mercoledì 23 febbraio 2011

Donne «eucaristiche» e la sacra Comunione nella clandestinità sovietica - (II parte)


L'autore racconta alcuni esempi di donne «eucaristiche» al tempo della clandestinità sovietica: è qui presentata la testimonianza di Maria Schneider, madre dell'autore.

tratto da: Athanasius Schneider, Dominus est, Libreria editrice Vaticana


Maria Schneider, mia madre, mi raccontava: dopo la seconda guerra mondiale, il regime stalinista deportava molti tedeschi dal Mar Nero e dal fiume Volga ai monti Urali per impegnarli in lavori forzati. Tutti erano internati in poverissime baracche in un ghetto della città. C'erano alcune migliaia di tedeschi cattolici. Spesso, si recavano da loro, nella massima segretezza alcuni sacerdoti cattolici per amministrare i sacramenti. Lo facevano mettendo a repentaglio la loro vita.

Tra quei sacerdoti, che venivano più frequentemente, c'era Padre Alexij Saritski (sacerdote ucraino greco-cattolico e biritualista, morto come martire il 30.10.1963 vicino a Karaganda e beatificato da Papa Giovanni Paolo II nell'anno 2001). I fedeli lo chiamavano affettuosamente «il vagabondo di Dio ». Nel mese di gennaio dell'anno 1958, nella città di Krasnokamsk vicino a Perm nei monti Urali, all'improvviso arrivò segretamente Padre Alexij, proveniente dal luogo del suo esilio, dalla città di Karaganda nel Kazakhstan.

Padre Alexij si adoperava perché il maggior numero possibile di fedeli fosse preparato per ricevere la sacra Comunione. Perciò lui si disponeva ad ascoltare la confessione dei fedeli letteralmente giorno e notte, senza dormire e senza mangiare. I fedeli lo sollecitavano dicendo: «Padre, deve mangiare e dormire! ». Lui invece rispondeva: «Non posso, perché la po1izia mi può arrestare da un momento all'altro, e poi tante persone resterebbero senza confessione e quindi senza Comunione».

Dopo che tutti si furono confessati, Padre Alexij cominciò a celebrare la Santa Messa. Improvvisamente una voce risuonò: «La polizia è vicina!» Maria Schneider assisteva alla Santa Messa e disse al sacerdote: « Padre, io La posso nascondere, fuggiamo!». La donna condusse il sacerdote in una casa fuori dal ghetto tedesco e lo nascose in una stanza, portando anche qualcosa da mangiare e disse: «Padre, adesso Lei può finalmente mangiare e riposare un po' e quando comincia la notte, fuggiremo nella città più vicina». Padre Alexij era triste, perché tutti si erano confessati, ma non avevano potuto ricevere la sacra Comunione, perché la Santa Messa che aveva appena cominciato era stata interrotta a causa dell’irruzione della polizia. Maria Schneider disse: « Padre, tutti i fedeli faranno con molta fede e devozione la Comunione spirituale e speriamo che Lei potrà ritornare per darci la sacra Comunione ».

All’arrivo della sera si cominciò a preparare la fuga. Maria Schneider lasciò i suoi due figli piccoli (un bambino di due anni e una bambina di sei mesi) a sua madre e chiamò Pulcheria Koch (la zia di suo marito). Le due donne chiamarono Padre Alexj e fuggirono per 12 km attraverso il bosco, nella neve e nel freddo a 30 gradi sotto zero. Arrivarono in una piccola stazione, comprarono il biglietto per Padre Alexij e si sedettero nella sala d'attesa, perché dovevano aspettare ancora un'ora l'arrivo del treno. Improvvisamente si aprì la porta ed entrò un poliziotto, che si diresse direttamente da Padre Alexij. Stando davanti al Padre gli domandò: «Lei dove è diretto?» Il Padre non fu in grado di rispondere a causa dello spavento. Egli non temeva per la sua vita, ma per la vita e il destino della giovane madre Maria Schneider. Invece, la giovane donna rispose al poliziotto: « Questo è nostro amico e noi lo accompagniamo. Ecco il suo biglietto», e consegnò al poliziotto il biglietto. Questi, guardando il biglietto disse al sacerdote: «Per favore, non entri nell'ultimo vagone, perché questo sarà sganciato dal resto del treno alla prossima stazione. Buon viaggio! ». E subito il poliziotto uscì dalla sala. Padre Alexij guardò Maria Schneider e le disse: «Dio ci ha mandato un angelo! Non dimenticherò mai quello che Lei ha fatto per me. Se Dio me lo permetterà ritornerò per darvi la sacra Comunione ed in ogni mia Messa pregherò per Lei e suoi figli ».

