domenica 25 aprile 2021

I diversi tipi di profezia e il ruolo della libertà e della penitenza nello stornare i castighi


La distruzione di Sodoma





La profezia di minaccia o condizionata
Il potere enorme della libera volontà e della penitenza





Don Stefano Carusi

Iddio conosce il futuro e può liberamente scegliere di rivelare eventi futuri, ivi comprese le catastrofi che possono abbattersi sul mondo, lo ha fatto in passato sia nella Rivelazione pubblica (si pensi alla distruzione di Gerusalemme, alla strage e alla dispersione del popolo ebraico, profetizzate da Gesù e puntualmente realizzatesi nel 70 d. C.) o nella Rivelazione privata (si pensi a quanto annunciato a Fatima e già puntualmente realizzatosi, come la fine della Prima Guerra mondiale e lo scoppio della Seconda, la diffusione dei funesti errori del Comunismo e quanto ancora non è giunto a compimento, come il Terzo Segreto).

Il piano della Provvidenza non disdegna affatto di aggiungere alla cosiddetta Rivelazione pubblica - la Tradizione e la Scrittura - le Rivelazioni private autentiche, che possono contenere anch’esse degli avvertimenti per la Chiesa o per le nazioni perché si rimettano sulla retta via. Così fa spesso Dio nell’Antico Testamento, mettendo in guardia Israele per la sua infedeltà e minacciando il giusto castigo se il popolo non si converte. In alcuni casi quindi l’avvenimento profeticamente annunziato si distingue dalla sua realizzazione effettiva, senza che ciò significhi che la predizione è falsa. Questa precisazione si rende particolarmente necessaria in un’epoca che conosce degli avvertimenti profetici anche autorevolmente approvati dalla Chiesa. Un’epoca inoltre che - per la sua grave infedeltà - è oggettivamente e tragicamente meritevole di castighi sia nel mondo che nella Chiesa. E, se da un lato ci può essere la tendenza razionalista a disprezzare le profezie e gli avvertimenti del Cielo ignorandoli orgogliosamente, dall’altro può svilupparsi una tendenza a rassegnarsi passivamente ad futuro imminente castigo, nella convinzione dell’ineluttabilità delle pene annunciate. Razionalismo e indifferentismo da un lato, soprannaturalismo disordinato e pigrizia spirituale dall’altro, concorrono, per vie diverse, a negare la cooperazione alla salvezza che Dio chiede al nostro libero arbitrio.

In questo articolo vorremmo offrire una breve spiegazione della distinzione fra i diversi tipi di profezia secondo San Tommaso, soffermandoci proprio sulla profezia di minaccia, messa in relazione al piano della misericordiosa Provvidenza di Dio, perché risalti tutto il potere che Dio affida alla nostra libera volontà nello stornare o nel ridurre i castighi ed emerga quindi tutta la responsabilità di ciascuno di noi, non solo dei grandi prelati o dei governanti in genere, ma anche del più piccolo dei fedeli.


Profezia di prescienza e profezia di minaccia


San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae, alla questione 174 della Secunda Secundae, dopo aver affrontato la natura, la causa e il modo della conoscenza profetica, si occupa dei diversi tipi di profezia. Nel corpus del primo articolo1 afferma che vi sono profezie che descrivono l’avvenimento futuro così come esso avverrà con assoluta certezza, e vi sono altre profezie che descrivono quel che l’infallibile scienza divina rivela non tanto sulla sicura realizzazione dell’evento, quanto sull’ineluttabile rapporto fra causa ed effetto2.

San Tommaso tanto nella Summa Theologiae che nel De Veritate parla nel dettaglio di tre tipologie di profezia: di predestinazione, di prescienza, di minaccia. Quando Dio rivela degli eventi che si compiranno per opera della sola potenza divina, come la Risurrezione di Lazzaro o il concepimento verginale di Cristo3, sta rivelando degli eventi che “non dipendono da noi” ma da Lui solo, si ha la profezia di predestinazione. Il termine stesso di predestinazione sottolinea il fatto che è Dio che “prepara” e non un'altra causa, le libere scelte degli uomini non sono coinvolte direttamente nel compimento di tali cose, Dio “destina” e stabilisce alcuni eventi appunto4. Vi sono poi degli eventi futuri che, pur essendo legati al libero arbitrio dell’uomo, vengono rivelati da Dio esattamente così come si compiranno. E ciò non già per una forma di “predestinazione”, non già perché Dio ha stabilito così, Egli non condiziona le volontà al bene o al male. Dio, conoscendo da tutta l’eternità quel che il libero arbitrio dell’uomo sceglierà, può rivelarne le conseguenze così come effettivamente avverranno. Dio vede passato presente e futuro in un solo sguardo, rivela quindi quell’avvenimento futuro - che è “futuro” solo per la conoscenza di noi uomini - così come effettivamente si realizzerà, ma l’evento si realizzerà in ragione di una libera scelta dell’uomo. E’ questa la profezia di prescienza, che sarebbe più corretto chiamare di “scienza” perché in Dio non c’è un “pre-conoscere”, un “conoscere in anticipo”, ma solo un “conoscere”5. La chiamiamo di “pre-scienza” solo per meglio distinguerla, tenendo conto del nostro tipo di conoscenza che è nel tempo e nella successione.

