mercoledì 12 agosto 2015

Ecco come vincere il nostro diavolo quotidiano. Le istruzioni del Papa contro il “grande tentatore”

                     



di Massimo Introvigne

Qualche giorno fa, papa Francesco ha incontrato i giovani del Movimento Eucaristico Giovanile (clicca qui). È stato un dialogo molto lungo, il cui testo completo occupa diverse pagine, di cui molti mezzi di comunicazione – non il nostro, ovviamente – hanno dato notizia solo per due righe e mezza relative ai migranti. In realtà, molto più spazio che ai migranti il Papa in quel dialogo ha riservato al diavolo. Ma il modo in cui i media hanno trattato questo incontro è a suo modo tipico. I temi più ricorrenti nel magistero di Francesco non sono quelli che attirano di più i grandi media. Dopo la misericordia, i cristiani perseguitati e la Madonna, al quarto posto per numero di interventi pontifici c'è il diavolo. Ma siccome il discorso sul Diavolo non corrisponde a una certa immagine di Papa Francesco che i media vogliono trasmettere, ecco che i suoi interventi sul tema sono censurati.

I grandi temi del magistero di papa Francesco sono collegati fra loro. Così, Francesco collega spesso i temi del diavolo e della Madonna. Ad Aparecida, in Brasile, il 24 luglio 2013, evoca la «scena drammatica: una donna – figura di Maria e della Chiesa – viene perseguitata da un Drago – il diavolo – che vuole divorarne il figlio». Il 15 agosto 2013 a Castel Gandolfo nuovamente ricorda «la lotta tra la donna e il drago», icona delle «prove e le sfide che comporta il conflitto tra Dio e il maligno, il nemico di sempre». Nella storia, Maria «lotta con noi, sostiene i cristiani nel combattimento contro le forze del male». Lo stesso Rosario, tanto caro al Pontefice, «ha anche questa dimensione “agonistica”, cioè di lotta, una preghiera che sostiene nella battaglia contro il maligno e i suoi complici». Già da vescovo, a Buenos Aires, il futuro Pontefice aveva spesso accennato al tema. «Credo nell’esistenza del demonio», aveva detto nel dialogo con il rabbino Skorka. «Forse il suo maggior successo in questi tempi è stato farci credere che non esiste» (Il cielo e la terra, trad. it., Mondadori, Milano 2013, p. 19).

Che il diavolo sia all’opera nella storia è provato dalla quantità di male che la infesta. Il 26 maggio 2014, visitando il memoriale dell’Olocausto Yad Vashem a Gerusalemme, il Papa afferma che tanto male non si spiega solo con l’opera dell’uomo. «Questo abisso – ricorda Dio all’uomo – non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio?». Ma il diavolo agisce nella storia ancora oggi. All’udienza generale del 13 giugno 2013 il Pontefice nota che «attorno a noi, basta aprire un giornale, e vediamo che la presenza del male c’è, il diavolo agisce». Un campo particolare dell’azione del demonio è la persecuzione che ancora oggi colpisce i cristiani. Nell’omelia del 4 maggio 2013 a santa Marta, Francesco afferma che la sua origine è il diavolo, che «ci odia e fa nascere la persecuzione». Il diavolo ostacola anche la missione: il secondo capitolo dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium elenca gli ostacoli all’evangelizzazione suscitati dallo «spirito cattivo», il diavolo».

Il tema del diavolo è collegato anche a quello, centrale per Francesco, della mondanità spirituale. Già nella prima omelia, del 14 marzo 2013, il Papa afferma, citando lo scrittore francese Léon Bloy (1846-1917), che «chi non prega il Signore prega il diavolo… Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio». Parlando ai movimenti cattolici, il 18 maggio 2013 il Pontefice definisce la mondanità spirituale come l’illusione con cui «il diavolo ci inganna» e ci porta a non annunciare più Cristo ma i nostri progetti umani. Nel primo incontro con i cardinali, il 15 marzo 2013, il Papa ha invitato a non cedere mai «al pessimismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno». Anche tra i cattolici, ha aggiunto nell’omelia della Domenica delle Palme del 21 marzo 2013, spesso «viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo!».

