sabato 29 ottobre 2022

Lucetta Scaraffia è allarmata dalla parola "natalità"




L'aborto non è a rischio con il governo Meloni, scrive Lucetta Scaraffia tirando un sospiro di sollievo. La scrittrice, firma notissima nel mondo cattolico (e già vicepresidente di Scienza e Vita), bolla come ideologici l'aiuto alle madri per superare le costrizioni economiche e il riconoscimento giuridico del concepito.



RADICATTOLICI
EDITORIALI

Stefano Fontana 29-10-2022

Molti si stanno esercitando a prevedere cosa farà il nuovo governo Meloni nei vari ambiti dell’agenda politica. L’esercitazione riguarda prima di tutto i temi oggi ritenuti “caldi”, dalle bollette alla guerra. Non mancano, però, coloro che cercano di guardare avanti anche sui temi cosiddetti “etici”, oggi chiamati spesso “dei nuovi diritti”. La Meloni aiuterà le donne a non abortire? Applicherà la 194? La ritoccherà? La abolirà? Riprenderà in mano la legge Cirinnà? Tra chi si sta cimentando in previsioni su questi campi minati, c’è anche Lucetta Scaraffia, che su La Stampa del 26 ottobre ha pubblicato un suo commento dal titolo Perché l’aborto non è a rischio. Che nel governo Meloni – secondo la Scaraffia – l’aborto non sia a rischio è un bene e nel suo commento lei esprime questa valutazione come tirando un sospiro di sollievo, un “meno male che non è a rischio!”.

Lucetta Scaraffia ha svolto un certo ruolo dentro il mondo cattolico negli ultimi anni. Ha scritto molti libri di argomento religioso, è stata vicepresidente dell’associazione Scienza e Vita, oggi purtroppo volutamente congelata dall’alto, ha curato per diversi anni il mensile Donne Chiesa mondo de L’Osservatore Romano, è stata opinionista ascoltata. Ricordo, inoltre, che è membro del Comitato Nazionale di Bioetica. Come mai una cattolica come la Scaraffia tira un respiro di sollievo se “l’aborto non è a rischio” nel governo Meloni? La lettura del suo commento del 26 ottobre ce lo spiega.

L’autrice vede che nel governo ci sono dei pericoli per l’aborto e, in generale, per la cultura dei diritti. Il principale di questi pericoli è, secondo lei, nell’uso frequente, nei programmi e nei discorsi per la fiducia in parlamento, della parola “natalità”, che la Scaraffia considera “gravida di minacce”. La sua adesione alla cultura dei diritti non è motivata, viene solo affermata come cosa ovvia e giusta. Nessuna perplessità sulla pericolosità di diritti senza doveri, oppure sulla esaltazione dei diritti soggettivi anche in contrato con il diritto oggettivo, nessun timore o preoccupazione per la interpretazione libertaria dei diritti fatti coincidere con i desideri. Tutti questi elementi sono ben presenti oggi nella cultura dei diritti, ma la Nostra non vi fa cenno.

Stupisce molto anche l’attacco alla semplice parola “natalità”, considerata gravida di minacce. Ma se la parola natalità è considerata tale, vuol dire che il suo contrario, ossia la “denatalità”, deve essere considerata positivamente. Certo la natalità può essere perseguita con diversi scopi e per varie motivazioni: non estinguersi come nazione, avere manodopera autoctona, ridurre il costoso invecchiamento della popolazione e anche difendere e proteggere la vita. Scopo del cattolico in politica è di elevare il livello delle motivazioni, senza però considerare quelle più prosaiche come “minacce”.

Cosa farà il ministro della famiglia Eugenia Roccella? – si chiede la Scaraffia. La sua speranza è che Eugenia non rinneghi il suo passato radicale – passato che concerne anche Scaraffia – ma che stabilisca con esso un rapporto di positiva ed equilibrata elaborazione. E che non si faccia sommergere o coinvolgere da altre logiche interne alla maggioranza, rappresentate soprattutto dal disegno di legge Gasparri, che il commento di Scaraffia considera un immane pericolo.

La proposta Gasparri vuole conferire personalità giuridica all’embrione umano, una proposta che Scaraffia paragona ad un «avvelenamento dei pozzi» teso a «impedire qualsiasi discussione seria e ragionevole sul tema aborto». Ciò, secondo lei, riporterebbe il discorso ad una rissa tra chi vuole a tutti i costi garantire la libertà femminile ad abortire e chi vuole a tutti i costi garantire i diritti del nascituro. Ambedue le posizioni sarebbero ideologiche. In particolare, sarebbero ideologiche queste due iniziative: «aiutare finanziariamente le donne spinte ad abortire dalle difficoltà economiche» e «voler attribuire l’identità di soggetto giuridico a un embrione, che è una potenzialità di vita ma che senza il consenso della donna che lo porta in grembo non potrà mai arrivare ad esistere come persona».

La condanna come ideologiche di queste due iniziative da parte della Scaraffia rivelano in lei una cappa mentale dogmaticamente ideologica. Quella che lei chiama «rissa», altro non è che una disputa per far prevalere il bene sul male, la qual cosa spesso richiede una vera e propria lotta e non solo una discussione tesa al compromesso. Sarebbe ideologico aiutare finanziariamente le donne in difficoltà e non lo sarebbe lasciarle alla loro miseria per non condizionare la loro libertà di scelta, che la loro situazione impedisce? L’embrione umano sarebbe «una potenzialità di vita»? Ma dove è andata a prendere questa assurda espressione la Scaraffia? Se l’embrione umano è vita umana lo è in atto e non in potenza dato che ciò che è, è in atto, e per di più è l’atto primo di un soggetto, per motivi essenziali anche se gli atti secondi dell’esistenza arriveranno in seguito. La sua essenza contiene infiniti elementi da sviluppare, ma lui c’è già.

Se anch’io dovessi scrivere un commento su La Stampa, lo titolerei così: Governo Meloni, l’aborto a rischio! E tirerei un sospiro non di sollievo ma di speranza.




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