giovedì 27 agosto 2015

Sinodo 2015, ampio il fronte di chi è fedele alla Dottrina cattolica

      


Senza fare “rumore”, lo Spirito Santo guida la Chiesa, nonostante le manovre della “massoneria ecclesiastica” franco-tedesca.


 
di Mauro Faverzani

Il fronte è ampio, solido e sempre più compatto. Per primo aveva fatto parlare di sé il libro dei cardinali Burke, Brandmüller, Müller, Caffarra e De Paolis, Permanere nella verità di Cristo – Matrimonio e Comunione nella Chiesa Cattolica, in cui già si dimostrava con chiarezza come – Sacra Scrittura e testi di Patristica alla mano – non sia assolutamente possibile consentire ai divorziati risposati l’accesso al Sacramento dell’Eucaristia, richiamando così la retta Dottrina cattolica in antitesi alla proposta formulata dal card. Kasper al Sinodo straordinario dello scorso ottobre. Ma chi pretendesse d’isolare gli autori, sminuendone l’importanza come se si trattasse delle uniche voci “fuori dal coro”, è stato ed è sempre più smentito dai fatti.
 
La stampa ha preannunciato, infatti, a giorni l’uscita di un nuovo volume, il cui titolo dovrebbe essere Matrimonio e famiglia, scritto questa volta da altri 11 Cardinali, nello specifico – secondo le anticipazioni mediatiche – le Eminenze Carlo Caffarra, Baselios Cleemis, Paul Josef Cordes, Dominik Duka, Willem Jacobus Eijk, Joachim Meisner, John Olorunfemi Onaiyekan, Antonio Maria Rouco Varela, Camillo Ruini, Robert Sarah e Jorge Liberato Urosa Savino. Il testo è stato curato dal prof. Winfried Aymans, esperto di Diritto Canonico presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco.

L’ottica di questa nuova opera dovrebbe essere prettamente pastorale, chiedendosi, ad esempio, come preparare al matrimonio coppie di fidanzati con pochi ricordi del catechismo ed imbevuti di secolarismo; oppure come sostenere chi resti abbandonato dal coniuge ed intenda rimanere fedele all’indissolubilità della promessa matrimoniale. Già da questo appare evidente come non si tratti di un terzo “partito” tra conservatori e progressisti al Sinodo, come qualcuno ha voluto maliziosamente intendere, bensì esprima concetti in perfetta sintonia non solo con le posizioni dei cardinali autori di Permanere nella verità di Cristo, ma con la Dottrina cattolica più in generale. Anche questo libro, come il precedente, sarà pubblicato in Italia dall’editore Davide Cantagalli di Siena. Il numero complessivo di cardinali che con i due libri, tra il Sinodo del 2014 e quello del 2015, hanno preso una ferma posizione a favore del matrimonio cristiano sale dunque a quindici.
 
Sulla stessa linea pare collocarsi un altro lavoro dato per imminente, scritto da undici autori, tutti Vescovi e Cardinali africani, per offrire il proprio contributo sui temi del Sinodo. Il titolo dovrebbe essere Nova patria Christi Africa.
 
Non solo: ecco ai primi di settembre disponibile il libro De Matrimonio dell’Unione Internazionale dei Giuristi Cattolici, associazione di diritto pontificio. Nove gli esperti di fama internazionale impegnatisi nella stesura: Danilo Castellano, ordinario di Filosofia del Diritto e già Preside della facoltà di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Udine (Italia); Ricardo Dip del Tribunale di Giustizia di São Paulo (Brasile); Brian McCall dell’Università di Oklahoma (Stati Uniti); Wolfgang Waldstein, emerito di Diritto romano e già Rettore dell’Università di Salisburgo (Austria); Bernard Dumont, direttore della rivista Catholica di Parigi (Francia); Alejandro Ordóñez Maldonado, Procuratore Generale della Repubblica in Colombia; José Maria Sánchez dell’Università di Siviglia (Spagna); Luis Maria de Ruschi del Tribunale Interdiocesano Bonarense (Argentina) e Miguel Ayuso dell’Università Pontificia Comillas di Madrid (Spagna), peraltro anche presidente dell’Unione Internazionale dei Giuristi Cattolici e coordinatore del testo. Copie ne sono state inviate al Papa, ai Cardinali ed ai Vescovi di tutto il mondo.
 