Vi è poi anche un altro tipo di profezia, ed è appunto quello cui facciamo particolare riferimento, ed essa non è la descrizione dell’evento fausto o infausto come effettivamente si produrrà, ma è la rivelazione del fatto che in presenza di determinate condizioni il futuro sarà ineluttabilmente in un determinato modo. Perciò la si può chiamare profezia “di minaccia” o “condizionata”. La sua realizzazione non è per forza di cose quel che viene “minacciato”, ma l’esito dipende dagli uomini e dalle loro scelte. In questo caso Dio non rivela contestualmente quale sarà la libera scelta degli uomini, ma rivela solo che se gli uomini persisteranno in quella condotta (causa), la punizione sarà ineluttabilmente quella annunciata (effetto). Scrive l’Aquinate : “E in tal modo s’intende la profezia di minaccia: la quale non sempre si compie, ma per mezzo di essa si preannunzia il rapporto di causa e effetto”6. Dio rivela solo, appunto, il rapporto causa-effetto.

Se quella situazione perdura, tale sarà l’esito perché tale è l’orientamento : “Quando la rivelazione fatta al profeta non riguarda se non l’ordinazione delle cause, si parla di profezia di minaccia. In effetti, in questo caso null’altro è rivelato al profeta se non questo: tenuto conto di ciò che ora esiste, tale persona si orienta verso questa cosa o verso quest’altra”7.

Citiamo alcuni esempi: 1) Profezia di predestinazione. Il fatto che Dio avesse scelto che il Salvatore sarebbe nato da una Vergine per la salvezza di tutti, viene annunciato ai profeti e si realizzerà indipendentemente dalla condotta di Israele. E’ quel che Dio ha “destinato”. 2) Profezia di prescienza. La profezia della distruzione di Gerusalemme avverrà con certezza, tuttavia essa non è “ineluttabilmente predestinata”, ma dipende dal rifiuto volontario di Cristo da parte del popolo eletto, essa è legata alla libera volontà d’Israele che Dio conosce, pur senza condizionare, e che rivela in anticipo. 3) Profezia di minaccia. Vi sono profezie il cui esito è rivelato in maniera solo condizionata: “se non farete penitenza, perirete tutti” (Lc 13,5). C’è un “se”, non tutti periremo se faremo penitenza. C’è una minaccia che scaturisce dalla misericordia di Dio, che desidera il bene e minaccia la punizione con largo anticipo, dando la possibilità di emendarsi.

Quindi se la profezia non si verifica non era falsa, ma l’esito della minaccia non si è verificato perché sono cambiati gli orientamenti degli uomini, quindi la profezia si compie sempre perfettamente anche nell’altro caso: gli uomini essendosi convertiti non saranno puniti, quella condizione di colpa venendo meno, viene meno anche il castigo rivelato da Dio e che ad essa era, questo sì, “ineluttabilmente” collegato. Dio non ha "mutato consiglio", se ha legato quella causa a quell’effetto e ha così annunciato agli uomini, questo legame non muterà: “la profezia di minaccia ha assolutamente un’immutabile verità: non riguardo agli avvenimenti delle cose, ma in merito all’ordine delle cause all’evento e che ci sia quest’ordine predetto dal profeta è cosa necessaria sebbene in certe occasioni l’evento non si produca”8.

A volte quindi la minaccia non si avvera, ma ciò non può avvenire perché Dio “ha cambiato idea”, come certo modernismo panteista ed evoluzionista affermerebbe. Dio non muta e Dio non inganna gli uomini, e se un castigo - come l’eterna dannazione per il peccatore che muore impenitente - è annunziato, avverrà così. Dio “non muta consiglio” dice San Tommaso9, ma può e vuole “mutare la sentenza”, ovvero vuole e favorisce che gli uomini cambino, in guisa tale che la sentenza di condanna possa essere ritirata o attenuata, perché l’ordine delle cose da Lui stabilito ha una verità immutabile, mentre mutabili sono le creature e l’orientamento delle loro volontà10. E Dio tiene conto di questo mutabilità, che implica anche il possibile miglioramento e quindi una sentenza mitigata11 laddove non c’è ostinazione.




“Altri quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”

“Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore”: «Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. […] «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo.[…] Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece” (Gio 3, 1-10).

Dio “è lento all’ira” dice il Libro dell’Esodo (34, 6), anche perché laddove la malizia degli uomini avesse ampiamente e ostinatamente meritato il castigo, la sua ira diverrebbe implacabile. E lo sarà tanto di più quanto più ci avrà avvertito, quanto più sarà venuto a cercarci “una seconda volta”. Dopo tanti avvisi inoltre il castigo sarebbe doppiamente meritato, primo per la condotta in sé malvagia e secondo per l’ostinazione ai suoi ammonimenti. Ed è proprio questa la logica dottrinale dei castighi minacciati, non ultimo dalle Apparizioni mariane autentiche del Novecento, Fatima in primis.

