martedì 8 settembre 2015

Il card. Müller, Prefetto della Congregazione della fede, teme lo scisma al Sinodo sulla famiglia





di Marco Tosatti

Il Prefetto della Congregazione della Fede, il card. Gerhard Müller, parlando a Ratisbona ha messo in guardia dalla possibilità reale di una seria divisione all’interno della Chiesa sui temi che toccano il matrimonio e la sessualità. Ha fatto riferimento in particolare a vescovi della sua nativa Germania, e ha detto che la loro pretesa di assumere un ruolo leader nella definizione della politica della Chiesa universale dovrebbe essere esaminato criticamente, anche alla luce dell’esodo di massa dalla Chiesa cattolica tedesca.
 
Müller ha aggiunto che la Chiesa non dovrebbe accettare la secolarizzazione evidente in Europa occidentale, perché “non è un processo naturale inevitabile”. Anche se la tendenza è forte, un’evangelizzazione energica può contrastarla, “perché la fede muove le montagne”. 
 
Müller ha criticato il modo in cui si tenta di decostruire la dottrina cattolica del matrimonio: esegetico, storico, con la storia del dogma, psicologia e sociologia, una dottrina che nasce dell’insegnamento di Gesù ma che si vorrebbe rendere compatibile con la società attuale.
 
Ha anche detto che chi è fedele agli insegnamenti della Chiesa viene diffamato come “avversario del Papa” come se il Papa e tutti i vescovi in comunione con lui non fossero testimoni della verità rivelata.
 
Enfaticamente, ha evocato il rischio di una scissione, per quanto riguarda la separazione fra la dottrina e la pratica religiosa: “bisogna essere molto vigili e non dimenticare la lezione della storia della Chiesa”, facendo riferimento allo scisma protestante del 1517.
 
Sul matrimonio, ha detto: "Non dobbiamo farci ingannare quando si tratta della natura sacramentale del matrimonio, la sua indissolubilità, la sua apertura ai figli e la complementarietà fondamentale dei due sessi. L’assistenza pastorale deve avere in vista la salvezza eterna. E ha concluso: “Non si tratta di adattare la rivelazione del mondo, ma di vincere il mondo a Dio".
 
 
 
 

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