Il Prefetto della Casa Pontificia, Mons. Georg Ganswein, ha concesso una lunga intervista all’agenzia Zenit. Riportiamo di seguito un estratto in cui vengono affrontati alcuni temi che riguardano il sinodo sulla famiglia.
Una delle sfide è la famiglia. Perché pensa che siano circolate così tante notizie confuse sull’ultimo Sinodo e su quello che si terrà nel prossimo mese di ottobre?
Ci sono persone che hanno scritto o scrivono senza essere ben informate o ben preparate, e inoltre ci sono delle “correnti”. Perciò è molto importante che i Pastori della Chiesa ed anche i fedeli abbiano chiare le idee e il contenuto e le esprimono con franchezza e sincerità. Il Sinodo in ottobre deve partire non da un problema particolare, ma dalla tematica principale e cioè da “L’evangelizzazione e la famiglia”. Chiaro è che la Chiesa non chiude gli occhi davanti alle difficoltà dei fedeli che vivono in situazione difficili. Tuttavia la Chiesa deve offrire risposte sincere che si orientanto non allo spirito dei tempi, ma al Vangelo, alla Parola di Gesù Cristo e alla tradizione cattolica.
Quali sono le sfide attuali in questo campo?
Una sfida sono certamente i cristiani che si trovano in una situazione matrimoniale, teologicamente detto, “irregolare”. Vuol dire persone che hanno divorziato e si sono risposate civilmente. Dobbiamo aiutarle, certamente, ma non in modo riduttivo. È importante avvicinarsi a loro, creare contatto e mantenerlo, perché sono membri della Chiesa come tutti gli altri, non sono espulse tantomeno scomunicate. Essi vanno accompagnati, ma ci sono problemi riguardo alla vita sacramentale. Si deve essere molto sinceri da parte della Chiesa, anche da parte dei fedeli che vivono in questa situazione. Non si tratta solo di dire: “Possono non possono”. E lí, secondo me, si dovrebbe affrontare in modo positivo. La questione dell’accesso alla vita sacramentale è da affrontare in modo sincero sulla base del magistero cattolico. Spero che nei mesi di preparazione prima del Sinodo si presentino delle proposte che aiutino e servano per trovare le giuste risposte a tali pesanti sfide.
Alcune di queste dispute provengono dalla sua terra d’origine, la Germania. Perché?
Sì. È vero che non tutti gli errori vengono da là, ma il punto in questione certamente sì: vent’anni fa Giovanni Paolo II, dopo una lunga e impegnativa trattativa, non accettò che i cristiani risposati potessero accedere all’Eucaristia. Ora, non possiamo ignorare il suo magistero e cambiare le cose. Perché alcuni pastori vogliono proporre ciò che non è possibile? Non lo so. Forse cedono allo spirito del tempo, forse si lasciano guidare dal plauso umano causato dai media… Essere critico contro i mass media è certamente meno piacevole; ma un pastore non deve decidere in base agli applausi o meno dei media; la misura è il Vangelo, la fede, la sana dottrina, la tradizione.
Fonte: sinodo2015.lanuovabq.it, 20 luglio 2015
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