Dio ha legato al nostro libero arbitrio quel premio o quel castigo, poiché incontrovertibile è il nesso fra il castigo e l’ammonimento, al punto tale che qualora il castigo si dovesse realizzare non potremo dire che è avvenuto per altre cause. Così è per i dannati nell’Inferno, li rode quel tarlo che ripete loro “se brucio eternamente quaggiù è per causa mia”.

Quindi se l’attuale situazione nella Chiesa e nel mondo intimorisce - giustamente - anche in ragione di quanto annunciato dalle profezie approvate dall’autorità ecclesiastica e la cui realizzazione sembra vicina proprio per l’ostinazione delle nostre volontà, lungi dallo scoraggiarsi o dal rassegnarsi solo all’attesa degli eventi, resta un rimedio per tutti. Fare come gli abitanti di Ninive e non come quelli di Sodoma. C’è un’attività che tutti possiamo esercitare in qualsiasi situazione, ed è quella della conversione permanente perché quei castighi, inesorabilmente promessi se gli uomini persistono nel rifiuto della legge divina, possono altrettanto inesorabilmente essere evitati o ridotti proprio per quel citato rapporto causa-effetto, poiché come dice l’adagio rimuovendo la causa si rimuove l’effetto (remota causa removetur effectus).

In più va ricordato in proposito proprio a tali minacce profetiche, che Dio pur non “mutando consiglio” non vincola la sua clemenza a calcoli da razionalismo matematico. E anche la Scrittura ci ricorda che non richiede in strettissima giustizia la conversione di tutto il popolo perché esso non sia punito, ma - quando la conversione del Capo e con esso di tutta la società sembra impossibile - apprezza anche la conversione e l’offerta di quei pochi che vogliono offrirsi. Il dogma della Comunione dei Santi fa sì che quei benefici guadagnati da pochi si riversino su tutti. Così intercedeva Abramo per Sodoma (Gn 18, 20-33): «“Se vi saranno cinquanta giusti in questa città periranno anch’essi? Non risparmierai tu la città se vi si troveranno?” (…) Gli rispose il Signore: “Se troverò in Sodoma, in tutta la città cinquanta giusti, perdonerò in grazia di loro a tutta la città”. Ed Abramo continuò: “[…] che farai se sono cinque meno di cinquanta? Se sono quarantacinque distruggerai tutta la città?”. Disse il Signore: “Non la distruggerò se ve ne trovo quarantacinque”». Ed Abramo insiste, se fossero solo quaranta, se fossero solo trenta e se fossero solo venti? E ad ogni volta risponde il Signore che “per amore di quei giusti non distruggerà la città” ed infine “Ti supplico Signore non t’adirare se parlo ancora una volta. E se fossero solo dieci?”. Disse: “per quei dieci non la distruggerò”. Ma Sodoma non ascoltò.















1 San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae (S. Th.), IIa IIae, q. 174, a. 1, c.


2 Ibidem.


3 In merito alla volontarietà della risposta della Madonna e al Suo ruolo nell’Incarnazione, cfr. San Tommaso d’Aquino, De Veritate (De Ver.), q. XII, art. 10, ad 6.


4 “Unde et praedestinatio quasi quaedam Dei praeparatio dicitur, hoc autem praeparat quod facturus est ipse, non quod alius”, Ibidem.


5 Ibidem, ad 2.


6 S. Th., IIa IIae, q. 174, a. 1, c.. “Et sic accipitur prophetia comminationis: quae non semper impletur, sed per eam praenuntiatur ordo causae ad effectum”.


7 “Cum ergo fit prophetae revelatio solummodo de ordine causarum, dicitur prophetia comminationis: tunc enim nihil aliud prophetae revelatur nisi quod secundum ea quae nunc sunt talis ad hoc vel illud est ordinatus”, De Ver., q. XII, art. 10, c. Secondo la traduzione di Padre Bonino: «Lors donc que la révélation faite au prophète ne porte que sur l’ordination des causes, on parle de prophétie de menace. en effet, dans ce cas il n’est rien révélé au prophète que ceci: compte tenu de ce qui existe maintenant, telle personne s’oriente vers ceci ou vers cela», Thomas d’Aquin, Questions Disputées sur la vérité, Question XII La Prophétie (De Prophetia), Paris 2006, p. 141.


8 De Ver., q. XII, art. 11, ad 2.


9 De Ver., q. XII, art. 11, ad 3.


10 Ibidem.


11 “Pronior est ad relaxandum poenam quam ad subthraendum promissa beneficia”, S. Th., IIa IIae, q. 174, art. 1, ad 2.





Pubblicato da Disputationes Theologicae






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