Se lo ascoltiamo, nella Chiesa sorgono le divisioni. Incontrando il Rinnovamento nello Spirito, il 1° giugno 2014, il Papa mette in guardia: «La divisione da chi viene? Dal demonio!». Lo ripete all’udienza generale del 27 agosto 2014: «In una comunità cristiana, la divisione è uno dei peccati più gravi, perché la rende segno non dell’opera di Dio, ma dell’opera del diavolo, il quale è per definizione colui che separa». Parlando alla Gendarmeria Vaticana il 28 settembre 2014, il Pontefice svela che dietro alle trame che talora scuotono lo stesso Vaticano c’è «una tentazione che al diavolo piace tanto: quella contro l’unità […]. E il diavolo cerca di creare la guerra interna, una sorta di guerra civile e spirituale».

I vescovi non sono immuni da questi problemi. Francesco lo confida il 23 maggio 2013 ai vescovi italiani: divisioni, tristezza, sono sentimenti di cui «approfitta il Nemico, il diavolo, per isolare nell’amarezza, nella lamentela e nello scoraggiamento». E, nel dialogo con i sacerdoti a Caserta, il 27 luglio 2014, aggiunge che «è brutto quando i vescovi sparlano uno dell’altro». «È qui dove il diavolo festeggia! È lui che guadagna». Incontrando il clero nella visita a Napoli del 21 marzo 2015, Francesco afferma che il diavolo «ci tenta sempre con gelosie, invidie, lotte interne, antipatie», e qualche volta comincia dal seminario. Oggi l’azione del diavolo si rivolge specialmente contro la famiglia. Al Rinnovamento nello Spirito, nell’incontro citato, Francesco confida la sua convinzione che oggi il diavolo «vuole distruggere» la famiglia. Parlando a coppie da lui unite il matrimonio, il 14 settembre 2014, aggiunge che oggi il diavolo con il suo «veleno» riduce «il matrimonio a una fiction». Ma è soprattutto a Manila, nella Messa del 18 gennaio 2015 di fronte a sei milioni di persone, che Francesco parla degli attacchi del diavolo alla famiglia. «Spesso egli nasconde le sue insidie dietro l’apparenza della sofisticazione, il fascino di essere “moderni”, di essere “come tutti gli altri”».

L’11 aprile 2014, nella predica mattutina a santa Marta, Francesco spiega che «la tentazione del demonio ha tre caratteristiche e noi dobbiamo conoscerle per non cadere nelle trappole». «La tentazione incomincia lievemente, ma cresce: sempre cresce. Secondo, cresce e contagia un altro, si trasmette a un altro, cerca di essere comunitaria. E alla fine, per tranquillizzare l’anima, si giustifica. Cresce, contagia e si giustifica». «Qualcuno di voi, forse, non so, può dire: “Ma, Padre, che antico è lei: parlare del diavolo nel secolo XXI!”. Ma, guardate che il diavolo c’è! Il diavolo c’è». Anche nel secolo XXI!». Il diavolo tenta soprattutto con la stanchezza. Nell’omelia del Giovedì Santo, 2 aprile 2015, tra le varie forme di stanchezza Francesco cita «quella che possiamo chiamare “la stanchezza dei nemici”. Il demonio e i suoi seguaci non dormono» e «lavorano instancabilmente». Non si stancano, ma cercano di stancare noi. E tuttavia Gesù ha vinto il mondo. Al diavolo si deve e si può resistere, e resistendo si diventa santi. I santi: «non hanno mai odiato» le persone, afferma Francesco nell’Angelus del 1° novembre 2013, per quante persecuzioni possano avere subito. I santi infatti sanno che «l'odio non viene da Dio, ma dal diavolo! E i Santi si sono allontanati dal diavolo».










La nuova Bussola Quotidiana, 12-08-2015


 

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