sabato 27 aprile 2019

Ci sono duemila Vincent Lambert in Francia. Li uccidiamo tutti?





Bisogna sapere che il caso di Vincent non è isolato: ci sono altri 2.000 pazienti come lui. Il destino di Vincent li preoccupa e preoccupa anche i loro familiari. Non è difficile capire perché pubblichiamo di seguito una nostra [Tempi] traduzione dell’intervento che Tugdual Derville, fondatore di Alliance Vita, ha fatto alla radio francese Rcf per difendere il diritto alla vita di Vincent Lambert.



Tugdual Derville 26 aprile 2019

Voglio parlare di una persona che agli occhi del mondo non ha alcun valore, a causa della sua totale dipendenza, e che si ritrova al centro di un terribile groviglio, prima di tutto familiare, e poi giuridico. Si tratta di Vincent Lambert. Numerosi sviluppi giudiziari hanno portato il Consiglio di Stato a convalidare la quarta decisione di sospendere l’alimentazione e l’idratazione di Vincent, affinché muoia, in risposta alla richiesta di sua moglie e malgrado le proteste dei genitori. Io non voglio ora dettagliare questi sviluppi. Voglio solo sottolineare qualche fatto.

In seguito a un incidente nel 2008, Vincent è in una situazione che oscilla, secondo i pareri medici, tra uno stato detto «neurovegetativo» e uno stato «di minima coscienza». Nel primo, malgrado fasi di veglia e sonno, non si rilevano segnali di comunicazione da parte del paziente. Nel secondo, si possono invece distinguere questi segnali anche se non si sa come interpretarli.

VINCENT NON È IN FIN DI VITA NÉ MALATO

In Francia, esistono unità specializzate dedicate a questi pazienti chiamati «Evc, Epr». Ma Vincent riceve soltanto cure palliative destinate a pazienti in fin di vita. Vincent non può uscire [dall’ospedale], non riceve la fisioterapia nonostante i genitori l’abbiano più volte richiesta. Suo fratello l’ha ricordato ancora ieri: Vincent non è né in fin di vita, né malato, non è attaccato ad alcuna macchina. Non ha bisogno di medicine e respira in modo autonomo. Oggi ha un tetto, un letto e riceve cure igieniche. Viene nutrito e idratato. Una sonda lo alimenta direttamente perché non muoia di fame. Se il collegamento di questa sonda allo stomaco è un intervento chirurgico sul quale si può discutere, la sua alimentazione non dovrebbe più essere considerata come una terapia medica, ma come una cura, un accudimento sempre dovuto.

CI SONO DUEMILA VINCENT IN FRANCIA

Bisogna sapere che il caso di Vincent non è isolato: ci sono circa 2.000 altri pazienti Evc Epr che vivono oggi in Francia. Ho visitato una unità specializzata vicino a Parigi. Medici molto premurosi mi hanno detto quanto sia difficile svolgere il loro lavoro e quanto siano attaccati in modo viscerale a questi pazienti, alle loro famiglie e al loro lavoro stesso a causa dell’entità della dipendenza e della durata dei ricoveri.

Il destino di Vincent li preoccupa e preoccupa anche i familiari degli altri pazienti. Non è difficile capirli. Io penso anche a Jean-Pierre Adams, ex calciatore internazionale [del Paris Saint-Germain e della nazionale francese], che vive in casa [in coma] dal 1982 dopo un incidente di anestesia, accudito da sua moglie.

Nessuno desidererebbe di ritrovarsi in una tale situazione di dipendenza. Ma ciò che vivono tutti questi pazienti resta un mistero. E io penso che il posto che la nostra società è in grado di fare alle persone più fragili è quello che sancisce il suo grado di umanità.

Foto Ansa



















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