giovedì 26 maggio 2022

Cordileone-Pelosi: un intervento dagli effetti salutari







Di Samuele Salvador 24 MAG 2022

“Lei non si deve presentare per la Santa Comunione e, se lo farà, non dovrà esservi ammessa, fintantoché non avrà ripudiato pubblicamente il suo appoggio alla legittimazione dell’aborto, si sia confessata ed abbia ricevuto l’assoluzione di questo grave peccato nel Sacramento della Penitenza”.

Con queste parole, in una lettera datata 19 maggio 2022, resa pubblica il giorno successivo, l’Arcivescovo di San Francisco (California, USA), Salvatore Cordileone, ha informato la Presidente della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi che nei suoi confronti verrà applicato il canone 915 del Diritto Canonico che prevede la sua non ammissione alla Comunione.

L’Arcivescovo Cordileone motiva questo grave provvedimento alla Pelosi (fedele della sua diocesi) scrivendo: “Un legislatore cattolico che, dopo aver conosciuto l’insegnamento della Chiesa, appoggi l’aborto procurato commette peccato grave e manifesto, il quale è causa di scandalo ancor più grande nel prossimo. Pertanto la legge della Chiesa universale prevede che questa persona non sia ammessa alla Santa comunione”.

Non si tratta di un fulmine a ciel sereno: Cordileone ricorda alla Presidente di aver seguito le indicazioni pastorali dell’allora (2004) Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger, il quale raccomandava in questi casi di incontrare il politico, istruirlo circa l’insegnamento della Chiesa e avvertirlo delle conseguenze in caso di mancata cessazione della situazione di peccato. Si rammarica però di non aver mai ricevuto risposta alle sue numerose richieste di poter incontrare la Pelosi, avanzate da quando la democratica aveva proposto di rendere legge federale il contenuto della sentenza della corte Suprema Roe v. Wade in risposta all’approvazione in Texas, lo scorso settembre, della “Heartbeat Bill” che proibisce l’aborto dal momento in cui è possibile rilevare il battito cardiaco del feto.

In una Nota al proprio clero, pubblicata congiuntamente alla lettera, l’Arcivescovo di San Francisco chiarisce come la posizione della Pelosi sia divenuta sempre più estrema negli anni e in particolare negli ultimi mesi, giungendo a citare la propria “fede cattolica” a giustificazione della propria idea di aborto quale “scelta”.

Nella medesima nota Cordileone rigetta preventivamente l’accusa di fare dell’Eucaristia un’arma politica, ribadendo che il suo intento è pastorale. Ammette che la decisione non sia stata presa a cuor leggero, ma che sia stato spinto dalla cura per i tanti fedeli scandalizzati dalle posizioni della Pelosi e dal pericolo che queste costituiscono per l’anima della stessa.

Rivolgendosi infine ai fedeli della propria diocesi in un comunicato che spiega loro la decisione presa, l’Arcivescovo ammette il ruolo avuto dalle numerose lettere ricevute che esprimevano lo scandalo suscitato dalle posizioni assunte da figure pubbliche circa l’aborto.

Raccomanda loro preghiera e atti di penitenza in favore di Nancy Pelosi, sottolineando con compiacimento la sentita partecipazione alla scorsa campagna “una rosa e un Rosario per Nancy”. Da ultimo rinnova l’invito a prendere parte alle concrete attività pro vita della diocesi.

Si tratta di una misura che non è passata inosservata, né lo sarà in futuro. Cordileone stesso, con un laconico “il sacerdozio non è per i deboli di cuore…”, mette in guardia il proprio clero dal probabile aumento nel prossimo futuro di atti di disturbo e di violenza, che già si sono verificati in tutto il Paese in seguito alla fuga di notizie di un possibile ribaltamento della sentenza Roe v. Wade.

Qualcuno potrà ritenere che siano stati rispolverati metodi medioevali, di scontro tra potere spirituale e temporale. Tuttavia, oltre agli effetti sulla Pelosi cui è direttamente rivolto, questo provvedimento svolgerà una importante azione di catechesi dei fedeli, come pure dei non credenti, eliminando ogni ambiguità sul tema in ambito politico.

Prendendo esempio (e coraggio) altri pastori della Chiesa potrebbero auspicabilmente fare altrettanto nei confronti dei molti politici che, in ogni parte del mondo, incuranti degli effetti nefandi (e mortiferi, nel caso dell’aborto) considerano la fede come una vestaglia, buona solo tra le mura domestiche.

Che alla Casa Bianca debbano iniziare a temere l’arrivo del postino?

Samuele Salvador









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