Il binomio altare e sacerdote, come si sa, è precedente all’avvento del Cristianesimo. Il mondo cristiano ha ripreso alcuni concetti simbolici dai culti presenti nell’Impero romano, purificandoli dai significati pagani e legandoli alla rivelazione neotestamentaria. Cristo, unico mediatore al Padre, fa della sua vita un sacrificio gradito a Dio, offrendo se stesso sulla croce. Con tale sacrificio si raggiunge il capovolgimento della sorte umana: non è più la morte a regnare, poiché la resurrezione di Cristo è anticipo di quella del genere umano e stabilisce la costituzione di un cosmo rinnovato.
Abbastanza presto, dunque, l’altare di pietra significa questo sacrificio e vi rimanda simbolicamente. Per estensione, l’altare finisce per simboleggiare Cristo stesso. Il sacerdote che vi celebra, ripresenta misticamente tutta la storia della salvezza, rinnovando il dramma della passione e morte in croce dell’uomo-Dio.
Abbastanza presto, dunque, l’altare di pietra significa questo sacrificio e vi rimanda simbolicamente. Per estensione, l’altare finisce per simboleggiare Cristo stesso. Il sacerdote che vi celebra, ripresenta misticamente tutta la storia della salvezza, rinnovando il dramma della passione e morte in croce dell’uomo-Dio.
Unità simbolica tra sacerdote-altare-pane eucaristico nella Liturgia copta
Nella Messa romana codificata a Trento (XVI sec.) e risalente all'epoca di Gregorio Magno il sacerdote appoggia i gomiti sull'altare e s'inclina sul pane al momento della consacrazione. I gesti sono appena accennati ma condividono la simbologia di altre liturgie antiche.
Tra sacerdote e altare esiste, così, quasi una mistica unità: il sacerdote vive immerso nei misteri che celebra, nella grazia che si presenta sacramentalmente. L’altare non è un semplice supporto per calice e patena ma finisce per fare quasi un tutt’uno con essi e con il sacerdote. Nella celebrazione della Messa tradizionale, al momento centrale del canone, poco prima della consacrazione eucaristica, il sacerdote s’inclina e s’appoggia all’altare, col viso accostato a pochi centimetri di distanza dal pane eucaristico. Quest’atteggiamento è fondamentale: indica che i tre (sacerdote, pane e altare) finiscono per essere quasi identificati. Il pane sarà il Corpo e Sangue di Cristo; il sacerdote diventa simbolicamente un altro Cristo; l’altare rappresenta la roccia della fede e del sacrificio, Cristo stesso.
Quando il vescovo impartisce gli ordini sacri, nella liturgia bizantina, è significativo che faccia appoggiare la testa dell'ordinando sull'altare (sul quale vi è pure il pane e il vino). Questo rimanda alla stessa unità simbolica che ho sopra ricordato.
Ordinazione (Xeirotonìa). L'ordinando è un'unica cosa con l'altare, il vino e il pane eucaristico.
Non meraviglia, dunque, che all'altare sia sempre stata attribuita una sacralità: non è mai fine se stesso o per "bella figura" ma contribuisce ad alimentare tutto un mondo di significati con estrema coerenza.
Ledere il significato dell’altare, dunque, comporta inevitabilmente un danno a quanto lo circonda.
Riporto di seguito tre immagini che rimandano a tre concetti diversi di altare e, perciò stesso, a tre concetti differenziati di sacerdote. Queste immagini non sono che uno dei tanti esempi oggi riscontrabili e riassumono in se stesse molte variazioni alle quali è stato sottoposto l’altare nelle chiese occidentali.
ALTARE con disposizione tradizionale
Chiesa saint Nicolas-du-Chardonnet (Parigi). Sull'altare sono appoggiati solo oggetti relativi al culto
Come si nota dalla figura, l’altare (in questo caso maggiore) si presenta nella sua forma tradizionale. Le candele significano – secondo l’uso della società antica romana – la dignità a quanto si riferiscono (persona o oggetto). Le molte candele accese rimarcano, dunque, la dignità dell’altare e indicano il grado di solennità della festa celebrata. La croce è il chiaro riferimento al sacrificio di Cristo; le tre tovaglie che ricoprono la mensa dell’altare vogliono a loro volta rimandare alla dignità dello stesso. Su tale mensa non si appoggiano, di conseguenza, che gli oggetti strettamente indispensabili al culto, oggetti a loro volta benedetti o consacrati. D’altronde l’altare stesso è consacrato ed è, quindi, sottratto ad ogni uso estraneo al culto. Questa sacralizzazione rafforza e rimanda a sua volta alla missione “sacra” del sacerdote e a quanto compie sopra questa mensa sotto la quale sono state deposte alcune reliquie di martiri, per sottolineare il suo valore di sacrificio e di confessione della retta fede.