Tali giuristi, sulla base di argomentazioni rigorosamente razionali fedeli alla Dottrina cattolica, concordano nel ritenere che vi sia una stretta correlazione tra l’«evaporazione» del matrimonio come istituto giuridico di diritto naturale e l’«eclissi» della famiglia nella società, precisando come la proposta del Card. Kasper – sostenuta dalla Conferenza episcopale tedesca – di ammettere alla S. Comunione anche i divorziati risposati e gli omosessuali, «rappresenti la sfida più grave all’integrità della Dottrina cattolica, espressa dal XVI secolo ad oggi». Per questo, buona parte dei contributi si concentra sull’indissolubilità del matrimonio monogamico, eterosessuale e sussidiario come fondamento ed ultimo baluardo di quell’ordine sociale, che il laicismo intende distruggere, complici quei pastori, che – come ha sottolineato l’Arcivescovo Georg Gänswein, segretario personale di Benedetto XVI e Prefetto della Casa Pontificia di papa Francesco – «cedono allo spirito dei tempi e si lasciano guidare dal plauso umano». E se il n. 123 dell’Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo parla di «un comune accordo sull’ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale per i fedeli divorziati risposati civilmente, che si trovino in una situazione di convivenza irreversibile», in realtà questo «comune accordo» semplicemente non c’è, né c’è mai stato, come ha osservato l’Arcivescovo Athanasius Schneider: «Dire che vi sia un ‘comune accordo’ circa il ‘cammino penitenziale’ non è corretto. L’unico documento pubblico, che permetta di individuare l’effettiva opinione dei Vescovi in merito è la Relatio Synodi del 2014. Lì si nota come il 40% dei membri del Sinodo abbia respinto tale ‘cammino penitenziale’», di cui peraltro non esiste «alcuna definizione precisa».
 
Ma lo schieramento dei Cattolici senza compromessi – provvidenzialmente vasto – ha in questi mesi prodotto anche altri contributi a sostegno della retta Dottrina. Ad esempio, il Vademecum dal titolo Opzione preferenziale per la famiglia – Cento domande e cento risposte intorno al Sinodo, edito da Supplica Filiale e scritto da tre Vescovi, mons. Aldo di Cillo Pagotto, mons. Robert F. Vasa e mons. Athanasius Schneider. Il testo fa il punto della situazione in modo chiaro, diretto ed esplicito, partendo dal presupposto – evidenziato dal Card. Jorge A. Medina Estévez nella Prefazione – che la famiglia cristiana sia «per sua natura stessa, una realtà religiosa» e lo sia «sostanzialmente», il che spiega perché, in modo speciale, vada protetta, custodita, tutelata ed incoraggiata.
 
Così il Vademecum specifica quanto sia importante, per la difesa della morale naturale, contrastare le leggi divorziste, per evitare che, alla fine, vengano accettate come mentalità diffusa anche dai fedeli, simili «a morbo che si sparge per contagio», come scrisse Leone XIII. La crisi della famiglia – si legge – «è conseguenza di un processo di degradazione culturale e morale; non di rado accentuata dalla mancanza di una vita di preghiera al suo interno». Il che ha precise cause: egoismo, lussuria, adulterio, divorzio, aborto, contraccezione, fecondazione artificiale, (dis)educazione sessuale, crisi dell’autorità generale, rinuncia educativa, pornografia e droga. «Questa situazione però non è conseguenza di un’inevitabile e inarrestabile evoluzione storica», pertanto è anche reversibile. Colpendo innanzi tutto l’apice, oggi rappresentato dall’ideologia gender: «Questa rivoluzione – lanciata nel settembre 1995 a Pechino con la IV Conferenza mondiale dell’Onu sulla Donna – progetta una pericolosa sovversione sessuale, culturale e sociale anticristiana, che si è insinuata anche in molti ambienti cattolici e che finora sembra preoccupare più i genitori che i pastori».
 
