Secondo la comune opinione dei teologi e della pietà popolare, colui che è custode del Corpo della Chiesa deve esserlo anche del Capo. Di qui la pia credenza secondo cui san Michele arcangelo sarebbe il custode del Sommo Pontefice in carica. La storia, con fatti anche prodigiosi, lo conferma.
San Tommaso d'Aquino afferma che l'uomo costituito in dignità ha per guida della sua persona privata un angelo d'un ordine inferiore; ma, per ben governare la moltitudine che gli è affidata, è illuminato da un angelo superiore. Chi è, dunque, l'angelo superiore incaricato di custodire il Sommo Pontefice, di illuminarlo, di dirigerlo? Dio, afferma san Basilio, ha costituito san Michele angelo custode del Capo visibile della Chiesa, e nel corso dei tempi, egli ci appare sempre come il protettore, il consigliere ed il vendicatore del papato. Questa è l’opinione comune dei commentatori. Colui che, dice Cornelio A. Lapide, è il custode del Corpo della Chiesa, deve esserlo anche del Capo.
Anche la pietà popolare assegna san Michele come angelo custode al Pontefice in carica. Si hanno numerose prove di questa funzione di san Michele. I commentatori lo riconoscono nell'angelo liberatore dell'episodio di san Pietro in carcere, il primo papa. Dio ha inviato il suo angelo, dice l'apostolo stesso. Questa sola espressione basterebbe a designare san Michele.
Nel celebre episodio dell'arresto di Attila a Mantova, avvenuto nel secolo V, ad opera del Santo Pontefice Leone Magno, vi fu uno speciale intervento dell'Arcangelo san Michele. Questi, narrano le antiche cronache, comparve a lato del Pontefice come un guerriero splendente che agitava minacciosamente una spada fiammeggiante. L'apparizione sgomentò il "flagello di Dio" a tal punto da indurlo a prostrarsi riverente ai piedi di Leone Magno ed a rifare con gli Unni le Alpi, rinunziando alle terre già conquistate.
Anche il papa Leone IV proclamò ch'egli aveva riportato sui Saraceni una brillante vittoria col braccio di san Michele. Altri papi testimoniano nelle loro lettere la fiducia in lui. Uno di essi ha anche fatto rappresentare l'Arcangelo che ha in mano il governo della barca di Pietro, con questa iscrizione: "San Michele, siate mio protettore e mio difensore, come lo siete stato di tutti quelli che mi hanno preceduto sulla cattedra di Pietro".
Papa Pacelli - non a caso definito il "Pastor angelicus" - nutrì una particolare devozione per gli Angeli e in particolare per l'Arcangelo san Michele tanto da costituirlo, nel 1949, Patrono e Protettore dei radiologi e radioterapeuti.
Il nome di Michele, "Quis ut Deus?", secondo Pio XII, esprime e significa "Forza di Dio", ed è soprattutto per questa ragione che il sommo Pontefice dichiarò l'Arcangelo Michele anche Patrono dell’ordine e della sicurezza pubblica in tutta l'Italia. "Non c'è nessuno che appare più capace e più idoneo a preservare la sicurezza pubblica di quel Principe celeste dell'armata angelica, l'Arcangelo Michele, poiché egli possiede la forza contro i poteri dell'oscurità", egli disse.
“Assistere Dio a beneficio della nostra salvezza", afferma san Giovanni Crisostomo, “è un dovere degli angeli... essi si adoperano per il nostro bene, corrono qua e là per noi e, nessuno lo direbbe, ci rendono servizio".
Tratto da "De vita Contemplativa" numero 9 - settembre 2011
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