ALTARE con disposizione conservatrice
Chiesa di san Giacomo (Udine). Altare laterale
Questo tipo di disposizione, per quanto non paia immediatamente, è in rottura con la precedente. Su tale altare, a differenza del precedente, è quasi impossibile che vi si celebri e si è dunque ridotto ad elemento puramente decorativo. Così oramai è sentito pure dai fedeli. Dal momento che in esso sono comunque presenti delle reliquie di martiri, si resta alquanto allibiti per il fatto stesso che l’altare non è più oggetto di venerazione e, con stucchevole noncuranza, si può porre sopra il suo sacrario di reliquie dei vasi di piante, come nel caso in figura. Tale altare può conservare le tovaglie, i candelieri e la croce, come un altare tradizionale, ma non ha più un forte rimando ai simboli del sacrificio e a Cristo stesso. Infatti, è supporto per piante, riviste, fiori e quant’altro a seconda del caso e dell'abitudine presente nelle chiese...
Di fatto è ridotto ad un piano d'appoggio o mensola e i suoi elementi tradizionali, ancora rimanenti, non sono altro che elementi di “bella figura”. La sostanza cede il passo all'estetica!
In qualche caso, la sostanza cede il passo alla "pratica" invalsa d'utilizzare i gradini e la predella dell'altare maggiore per collocare dei coristi (soluzione che manco sfiora i cervelli tradizionali).
Con questi presupposti, la stessa figura sacerdotale (alla quale l'altare è collegato) pare essere più apparente che reale, più d’immagine che di sostanza. Pare rimandare a quei sacerdoti che riscoprono e valorizzano alcuni elementi tradizionali della Chiesa ma, alla fine, restano totalmente estranei alla pienezza della sua tradizione, stentano a capirla e ne sono inevitabilmente rimbalzati fuori.
ALTARE con disposizione innovatrice
Santuario Madonna dellle Grazie (Udine). Altare laterale
Quest’ultimo tipo d’altare è spesso il più diffuso. La foto mostra una soluzione radicale che pare significativa al nostro discorso: gli innovatori tendono a far fare questa fine a tutti gli altari, laterali o maggiori che siano.
Notiamo che esistono parecchie modifiche. La mensa è totalmente scomparsa e quanto rimane è – in maniera inequivocabile – un puro supporto per delle piante e un cartello. Questa soluzione, infatti, è la logica conseguenza alla quale giunge la scelta conservatrice appena esaminata. Gli scalini d’accesso all’altare sono stati soppressi, lo stesso dicasi per le tre tovaglie. I candelieri superstiti oramai perdono totalmente il loro significato e rimangono come elementi puramente decorativi (di cosa, infatti, dovrebbero sottolineare la dignità?). La croce è assente (a che servirebbe?). Il tutto infonde una fredda sensazione tombale. L'altare, in realtà, non esiste più.
Con questi presupposti come potremo mai rappresentare la figura sacerdotale? Qui non si può fare alcun rimando al sacrificio (infatti il sacerdote celebra su una tavola distante da questo "non-altare", tavola che fa ricordare, semmai, esclusivamente un pasto); non esiste alcuna unità tra la funzione sacerdotale e quest'oggetto desacralizzato al cui accesso sono stati simbolicamente levati i gradini, in caso ci fosse ancora qualcuno che lo volesse utilizzare. Ci troviamo inevitabilmente davanti ad un concetto sacerdotale di altro tipo. Questo conferma l'esistenza d'un legame chiaro, seppur non sempre evidente, tra questa (dis)soluzione e quella conservatrice. Alla fine, il conservatore odierno è un innovatore mascherato e ben poco ha a che fare con un uomo tradizionale!
Una sintesi conclusiva
Quest’analisi che, per forza di cose, è sommaria, vuole, tuttavia, gettare una sana provocazione, dal momento che non è per nulla fantasiosa ma ampiamente riscontrabile. Negli ultimi decenni gli altari in qualsiasi chiesa cattolica sono stati umiliati o rovinati, nell'idea d'adattarli alle situazioni contemporanee. Non ci si avvede, però, che così facendo non solo s’umilia la funzione sacerdotale in se stessa, ma si deprime assai anche quel senso di trascendenza al quale dovrebbe rimandare ogni chiesa.
Una fede ridotta solo a pura condivisione d’ideali terreni, un sacerdote ridotto a presidente d’assemblea, un altare ridotto a tavola per commensali, non può ch'essere un’alterazione sostanziale del Cristianesimo nel quale pure la fede nella divinità di Cristo potrebbe essere stata intaccata (con la conseguente invalidità delle celebrazioni sacramentali).
E questo, evidentemente, spiega il passaggio tra l’altare tradizionale, quello adattato e trasformato dai conservatori e, alla fine, quello annullato dagli innovatori. Rimanere nella tradizione, invece, significa saper tramandare i forti significati trascendenti, senza necessariamente ripetere gli stessi stili. In questo caso, ci si trova in una tradizione vivente, che vive nel suo tempo sapendo trovare il giusto equilibrio tra le esigenze del linguaggio contemporaneo e l’immutabilità della tradizione. E’ esattamente quello che oggi, in gran parte, non si può o non si vuole raggiungere.
fonte: http://traditioliturgica.blogspot.com
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