo spirito immateriale, trascendente, immutabile ed impassibile, indipendente dal mondo, ma è il vertice sommo spirituale dell’evoluzione della materia autotrascendente. Sicchè per Rahner Dio esiste solo in relazione col mondo e per il mondo. Come lo spirito non esiste senza la materia, così è impensabile un Dio che esistesse senza il mondo. Per questo, Dio, come il mondo, diviene, muta, soffre ed è storia. Dio non trascende il mondo, ma è nel mondo. In Dio non ci sono tre persone, ossia tre sussistenze, le cosiddette “persone” sono tre modi di sussistenza del medesimo Dio. La SS.Trinità è inconcepibile senza il rapporto col mondo (“la Trinità economica è la Trinità immanente”).
 
Terza. Per Rahner, Dio non può essere conosciuto nei concetti, neppure analogici, i quali sono relativi e mutevoli. Quindi anche i dogmi del cattolicesimo fanno il loro tempo e variano a seconda delle culture, per cui occorre trovare sempre nuovi concetti per esprimere chi è Dio o il contenuto della Rivelazione, anche se questi concetti sono in contraddizione coi precedenti. La Chiesa, quindi, non può imporre dogmi fissi ed immutabili, se non altro perchè Dio stesso muta. L’infallibilità pontificia non consiste nel potere che abbia il Papa di definire verità di fede una volta per sempre, ma nel fatto che egli riconosce quei modi di esprimere la fede che sono validi nel mutare di tempi.
 
Quarta. Per Rahner, la fede non consiste in una dottrina, ma in un’esperienza atematica in grazia dell’essere divino come essere pensato. Essa è bensì un’esperienza della verità, ma la verità non consiste nell’adeguazione del pensiero a un reale esterno ed oggettivo, ma nella coscienza dell’essere come essere pensato, sul modello del cogito di Cartesio.
 
Quinta. Per Rahner, ogni uomo tende a Dio atematicamente e soprannaturalmente in forza della sua stessa essenza. Tutti, quindi, almeno inconsciamente, sono cristiani (“cristiani anonimi”). Quindi ogni uomo è in grazia, ed essa non si acquista perchè Dio perdona il peccato, nè si perde a causa del peccato. Tutti quindi si salvano e nessuno si danna. Il peccato, quindi, fosse anche l’ateismo, non pone ostacolo sul cammino della salvezza, non lo interrompe, sì che il cammino si fermi e debba essere ripreso. Per questo, il credere che il peccato sia cancellato da un sacrificio espiativo, redentore e riparatore, è un’idea religiosa primitiva oggi superata. Cristo non paga per noi al nostro posto nessun riscatto, ma semplicemente rappresenta la pienezza suprema dell’uomo in grazia, che diventa pienamente uomo nel momento in cui diventa Dio. Non c’è bisogno di “togliere” il peccato. Il peccato è per sua natura un’azione fallita, che si toglie da sè. I sacramenti non conferiscono la grazia, ma sono i segni esterni della grazia già ricevuta.
 
Sesta. Per Rahner, la Chiesa sbaglia nel voler definire una volta per sempre la natura umana, quasi fosse un’essenza immutabile ed universale con leggi e fini obbligatori. L’uomo invece ha la facoltà e possibilità di plasmare liberamente la propria natura e la propria corporeità, e quindi di determinare liberamente la sua propria essenza.

Settima. Per Rahner, la relazione sociale non è effetto di una scelta della persona, naturalmente inclinata al rapporto sociale, sì che tale relazione supponga la persona già costituita e ne sia l’espressione propria nella società civile e nella Chiesa. Invece il rapporto sociale costituisce la persona come tale, sicché, se questo rapporto non c’è, la persona non esiste. Per questo, un embrione, che non compie atti propri della persona, non è persona.



il naufrago, 24-06-2015  


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