Migliaia di fedeli hanno partecipato ai funerali del cardinale a Sydney, mentre pochi attivisti Lgbt gli auguravano l'inferno. L'ex premier Tony Abbott: «Soldato della verità». Il segretario personale di Pell: «Leone della Chiesa»
Leone Grotti
03/02/2023
Chiesa
«Questo funerale è più un tributo gioioso a un grande eroe che un triste addio a un grande amico». Così l’ex premier australiano Tony Abbott ha parlato del cardinale George Pell a migliaia di cattolici riuniti ieri nella cattedrale di St Mary’s a Sydney per i suoi funerali. «È il più grande cattolico che l’Australia abbia mai avuto e uno dei figli più importanti di questo paese».
Il discorso di Tony Abbott ai funerali
Ricordando la fede profonda, la vivacità intellettuale, la lingua sincera e tagliente e la capacità di riformare la Chiesa di Pell, l’ex premier ha sottolineato come le posizioni controcorrente del cardinale, sempre in linea con il magistero della Chiesa cattolica, gli hanno attirato uno stuolo di nemici, molti dei quali ieri hanno manifestato nel parco di fronte alla cattedrale augurandogli candidamente di «andare all’inferno».
Citando la definizione che una volta il prelato diede del movimento climatico catastrofista («ha le caratteristiche di una pseudo-religione di basso livello e non particolarmente esigente»), Abbott ha aggiunto che Pell è stato «martirizzato» perché ha sempre avuto il coraggio di dire «la impopolare e sgradita verità».
La persecuzione del cardinale
L’ex premier ovviamente non poteva non affrontare la persecuzione giudiziaria subita dal cardinale in vita. Pell, infatti, è stato accusato di aver molestato sessualmente due minorenni nella sacrestia della cattedrale di Melbourne al termine della Messa nel 1996, condannato in primo e secondo grado, pur in assenza di prove, costretto a passare 404 giorni in carcere da innocente e infine prosciolto da tutte le accuse dall’Alta corte australiana.
«Non è possibile onorare il cardinale senza fare qualche riferimento alla sua persecuzione. Pell è diventato il capro espiatorio [dei peccati] della Chiesa stessa. Non avrebbe mai dovuto essere indagato in assenza di una denuncia. Non avrebbe mai dovuto essere accusato in assenza di prove e non avrebbe mai dovuto essere condannato in assenza di un caso plausibile, come l’Alta Corte ha fatto notare in modo così clamoroso. Ma se fosse morto in carcere, senza la giustizia resagli dall’Alta Corte, quello di oggi sarebbe stato un evento molto diverso, anche se la sua innocenza sarebbe rimasta tale, per quanto conosciuta soltanto da Dio».
La «moderna crocifissione di Pell»
Il «grande trionfo» di Pell, ha proseguito Abbott, «non è aver assunto cariche ecclesiastiche più alte di qualunque altro australiano, ma di aver conservato la fede in circostanze nelle quali avrebbe dovuto gridare: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”. Non soccombere alla rabbia, all’autocommiserazione o alla disperazione, come quasi chiunque altro avrebbe fatto, e aver invece accettato questa moderna crocifissione, camminando umilmente sulle orme di nostro Signore: questa è l’eroica virtù che fa di Pell, a mio avviso, un santo per i nostri tempi».
Riferendosi poi alle grida e agli insulti dei manifestanti contro il cardinale, che si udivano fin dentro la cattedrale durante il funerale, l’ex premier ha commentato: «Mentre sento le grida, “il cardinale Pell dovrebbe andare all’inferno”, mi viene in mente: “Almeno ora credono nell’aldilà”. Potrebbe essere il primo miracolo di san George Pell».
«Pell è stato un leone della Chiesa»
Al termine del suo discorso, Abbott ha ricordato Pell come un «soldato della verità». Parole che richiamano quelle usate dal segretario personale del cardinale, Joseph Hamilton, che denunciando «lo tsunami di odio» riversato contro Pell in Australia, lo ha definito un «lieve mormorio» rispetto alla cascata di bene e lodi arrivate dalla Chiesa di tutto il mondo.
«Perché – ha detto – la stragrande maggioranza della famiglia cattolica globale guarda al nostro cardinale come a un leone della Chiesa, un magnete per le vocazioni, un vescovo confessore e un vero sacerdote cardinale. E adesso siamo riuniti per fare per lui ciò che i cristiani hanno fatto fin dai primi secoli, intonare canti, ascoltare le scritture, udire la testimonianza dei padri della Chiesa e pregare per il riposo della sua anima».
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