giovedì 9 febbraio 2023

SOSTA: Siamo 8 miliardi. E allora?




8 FEBBRAIO 2023


di Diego Torre

Thomas Robert Malthus nel suo Saggio sul principio della Popolazione denunciava l’angosciante pericolo che l’aumento della popolazione avrebbe superato le necessarie risorse della produzione alimentare, provocando una drammatica crisi globale. Correva l’anno 1798 e sulla terra c’era un miliardo di uomini. Questa leggenda ebbe seguaci illustri, come i fautori di una “selezione” della specie umana Charles Darwin e Alfred Russel Wallace, e raccolse grande fortuna sino ai giorni nostri.

Infatti per i maltusiani poco conta che all’aumento della popolazione mondiale corrisponda invece un generale benessere. Valga per tutto la scomparsa delle grandi carestie che hanno afflitto soprattutto l’Africa fino agli anni ’70 del secolo scorso.

Secondo i dati di Our World In Data dal 1820 al 2018, il Prodotto interno lordo globale medio pro capite è aumentato di quasi 15 volte, contro una crescita di 8 volte della popolazione mondiale, e le nere previsioni del reverendo anglicano sono state così smentite.

Eppure il suo pensiero è servito ai tanti fautori dell’eugenetica, della limitazione delle nascite e agli apologeti di aborto ed eutanasia.

E serve ancora! L’ONU ci ha informato che a novembre 2022 abbiamo toccato la cifra di 8 miliardi. Appellandosi al diabolico mix di paura ed egoismo, riparte il vecchio slogan: siamo troppi, dobbiamo diminuire! E quindi ben vengano contraccezione, aborto, sesso fluido ed eutanasia. Sentiremo ancora tante volte questo ritornello, ripetuto dai cultori dello scarto e della morte.

Questo non significa che non esistano condizioni di povertà anche grave; ma esse sono dovute alle guerre, all’inefficienza delle classi dirigenti di alcune nazioni o al sostanziale egoismi dei paesi ricchi. La colpa non è certo del creato, che grazie alla tecnologia è diventato sempre più generoso nel soddisfare il fabbisogno umano. E neanche del Creatore. “Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?” (Mt 6,26). Non dovremmo dubitare della Sua capacità di provvedere alla creazione, né del Suo amore per l’uomo.

Ma c’è un altro aspetto che sfugge al grande pubblico; eppure è una realtà che stiamo vivendo proprio nei paesi più sviluppati. Il crollo delle nascite si accompagna infatti ad una crescente crisi economica. Quando nascono i figli, c’è sviluppo, maggiore PIL, nuovi fabbisogni proiettati al futuro, potenziamento dello stato sociale e maggiore assistenza agli anziani. E’ l’esperienza storica che in Italia venne chiamata appunto “miracolo economico”, iniziata nel dopoguerra e culminata con il record di nascite del 1964 di un milione di italiani. Oggi ne nascono appena 400.000; 250.000 in meno dei morti: un popolo che si avvia all’estinzione.

Sempre che si sia ancora in tempo per rimediare, questa dovrebbe essere l’urgenza più urgente della politica italiana, la quale invece continua imperterrita a ripetere lo stolido mantra della Legge 194 che “non si tocca”.





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