di Roberto de Mattei, 3 dicembre 2025
Il 4 novembre 2025 è stata pubblicata la Nota dottrinale Mater Populi Fidelis, con cui il Dicastero per la Dottrina della Fede vuole chiarire il significato e i limiti di alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera di salvezza. La dichiarazione ha suscitato sgomento e costernazione tra i semplici fedeli, ma anche tra i mariologi, perché rappresenta un’oggettiva diminuzione dei privilegi riservati alla Madonna dalla Tradizione della Chiesa. C’è da chiedersi ora quali saranno le sue conseguenze sul piano pratico.
Per orientarsi nell’orizzonte di confusione creato dal documento, è giunto più che opportuno uno scambio verbale tra Diane Montagna e il cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero della Fede, che la vaticanista ha pubblicato il 27 novembre sulla sua pagina Substack. Rispondendo alla giornalista, il cardinale Fernández ha spiegato che l’affermazione contenuta nel n. 22 della nota dottrinale Mater Populi fidelis – secondo cui «è sempre inappropriato» usare il titolo “Corredentrice” per definire la cooperazione di Maria all’opera di Redenzione di Cristo riguarda esclusivamente l’uso ufficiale del titolo “Corredentrice”, vale a dire, nei testi liturgici e nei documenti della Santa Sede, ma non si estende alla devozione privata o alle discussioni teologiche tra fedeli.
Il momento centrale dell’intervista riguarda il significato dell’espressione «sempre inappropriato» riferita al titolo di Corredentrice, Diane Montagna chiede se il termine, secondo cui è «sempre inopportuno utilizzare il titolo ‘Corredentrice’ (…) si riferisce anche al passato, soprattutto considerando che questo titolo è stato usato da santi, dottori della Chiesa e dal magistero ordinario?». Il cardinale risponde: «No, no, no. Si riferisce al momento attuale (…)». La giornalista incalza: «Dunque “sempre” significa “d’ora in avanti?», il cardinale conferma: «D’ora in avanti, senza dubbio». La giornalista, non soddisfatta, chiede nuovamente un chiarimento sul valore della parola «sempre». Fernández ribadisce che non si riferisce al passato, ma unicamente al presente, limitatamente ai documenti ufficiali.
Bisogna prendere atto di questa importante precisazione. Nella Nota dottrinale l’avverbio “sempre” non ha lo stesso senso che ha nel linguaggio comune. Qualsiasi persona ragionevole sa che l’avverbio “sempre” indica un periodo di tempo ininterrotto, senza eccezioni, comprendente il passato e il futuro. La legge divina e naturale, ad esempio, è valida sempre, in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni situazione. Nella risposta del cardinale, invece, il termine “sempre” viene ridefinito come vincolato soltanto al presente e, ipoteticamente al futuro: «d’ora in avanti». Ma se, come afferma il prefetto, «sempre» significa soltanto «a partire da adesso», la conseguenza è che come c’è stato un cambiamento dal passato al presente, potrebbe esserci un cambiamento dal presente al futuro. Ciò significa che la Mater fidelis, pur presentandosi come una nota dottrinale, fonda le sue ragioni su misure di ordine pastorale, soggette a condizioni di natura storica. La valutazione che il documento esprime dei titoli mariani nel documento non è assoluta e permanente, ma momentanea e contingente.
Il cardinale conferma il carattere provvisorio della Nota con le parole seguenti: «Questa espressione (Corredentrice) non sarà usata né nella liturgia, cioè nei testi liturgici, né nei documenti ufficiali della Santa Sede» ma, «se voi, insieme al vostro gruppo di amici, ritenete di comprendere bene il vero significato di questa espressione, avete letto il documento e vedete che anche i suoi aspetti positivi sono lì affermati, e desiderate esprimere proprio questo all’interno del vostro gruppo di preghiera o tra amici, potete usare il titolo, ma non sarà usato ufficialmente, cioè né nei testi liturgici né nei documenti ufficiali».
