Un gruppo abortista pubblica foto di sacche gestazionali ben “ripulite” per nascondere la realtà dell’embrione a 5-9 settimane. Il britannico Guardian e, in Italia, The Vision rilanciano le immagini, con titoloni che ingannano i lettori. Una mistificazione smentita da biologia ed ecografie, che mostrano tutta l’umanità del nascituro fin dalle prime settimane nel grembo materno.
Ermes Dovico, 28-10-2022
I sostenitori dell’aborto hanno sempre dovuto far uso di un bel cumulo di menzogne - dalle iperboliche cifre sugli aborti clandestini al terrorismo di certi medici su presunte malformazioni dei nascituri (vedi lo sciacallaggio sul disastro di Seveso) - per creare consenso attorno alla pratica e giungere alla sua legalizzazione. Ma la madre delle menzogne è sempre stata quella di cercare di ridimensionare e perfino cancellare l’umanità del bambino in grembo, dipinto come mero «grumo di cellule».
Lo sa benissimo un gruppo abortista statunitense, Mya Network, di recente formazione, che ha tra i suoi obiettivi dichiarati quello di «aiutare a normalizzare culturalmente l’aborto». E per normalizzarlo serve mentire o al più mostrare mezze verità, per giunta presentate in modo da confondere chi non conosce le basi della biologia e non ha mai visto - cosa incredibile a dirsi oggi - un’ecografia. È così che Mya Network ha pubblicato una serie di fotografie raffiguranti una parte della realtà osservabile tra 5 e 9 settimane di gravidanza: la sacca gestazionale, cioè la “casa” che si sviluppa, a quello stadio, attorno all’embrione. Il gruppo abortista da un lato è costretto ad ammettere che le foto rappresentano la sacca “ripulita” dal sangue e dalla decidua mestruale, ma dall’altro - con un cocktail di immagini e parole - fa passare il suo messaggio ingannevole, affermando che «in questa fase [appunto fino a 9 settimane, ndr] non è visibile un embrione». Ma la realtà è che l’embrione non è visibile per i maneggi dei sanitari di Mya Network, che oltre al sangue hanno verosimilmente rimosso tutti i resti dei bambini abortiti.
In un mondo normale la bufala sarebbe rimasta confinata alle pagine online del suddetto gruppo abortista, ma purtroppo l’ideologia contro la vita nascente si accompagna sempre a una grancassa mediatica ben collaudata. Alcuni organi della stampa mainstream hanno infatti pensato che le foto sensazionali di Mya Network fossero un’occasione troppo ghiotta per accusare di falsità il mondo pro vita (che ricorda come l’embrione sia un nostro fratellino in miniatura). Se poi si accompagnano quelle foto a titoli altrettanto sensazionali, la mistificazione si diffonde alla velocità della luce… Come infatti è avvenuto. Il primo a cogliere la palla al balzo è stato, a quanto pare, il britannico Guardian. Foto della sacca gestazionale in bella mostra e titolo: «What a pregnancy actually looks like before 10 weeks - in pictures» («Che aspetto ha davvero una gravidanza prima delle 10 settimane - nelle foto»).
Lo sa benissimo un gruppo abortista statunitense, Mya Network, di recente formazione, che ha tra i suoi obiettivi dichiarati quello di «aiutare a normalizzare culturalmente l’aborto». E per normalizzarlo serve mentire o al più mostrare mezze verità, per giunta presentate in modo da confondere chi non conosce le basi della biologia e non ha mai visto - cosa incredibile a dirsi oggi - un’ecografia. È così che Mya Network ha pubblicato una serie di fotografie raffiguranti una parte della realtà osservabile tra 5 e 9 settimane di gravidanza: la sacca gestazionale, cioè la “casa” che si sviluppa, a quello stadio, attorno all’embrione. Il gruppo abortista da un lato è costretto ad ammettere che le foto rappresentano la sacca “ripulita” dal sangue e dalla decidua mestruale, ma dall’altro - con un cocktail di immagini e parole - fa passare il suo messaggio ingannevole, affermando che «in questa fase [appunto fino a 9 settimane, ndr] non è visibile un embrione». Ma la realtà è che l’embrione non è visibile per i maneggi dei sanitari di Mya Network, che oltre al sangue hanno verosimilmente rimosso tutti i resti dei bambini abortiti.
In un mondo normale la bufala sarebbe rimasta confinata alle pagine online del suddetto gruppo abortista, ma purtroppo l’ideologia contro la vita nascente si accompagna sempre a una grancassa mediatica ben collaudata. Alcuni organi della stampa mainstream hanno infatti pensato che le foto sensazionali di Mya Network fossero un’occasione troppo ghiotta per accusare di falsità il mondo pro vita (che ricorda come l’embrione sia un nostro fratellino in miniatura). Se poi si accompagnano quelle foto a titoli altrettanto sensazionali, la mistificazione si diffonde alla velocità della luce… Come infatti è avvenuto. Il primo a cogliere la palla al balzo è stato, a quanto pare, il britannico Guardian. Foto della sacca gestazionale in bella mostra e titolo: «What a pregnancy actually looks like before 10 weeks - in pictures» («Che aspetto ha davvero una gravidanza prima delle 10 settimane - nelle foto»).
