(M. F.)
In nome della laicità sono stati condotti in una moschea: è quanto capitato
agli alunni della scuola elementare del Centro di La Louvière, in Belgio,
gestita dal Comune. Si è trattato di una visita organizzata allo scopo,
esplicito, di fare dei distinguo tra le atrocità degli attentati di Parigi e
l’islam, come spiega l’agenzia Médias-Presse-Info, che ha dato ampio
risalto alla notizia.
Gli scolari, scalzi, sono stati ricevuti dall’imam, Mounir ben Hamed, che ha
spiegato loro i fondamenti della religione musulmana, le pratiche di culto,
comprese le posture da assumere, fatte “provare” poi ai ragazzi, «lasciando
fuori dalla porta certi fantasmi – ha dichiarato l’imam, compiaciuto, nel
corso di un’intervista rilasciata all’emittente Rtl – e mostrando,
della moschea, un volto familiare» e rassicurante, sicuramente molto
diverso da quello visto nelle immagini di sangue e di terrore, che lo scorso 13
novembre hanno pietrificato il mondo durante gli attacchi del terrorismo
islamico a Parigi in un ristorante, in una sala concerti, in un bar, nei pressi
dello stadio e nel quartiere di Les Halles, tra spari e le urla di «Allah
akbar».
Particolarmente soddisfatto dell’iniziativa si è detto il direttore della
Maison de la Laicité, Bertrand Trefois, che ha voluto fortemente questa
visita in moschea, convinto, per il fatto di «non avere alcuna
religione» di poter « discutere di tutte», come ha dichiarato
davanti alle telecamere. Mettendo già in agenda, in effetti, nuove tappe, questa
volta alla singagoga di Charleroi, ad una chiesa cattolica, ad un tempio
evangelico e ad uno ortodosso. Un po’ per tutti i gusti, insomma, sia pure con
qualche incomprensibile esclusione.
Tutto a posto, dunque? Nient’affatto. Ciò che la scuola pubblica in questo
modo propina alle giovani generazioni è, infatti, un volto particolarmente
odioso e detestabile del laicismo, quello del sincretismo buonista, che pone
tutte le religioni sullo stesso piano, come al supermercato, riducendole al più
ad agenzie filantropiche, a fenomeni culturali o folcloristici. Non è così.
Anzi: indurre i ragazzi a compiere gesti ed assumere atteggiamenti rituali di
altre confessioni, inchinandosi a falsi dei ed a falsi idoli, significa
corrompere gravemente la purezza della loro fede (quando vi sia) e mancar
totalmente di rispetto verso la sensibilità religiosa loro e delle loro
famiglie.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica è chiaro: «Questa è l’unica Chiesa
di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica»
(n. 811). Ed ancora: «Solo Cristo è la Via della salvezza» (n. 846).
Non solo. Il Catechismo di San Pio X spiega come infedeli siano «i non
battezzati che non credono in alcun modo nel Salvatore promesso, cioè nel Messia
o Cristo, come gl’idolatri e i maomettani» (n. 125), gli eretici siano
«i battezzati, che si ostinano a non credere qualche verità rivelata da Dio
e insegnata dalla Chiesa, per esempio, i protestanti» (n. 127), gli
apostati siano «i battezzati che rinnegano, con atto esterno, la fede
cattolica già professata» (n. 128) e gli scomunicati siano «i
battezzati esclusi per colpe gravissime dalla comunione della Chiesa, affinché
non pervertano gli altri e siano puniti e corretti con questo estremo
rimedio» (n. 130).
Questa sorta di “pellegrinaggi” interconfessionali organizzati dalla
Maison de la Laicité per le scuole elementari, pertanto, non sono
innocenti esperimenti didattici: espongono gli alunni, in maggioranza ancora
cattolici, all’errore ed ai cattivi maestri, ai predetti infedeli ed eretici, a
partire oltre tutto da una prospettiva aconfessionale, quindi riconducibile
pienamente a quell’«apostasia silenziosa», di cui già parlò Giovanni
Paolo II nell’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Europa
al n. 9: «La cultura europea dà l’impressione di una ‘apostasia
silenziosa’ da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse».
Davvero una pessima cattedra per quei poveri piccoli, che, se figli di genitori
praticanti, si vedono oltre tutto smontare in classe tutto quanto appreso a
casa, con una schizofrenia educativa devastante.
Non si è trattato, in ogni caso, di un’iniziativa di propaganda isolata:
nelle scuole si stanno moltiplicando le uscite di questo tipo. Il Catechismo
Romano Tridentino, al n. 116, è categorico: «Nella sola Chiesa e non fuori
si trova il vero culto e il vero sacrificio accetto a Dio». L’«Extra
Ecclesiam nulla salus» vale ancora. Vale sempre. Scrisse in merito Pio XII
nella Lettera al Sant’Officio dell’8 novembre 1949: «Ora, tra le
cose che la Chiesa ha sempre predicate e che non cesserà mai dall’insegnare, vi
è pure questa infallibile dichiarazione che dice che non vi è salvezza fuori
della Chiesa». Sia chiaro ai fautori del sincretismo spinto. Cosa sia
realmente accaduto a Parigi, ad opera di chi e perché, i ragazzi e le loro
famiglie, possono capirlo anche da soli, guardando coi propri occhi e ragionando
con la propria testa. Non hanno bisogno di mediazioni, né tanto meno di
ricorrere alle pindariche interpretazioni dei vati del laicismo ad oltranza.
21 gennaio 2016
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