sabato 26 febbraio 2011
Donne «eucaristiche» e la sacra Comunione nella clandestinità sovietica - (III parte)
Tratto da: Athanasius Schneider, Dominus est, Libreria Editrice Vaticana
Il terzo esempio di donna «eucaristica» è Maria Stang, una tedesca del Volga, deportata in Kazakhstan. Questa madre e nonna santa ebbe una vita piena di incredibili sofferenze, di continue rinunce e sacrifici. Però, fu una persona con tanta fede, speranza e gioia spirituale. Già da fanciulla voleva dedicare sua vita a Dio. A causa della persecuzione comunista e della deportazione, il cammino della sua vita fu doloroso. Maria Stang scrive nelle sue memorie: « Ci hanno tolto i sacerdoti. Nel villaggio vicino c'era ancora la chiesa, ma purtroppo non c'era più un sacerdote, non più il Santissimo. Ma senza il sacerdote, senza il sacerdote, senza il Santissimo, la chiesa era così fredda. Io dovevo piangere amaramente ».
Da quel momento Maria cominciò a pregare ogni giorno e ad offrire sacrifici a Dio con questa preghiera: « Signore, dacci di nuovo un sacerdote, dacci la santa Comunione! Tutto soffro volentieri per amore Tuo, o sacratissimo Cuore di Gesù! ». Nello sconfinato luogo di deportazione del Kazakhstan orientale, Maria Stang radunava segretamente nella sua casa ogni domenica altre donne per la preghiera. Durante quelle assemblee domenicali, le donne hanno spesso pianto e così pregato: « Maria, nostra santissima e carissima Madre, vedi come siamo poveri. Donaci di nuovo sacerdoti, dottori e pastori! ».
A partire dall'anno 1965 Maria Stang poté viaggiare una volta all'anno in Kirghistan, dove viveva un sacerdote cattolico in esilio (a una distanza di più di mille chilometri). Negli sconfinati villaggi del Kazakhstan orientale, i cattolici tedeschi non vedevano un sacerdote già da più di 20 anni. Maria scrive: «Quando arrivai a Frunse (oggi Bishkek) in Kirghistan, trovai un sacerdote. Entrando nella sua casa, vidi il tabernacolo. Non potevo immaginare che nella mia vita potessi vedere ancora una volta il tabernacolo e il Signore eucaristico. Io mi inginocchiai e cominciai a piangere. Dopo mi avvicinai al tabernacolo e lo baciai». Prima di partire per il suo villaggio in Kazakhstan, il sacerdote consegnò a Maria Stang una pisside con alcune ostie consacrate. La prima volta, quando si radunarono i fedeli alla presenza del Santissimo, Maria disse loro: « Abbiamo una gioia e una felicità che nessuno può immaginare: abbiamo con noi il Signore eucaristico e possiamo riceverLo». Le persone presenti risposero: « Non possiamo ricevere la Comunione, perché già da tanti anni non ci siamo confessati». Poi i fedeli tennero un consiglio e presero la seguente decisione: « I tempi sono difficilissimi e giacché ci è stato portato il Santissimo da più di mille chilometri, Dio ci sarà propizio. Ci metteremo spiritualmente nel confessionale davanti al sacerdote. Faremo un atto di contrizione perfetta e ciascuno di noi s'imporrà una penitenza». Così fecero tutti, e poi ricevettero la sacra Comunione inginocchiati e con lacrime. Erano lacrime allo stesso tempo di contrizione e di gioia.
Per 30 anni Maria Stang radunava ogni domenica i fedeli per la preghiera, insegnava ai bambini e agli adulti il catechismo, preparava gli sposi al sacramento del matrimonio, compiva i riti di esequie e soprattutto amministrava la sacra Comunione. Ogni volta distribuiva la Comunione con cuore ardente e con timore reverenziale. Era una donna con un'anima veramente sacerdotale, una donna eucaristica!
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