In Italia, il 21 ottobre, a due giorni dall’articolo del Guardian, ci ha pensato la testata The Vision, seguitissima sui social network, a rilanciare la bufala. Il titolo, in questo caso, è ancora più netto: «Ecco cosa viene realmente espulso in un aborto entro le prime 10 settimane. Non manine e piedini come mostrano gli anti-abortisti» (vedi foto). Nella prima versione del post di Vision si affermava che «negli scatti è visibile come durante le prime nove settimane di gravidanza non vi sia alcun embrione» (vedi qui per una ricostruzione). Il contenuto del post, pur sempre viziato dalla stessa approssimazione ideologica, è stato poi in parte modificato, aggiungendo il particolare dei tessuti «ripuliti dal sangue». Ma il titolo e la relativa foto - gli elementi di maggior rilievo - sono rimasti gli stessi. Risultato: solo su Instagram, oltre 112 mila “mi piace”, tra cui quello dell’influencer Chiara Ferragni.
Tra le tante possibilità oggi esistenti, basta prendere un libro di embriologia o consultare qualunque seria fonte su Internet dedicata alla materia per constatare come, a 8-9 settimane, l’embrione - già ben visibile e grande circa quanto un acino d’uva - vada assumendo forme sempre più definite (vedi qui i 23 stadi di Carnegie in alta definizione) e siano distinguibili occhi, naso, bocca, mani, piedi, eccetera. «Ma com’è possibile arrivare a negare cose del genere?», ci dice al telefono il professore e ginecologo Giuseppe Noia, luminare nel campo della medicina fetale e delle cure prenatali. «A 6 settimane è già iniziato lo sviluppo di olfatto, gusto, udito e vista. Una settimana dopo - aggiunge il professor Noia - inizia anche il tatto e all’ottava la sensibilità cutanea nel volto. Tra 6 e 12 settimane si sviluppano i movimenti del tronco e degli arti, e così via. Con le ecografie tutto questo si può vedere. Contra factum non valet argumentum», conclude il ginecologo.
I fatti sullo sviluppo dell’embrione sono talmente evidenti che anche non pochi utenti dichiaratamente pro aborto - ma più informati della media, in mezzo alle decine di migliaia di like a sostegno del post - si sono sentiti in dovere di prendere le distanze dalla disinformazione diffusa, nel panorama italiano, da The Vision. Rimane tuttavia la gravità di quanto avvenuto. La “notizia” - con il suo titolo che raggira i lettori - è appunto ancora lì, a una settimana di distanza. E, comunque, molti di coloro che l’hanno vista (senza darsi la pena di fare un minimo di verifica) saranno rimasti convinti che sono i pro life a raccontare frottole.
Tra le tante possibilità oggi esistenti, basta prendere un libro di embriologia o consultare qualunque seria fonte su Internet dedicata alla materia per constatare come, a 8-9 settimane, l’embrione - già ben visibile e grande circa quanto un acino d’uva - vada assumendo forme sempre più definite (vedi qui i 23 stadi di Carnegie in alta definizione) e siano distinguibili occhi, naso, bocca, mani, piedi, eccetera. «Ma com’è possibile arrivare a negare cose del genere?», ci dice al telefono il professore e ginecologo Giuseppe Noia, luminare nel campo della medicina fetale e delle cure prenatali. «A 6 settimane è già iniziato lo sviluppo di olfatto, gusto, udito e vista. Una settimana dopo - aggiunge il professor Noia - inizia anche il tatto e all’ottava la sensibilità cutanea nel volto. Tra 6 e 12 settimane si sviluppano i movimenti del tronco e degli arti, e così via. Con le ecografie tutto questo si può vedere. Contra factum non valet argumentum», conclude il ginecologo.
I fatti sullo sviluppo dell’embrione sono talmente evidenti che anche non pochi utenti dichiaratamente pro aborto - ma più informati della media, in mezzo alle decine di migliaia di like a sostegno del post - si sono sentiti in dovere di prendere le distanze dalla disinformazione diffusa, nel panorama italiano, da The Vision. Rimane tuttavia la gravità di quanto avvenuto. La “notizia” - con il suo titolo che raggira i lettori - è appunto ancora lì, a una settimana di distanza. E, comunque, molti di coloro che l’hanno vista (senza darsi la pena di fare un minimo di verifica) saranno rimasti convinti che sono i pro life a raccontare frottole.
Del resto, per arrivare alla normalizzazione dell’aborto, auspicata dall’ideologia abortista ed esplicitata da Mya Network, non si può sottilizzare sui mezzi: bisogna anestetizzare le menti e nascondere la realtà del bambino nel grembo materno. Nei decenni lo si è fatto, come accennato, in tanti modi, spostando il discorso attorno all’aborto verso tutti quei temi che potessero distrarre la popolazione e farle perdere di vista che il “diritto” che viene rivendicato riguarda il corpo, la vita di un altro essere umano (nella foto, un embrione a circa 7 settimane). Da decenni gli abortisti senza se e senza ma dicono che bisogna rendere le donne “libere” di scegliere, mentre nascondono loro gli aiuti e le informazioni più basilari, facendo la guerra alle ecografie, che hanno il torto di mostrarci bambini innocenti in tutta la loro umanità. Da decenni tentano di far sparire il nascituro dal dibattito pubblico sull’aborto. Ora cercano di farlo sparire anche dalle foto.
Nessun commento:
Posta un commento