Il Vademecum ritiene che la Chiesa non abbia bisogno di alcun «aggiornamento», come preteso dalla linea kasperiana, bensì di «un’autentica riforma che riconduca il comportamento dei cristiani alla purezza dei costumi e all’integrità dottrinale». Del resto, «il numero di fedeli praticanti non cala, ma cresce, quando si chieda l’osservanza di certi precetti morali, come il numero delle vocazioni religiose non cala, anzi cresce, quando ai novizi venga chiesto un impegno più rigoroso».
 
Per questo è doveroso ricordare come i coniugi divorziati e risposati si trovino «in oggettivo stato di peccato mortale, stato che, se di pubblica notorietà, è aggravato dallo scandalo. La loro unione non può essere ammessa dalla Chiesa, né autenticata da alcuna cerimonia para-matrimoniale. Per essere perdonati e riammessi alla piena comunione ecclesiale, essi hanno il dovere di pentirsi della loro colpa e di risanare la loro situazione». Allo stesso modo, l’unione di due persone dello stesso sesso «non è secondo natura né aperta alla vita e, come tale, è moralmente illecita».
 
Principi fondamentali della Dottrina cattolica, che di questi tempi val la pena ribadire, come fa il Vademecum, ma come fa anche il volume Dogma e pastorale. L’ermeneutica del Magistero dal Vaticano II al Sinodo sulla famiglia, edito dalla Leonardo da Vinci e firmato da don Stefano Carusi, da mons. Antonio Livi e dal prof. Enrico Maria Radaelli. Il testo evidenzia bene come la linea kasperiana circa l’ammissione alla S. Comunione per i divorziati risposati e per le “coppie” omosessuali mini «alle fondamenta non soltanto il Sacramento del matrimonio, ma anche quelli della penitenza e dell’eucarestia». Da qui l’opposizione ad una protestantizzazione della Chiesa Cattolica e ad una deriva progressista della pastorale, miranti a svincolare la prassi dal dogma.
 
Un forte contributo in tal senso è giunto anche dalla recente pubblicazione di un altro testo fondamentale, Il primo schema sulla famiglia e sul matrimonio del Concilio Vaticano II, curato dal Prof. Roberto de Mattei, che ne ha scritto l’Introduzione. Il merito dell’opera è principalmente quello di riproporre integralmente lo Schema, già approvato da Giovanni XXIII nel luglio 1962 ed inviato a tutti i Padri conciliari, benché poi «improvvidamente abbandonato» e riscritto secondo le tesi della “nuova” teologia progressista, tesi prevedibilmente interpretate sempre più, nel tempo, in senso difforme dalla morale tradizionale. Nella prospettiva del prossimo Sinodo sulla Famiglia è d’uopo tornarne a parlare, poiché – come si legge nell’Introduzione del Prof. de Mattei – se il Sinodo tacesse «la legge naturale», ignorasse «il fine primario del matrimonio», stendesse «un velo di silenzio sul peccato» e non mettesse in risalto «il valore della castità dentro e fuori il matrimonio», sarebbe destinato «al fallimento pastorale e alla distruzione della fede e della morale cattolica».
 
Per questo lo Schema si esprime con chiarezza contro i rapporti prematrimoniali, le unioni civili, l’adulterio, il divorzio, la pratica omosessuale, il cambio di sesso, la fecondazione assistita, l’indottrinamento ideologico nelle scuole e molto altro ancora.
Gli esempi potrebbero continuare. Ma tutto questo offre un quadro già abbastanza esaustivo di come chi si sia espresso a favore della retta e vera Dottrina cattolica senza compromessi sia tutt’altro che isolato o emarginato tanto al Sinodo quanto nella Chiesa. La fedeltà al diritto naturale ed alla Tradizione non è propria solo del Card. Burke o del Card. Sarah, dunque, ma anche di tutti coloro – e sono tanti – che hanno espresso non un’opinione, bensì una fedeltà all’insegnamento di Cristo. Che è immutabile.
 
 
 
 
 
 
 
© Corrispondenza Romana (26/08/2015)
 
 
 
 
 

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