mercoledì 21 settembre 2011
Attacchi al Papa: Benedetto XVI come Milosevic?
di Federico Catani e Riccardo Facchini
Denunciato come un Gheddafi o un Milosevic qualsiasi. Dopo le deportazioni di Napoleone, l’età contemporanea ci regala l’ennesimo grande sfregio al Papa, il “dolce Cristo in terra” di Santa Caterina da Siena. Un gruppo di associazioni di vittime dei preti pedofili, la Snap, ha depositato presso la Corte penale internazionale dell’Aja un ricorso in cui accusa Benedetto XVI e i cardinali Bertone, Sodano e Levada di (udite, udite!) crimini contro l’umanità, per aver coperto reati commessi da ecclesiastici contro i minori.
Siamo davvero arrivati ad un punto di non ritorno. La battaglia delle forze più o meno occulte contro il Papato ha raggiunto ormai livelli incredibili. Ovviamente i giornali laicisti non aspettavano altro. La macchina del fango (quella vera) contro Jospeh Ratzinger, un Papa forse troppo cattolico per i gusti di tanta gente, continua a lavorare, nonostante tutto l’impianto accusatorio sia semplicemente ridicolo e pagliaccesco. Innanzi tutto perché, e ce lo spiega bene Massimo Introvigne (http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-una-pagliacciata-e-uninfamia-3027.htm), la Corte dell’Aja non è competente in materia e poi per l’assurdità dell’accusa. Nella denuncia si chiede di "incriminare il Papa" per la sua "diretta e superiore responsabilità per i crimini contro l'umanità degli stupri e altre violenze sessuali commesse nel mondo": è il delirio. D'altronde, come ricorda Paolo Rodari, "la tattica della Snap [...] è sempre la medesima. Denunciare il Vaticano, cercare di sollevare l’indignazione pubblica e poi chiedere (spesso ottenendoli) risarcimenti onerosi".
Pertanto, se nel mondo esiste ancora un barlume di ragione e di buon senso, il caso verrà archiviato. Altrimenti assisteremo a un fatto unico nella storia mondiale: un Papa processato per crimini contro l’umanità. Sebbene qualcuno possa chiosare che in passato, se ci fosse stata una Corte penale internazionale qualche successore di Pietro avrebbe meritato una sentenza di condanna (osservazione questa che solo un ignorante potrebbe sostenere), il bello è che oggi a finire sotto accusa è il Pontefice che più di ogni altro ha lottato contro lo scandalo esecrando della pedofilia, fin da quando era cardinale, tanto da aver incontrato più volte ostacoli all'interno della Curia di Giovanni Paolo II. La documentazione comprovante l’assoluta dedizione di Benedetto XVI alla causa delle vittime di un simile peccato può essere inoltre facilmente visionata. (http://paparatzinger4-blograffaella.blogspot.com/2011/08/le-decisioni-e-lesempio-di-papa.html)
Il problema, il vero problema non è tanto e non solo l’ostilità verso il cattolicesimo e la Chiesa, ma l’avversione quasi demoniaca nei confronti della linea del Papa regnante, che cerca come può di raddrizzare la barca di Pietro e di riportarla nei binari dell’ortodossia. C’è poi chi tace, con un silenzio assordante. La Santa Sede in tecniche di comunicazione verrebbe bocciata in qualsiasi università: non risponde agli attacchi e se lo fa, agisce male e con ritardi imbarazzanti, specie quando viene coinvolto il Papa. La Cei non si fa sentire, i movimenti nemmeno. Avvenire è molto parco di commenti, forse perchè non c’è da difendere Tettamanzi, il Vaticano II o l’otto per mille. Qualcuno si deve dare una svegliata, se vuole ancora avere un posto in Paradiso.
P.S. Consigliamo la lettura di un bel thriller di Joseph Thornborn, “L’ultima rivelazione”. Non crediate sia solo un romanzo di fantasia. L’autore la sa lunga e, tra una finzione e l’altra, dice molte cose vere o quantomeno verosimili. Ed è stato pubblicato nel 2008!
da Libertà e Persona - 21/09/2011
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