La carta, si sà, si fa scrivere. Puo' succedere, così, che si dicano cose errate o imprecise. Una "leggenda metropolitana" all'interno del mondo cattolico è quella per cui Giovanni XXIII ha voluto il cambiamento che, poi, si è prodotto sia nella liturgia sia nello stile generale del mondo cattolico.
Nel 1973 l'allora cardinale Giuseppe Siri, interpellato sulla possibile santità di questo papa, così si esprimette:
"[Giovanni XXIII] rivelò che era addolorato per la piega che stava prendendo il Concilio, stette al gioco perché la Chiesa non ne avesse un danno: portò con sé un dramma. [...]
Vedeva il male [le tendenze antitradizionali?], ma ebbe la forza di sopportare onde nesuno ne avesse scapito. Posso dire che il papa è morto in un vero dramma. [...]
Il Servo di Dio era moderatissimo: in fatto di liturgia era per dei rintocchi minimi. [...]
Ad un certo momento, due Cardinali, nella Commissione di cui ho parlato sopra per il Concilio, dissero che era troppo la Messa prima di ogni Sessione di Concilio: il Papa volle sapere che ne pensavo io; gli dissi che se non fosse stata celebrata la Messa, il Concilio sarebbe passato alla storia come irreligioso, non solo, ma che in Concilio vi era più bisogno di preghiera che di pensare e che altrimenti, qualche giorno avremo dato scandalo a tutta la Chiesa. [...]
Il papa Giovanni XXIII non parlò molto di "aggiornamento": certamente non pensò come fu presa la parola da taluni dopo di lui.
Card. Giuseppe Siri, deposizione del 1973 al processo di beatificazione e canonizzazione del servo di Dio Giovanni XXIII; in "Romana Canoniz. Servi Dei Iohannis Papae XXIII Summi Pontificis (1881-1963), Summarium, Roma 1992, pp. 1125-1137.
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