Il termine che non è appropriato usare «né nei testi liturgici né nei documenti ufficiali», può essere lecitamente utilizzato in tutto ciò che si situa al di fuori di questaridotta estensione. La proibizione riguarda solo l’ambito «ufficiale». Se infatti un gruppo di fedeli «capisce bene il vero significato dell’espressione» (ossia la cooperazione subordinata di Maria a Cristo), «ha letto il documento e ne condivide il senso», allora può usare liberamente il titolo di Corredentrice.La conclusione è che i fedeli restano liberi di credere e promuovere la verità secondo cui Maria è sempre stata Corredentrice e Mediatrice di tutte le Grazie, lavorando affinché tali verità siano proclamate dogma di fede. Se l’uso del titolo di Corredentrice non era inappropriato nel passato, potrebbe non esserlo domani. La verità della Corredenzione di Maria, pur non essendo mai stata proclamata come dogma, appartiene al patrimonio dottrinale della Chiesa. La Nota del Dicastero della fede lo ammette, circoscrivendo i limiti del suo uso al presente e in determinate circostanze. Ma, proprio per tale ragione, questo titolo mariano, pur non essendo annoverato come dogma ufficiale della Chiesa, potrebbe divenirlo in futuro. E questo la Nota del dicastero della Fede non lo esclude e non può escluderlo.
La definizione dogmatica dell’Immacolata risale al 1854 e quella dell’Assunzione al 1950. Dal momento di quelle date, ogni cattolico che rifiuta queste verità cade nell’eresia, ma la Madonna è “sempre” stata Immacolata ed Assunta. Allo stesso modo siamo liberi non solo di credere che la Madonna è sempre stata Corredentrice e Mediatrice di tutte le Grazie, ma anche di operare con tutte le nostre forze, affinché queste verità siano proclamate al più presto come dogma di fede, in modo che ogni cattolico sia obbligato a credere per sempre, ciò che al presente viene valutato inappropriato, ma che sempre è stato vero.
All’ultima domanda posta dalla vaticanista: «Voi (cioè il Dicastero per la dottrina della fede) avete consultato qualche mariologo per la nota dottrinale Mater Populi fidelis?» il Prefetto della Dottrina per la Fede risponde: «Sì, molti, molti, così come teologi specializzati in cristologia».
Tuttavia, padre Maurizio Gronchi, consultore del Dicastero della Dottrina della Fede, che ha presentato il documento con il cardinale Fernández, ha dichiarato ad ACI Prensa il 19 novembre che«non è stato possibile trovare mariologi disposti a collaborare», osservando che né i membri della Pontificia Facoltà teologica Marianum, né quelli della Pontificia Accademia mariana internazionale hanno partecipato alla presentazione presso la Curia dei Gesuiti, un «silenzio» che, a suo avviso, «può essere interpretato come dissenso» (https://www.aciprensa.com/noticias/119297/es-supersticion-pensar-que-la-virgen-frena-la-ira-de-dios-dice-experto-vaticano-sobre-titulo-de-corredentora).
Una indiretta conferma dell’esistenza di questo dissenso è venuta da un noto mariologo, padre Salvatore Maria Perrella, OSM, il quale ha dichiarato che Mater Populi Fidelis «avrebbe dovuto essere preparato da persone competenti in materia», come a dire che il documento è stato redatto da persone prive di competenza mariologica e, si potrebbe rispettosamente aggiungere, anche poco adeguate nel buon uso della logica…
Ma poiché ora sappiamo che l’intento della Mater Populi Fidelis non è imporre limiti arbitrari alla devozione mariana o negare la partecipazione di Maria all’opera redentrice di Cristo e che il “divieto” riguarda solo l’uso ufficiale del titolo “Corredentrice” nei testi liturgici e negli atti del Magistero, senza estendersi alla devozione privata né ai dibattiti teologici, quale occasione migliore, per scendere nell’agone?
Ribadiamo quanto abbiamo scritto all’indomani della pubblicazione del documento: «Noi siamo convinti che oggi esiste nel mondo un manipolo di sacerdoti e di laici, di animo nobile e coraggioso, pronti ad impugnare la spada a due tagli della Verità per proclamare tutti i privilegi di Maria e gridare, ai piedi del suo trono: “Quis ut Virgo?”. Su di loro scenderanno le grazie necessarie alla lotta in questi tempi tempestosi. E forse, come accade sempre nella storia quando si tenta di oscurare la luce, il documento del Dicastero della fede che vuole minimizzare la Beatissima Vergine Maria, ne confermerà, senza volerlo, l’immensa grandezza» (https://www.corrispondenzaromana.it/quis-ut-virgo/).

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