Dopo un anno, Padre Alexij poté ritornare a Krasnokamsk. Questa volta poté celebrare la Santa Messa e dare la sacra Comunione ai fedeli. Maria Schneider gli chiese un favore: «Padre, potrebbe lasciarmi un'ostia consacrata, perché mia madre è gravemente malata e lei vorrebbe ricevere la Comunione prima di morire?». Padre Alexij lasciò un'ostia consacrata a condizione che si amministrasse la sacra Comunione con il massimo rispetto possibile. Maria Schneider promise di agire in questo modo. Prima di trasferirsi con la sua famiglia nel Kirghistan, Maria amministrò a sua madre malata la sacra Comunione. Per far questo lei si mise dei guanti bianchi nuovi e con una pinzetta dette la Comunione a sua madre. Dopo bruciò la busta, nella quale era contenuta l'ostia consacrata.

Le famiglie di Maria Schneider e di Pulcheria Koch si trasferirono poi in Kirghistan. Nel 1962 Padre Alexij visitò segretamente il Kirghistan e trovò Maria e Pulcheria nella città di Tokmak. Lui celebrò la Santa Messa nella casa di Maria Schneider e, in seguito, ancora un'altra volta nella casa di Pulcheria Koch. Per gratitudine a Pulcheria, questa donna anziana che lo aveva aiutato a fuggire nel buio e nel freddo dell'inverno sui monti Urali, Padre Alexij le lasciò un'ostia consacrata, dando però un'istruzione precisa: «Le lascio un'ostia consacrata. Fate la devozione dei primi nove mesi in onore del Sacro Cuore di Gesù. Ogni primo venerdì del mese Lei faccia l'esposizione del Santissimo nella sua casa, invitando per l'adorazione persone di assoluta fiducia, e tutto dovrà svolgersi con la massima segretezza. Dopo il nono mese, Lei potrà consumare l'ostia, ma lo faccia con grande riverenza! ». Così fu fatto. Per nove mesi ci fu a Tokmak un'adorazione eucaristica clandestina. Anche Maria Schneider era tra le donne adoratrici.
Stando in ginocchio davanti alla piccola ostia, tutte le donne adoratrici, queste donne veramente eucaristiche, desideravano ardentemente ricevere la sacra Comunione. Ma, purtroppo, c' era soltanto una piccola ostia e allo stesso tempo numerose persone desiderose di comunicarsi. Per questo Padre Alexij aveva deciso che alla fine dei nove mesi la ricevesse solamente Pulcheria e tutte le altre donne facessero la Comunione spirituale. Comunque queste Comunioni spirituali erano molto preziose, perché rendevano queste donne « eucaristiche » capaci di trasmettere ai loro figli, per così dire con il latte materno, una profonda fede e un grande amore per I'Eucaristia.

La consegna di quella piccola ostia consacrata a Pulcheria Koch nella città di Tokmak in Kirghistan fu l'ultima azione pastorale del Beato Alexij Saritski. Subito dopo il suo ritorno a Karaganda dal suo viaggio missionario in Kirghistan, nel mese di aprile dell'anno 1962, Padre Alexij fu arrestato dalla polizia segreta e messo nel campo di concentramento di Dolinka, vicino a Karaganda. Dopo tanti maltrattamenti e umiliazioni Padre Alexij ottenne la palma del martirio «ex aerumnis carceris », il giorno 30 di ottobre 1963. In questo giorno si celebra la sua memoria liturgica in tutte le chiese cattoliche del Kazakhstan e della Russia; la Chiesa greco-cattolica ucraina lo celebra con gli altri martiri ucraini il giorno 27 di giugno. Fu un Santo eucaristico, che poté educare donne eucaristiche. Queste donne eucaristiche erano come fiori cresciuti nel buio e nel deserto della clandestinità, rendendo così la Chiesa veramente viva.

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