Ha suscitato un notevole clamore la censura della preghiera degli Alpini a una Messa nella chiesa di Passo San Boldo, provincia di Treviso e diocesi di Vittorio Veneto. Ma la decisione del celebrante, padre Francesco Rigobello, servita dell’Abbazia di Follina (TV), nella foto, non è stata proprio un “fulmine a ciel sereno”. Di seguito la cronaca di un’omelia tenuta dal religioso nel 2006, presso la chiesa di San Carlo al Corso, a Milano.
L’inferno? Non esiste, «perché Dio salva tutti». Le frasi di Gesù sulle persecuzioni che i cristiani dovranno subire prima della fine dei tempi? «Le hanno scritte gli evangelisti», per confortare la prima comunità, dunque Cristo non le ha mai pronunciate. Il Papa? Non va difeso, perché spesso siamo noi cristiani ad essere «persecutori e sterminatori». I preti? Dovrebbero sposarsi, se lo vogliono, così come dovrebbero poter lavorare in fabbrica, perché «anche il water che usa il Papa è stato fatto da un operaio».
Nella Chiesa cattolica, oggi, si possano dire le cose più strampalate senza alcun rispetto per la fede dei semplici credenti. Domenica mattina, ore 10, nella parrocchia più centrale di Milano, la chiesa di San Carlo al Corso, attorniata dalle boutique di piazza San Babila. Di fronte a un gruppo di fedeli con età media sessanta-settant’anni, va in scena la messa del servita Francesco Rigobello, capelli grigi fluenti, occhialetti rotondi, una straordinaria somiglianza con il filosofo Giorello. Il frate, noto organista, oltre allo spartito musicale «interpreta» anche la liturgia e la teologia, cambiando tutto a suo piacimento e parafrasando ogni preghiera, ogni parola del rito, persino la formula della consacrazione.
L’apice della performance, però, è l’omelia. Con piglio istrionico e gran gesticolare, il religioso, a cui evidentemente non dispiace ascoltarsi, sciorina una fede «fai-da-te». Il Vangelo, nel rito ambrosiano che ieri, con due settimane di anticipo rispetto alla liturgia romana, ha iniziato l’Avvento, propone un brano di Luca: Gesù preannuncia ai suoi discepoli le future persecuzioni. «Sarete traditi – recita il Vangelo – perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti». Padre Francesco non ci sta. E spiega che le parole attribuite a Cristo in realtà le hanno inventate gli evangelisti, per far coraggio alla prima comunità, perché il Nazareno non poteva essere così pessimista.
Qualche fedele presente a San Carlo si chiede come faccia padre Rigobello a essere così sicuro. «Forse lui c’era?». Ma l’omelia, anzi, il «pezzo», è tutto un crescendo, che raggiunge il suo acme quando il frate, sbracciandosi, afferma: «Dicono che c’è l’inferno? Ma che cosa volete credere a queste storie, Dio è misericordia e perciò salva tutti...».
Altro che verità di fede, il frate ha le sue personalissime idee, e sono quelle che valgono, quando parla dal pulpito. Il leit-motiv dell’omelia è il fatto che noi cristiani occidentali, siamo «violenti e sterminatori»: «Parliamo tanto dell’aborto e ci scandalizziamo – tuona – ma poi non abbiamo alcun rispetto per la vita dell’uomo, corriamo in macchina e sterminiamo la gente...». Alla messa ci sono tanti anziani, qualcuno in carrozzella, molti probabilmente la patente non ce l’hanno più. «Ci scandalizziamo se vediamo che una donna viene lapidata, ma poi sulla sedia elettrica siamo d’accordo», aggiunge padre Rigobello, che sembra rivolgersi ai partecipanti di un virtuale congresso dei boia, e non a una mite platea di milanesi ancora un po’ assonnati, che a morte non hanno mai mandato nessuno. Il frate servita, infine, commenta la lettera di Paolo, spiegando che anche il prete dovrebbe lavorare (come l’apostolo) e pure sposarsi, se lo vuole.
Sull’importanza degli operai, il sacerdote regala una perla di saggezza e di buon gusto: «Anche il water del Papa non c’è, se l’operaio non lo fa...». E conclude la predica con questa frase: «Se i cristiani dovessero pensare solo a salvarsi, io cambierei religione». Più di qualcuno, tra i fedeli, si è chiesto se per caso non abbia già iniziato a farlo.
da «Il Giornale», tramite IL TIMONE, 19-08-2015
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