Sull’argomento invitiamo a vedere il numero del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” dal titolo “L’Evangelizzazione delle Americhe. Contro la Cancel culture”
Julio Loredo, 15 FEB 2023
Le sue gigantesche dimensioni, le sue risorse naturali pressoché illimitate, la sua posizione strategica fra due oceani, la sua omogeneità religiosa, culturale e linguistica, e altri fattori ancora, fanno dell’America Latina un pezzo fondamentale nella scacchiera internazionale. Lo capì molto bene il Komintern che, dagli anni Venti del secolo scorso, dedicò ingenti sforzi per conquistarla. Questa conquista sembrò a portata di mano nel 1959, quando il comunismo internazionale s’impadronì di Cuba e, da lì, sferrò l’assalto al continente. Diversi Paesi caddero, tra cui il mio Perù, e altri ne furono comunque condizionati. Furono anni di miseria e di terribili sofferenze.
Verso la fine del secolo, però, il pendolo iniziò a oscillare in senso contrario, e il continente si tinse di nuovo di blu. Si parlava di trionfo del “neoliberismo” e della democrazia. La regione iniziò una corsa accelerata verso lo sviluppo, che portò diversi Paesi a uscire dalla categoria del “terzo mondo” per diventare “potenza emergente”. La povertà fu drasticamente ridotta. Nacque una classe media sempre più affermata. Si cantò vittoria. Il comunismo sembrava sconfitto. La calma, tuttavia, era solo apparente.
Assistiamo oggi a un’oscillazione in senso contrario. Si parla di una “marea rossa”, mentre la sinistra, anche estrema, riprende il potere dappertutto. Analizzare le ragioni che hanno portato all’attuale momento richiederebbe un libro. Ne menziono telegraficamente alcune:
1. Si è confuso il trionfo del neoliberismo con la vittoria contro il comunismo. Si pensava che bastasse arricchire la popolazione per scongiurare il pericolo comunista. Niente di più sbagliato! Serve un profondo mutamento nelle anime – una conversione religiosa e spirituale – e una profonda azione dottrinale e culturale che proponga l’ideale opposto al comunismo. In altre parole, serve una Contro-Rivoluzione. Finché i governi di centro-destra non toccheranno le radici spirituali e culturali, saranno nel migliore dei casi palliativi effimeri.
2. L’America Latina è un continente cattolico. Niente può attecchire senza l’intervento della Chiesa. Proprio qui sorse negli anni Sessanta la cosiddetta Teologia della liberazione, che funse da perfetto compagno di viaggio del comunismo internazionale. La condanna di questa corrente da parte del Vaticano, nel 1984, contribuì all’oscillazione del pendolo verso destra. Al contrario, l’elezione di Papa Francesco, che ha riabilitato e rilanciato la Teologia della liberazione, insieme alla Teologia del popolo, va visto come un contributo importante alla marea rossa che sta inghiottendo il continente.
3. La rivoluzione che adesso imperversa in America Latina non va confusa col vecchio comunismo, sovietico o cinese. Questi c’entrano, senz’altro, in più di un caso. Quello che vediamo, però, è piuttosto il dilagare di ciò che Plinio Corrêa de Oliveira chiamò nel 1976 la “quarta Rivoluzione”, ossia la “rivoluzione totale” idealizzata dai filosofi del Sessantotto, e che l’anarchico francese Félix Guattari battezzò “rivoluzione molecolare”. La abbiamo vista di recente in Perù, Colombia e Cile. Lo scopo di questa rivoluzione è far cessare la normalità, per insediare la sensazione del caos. Con questo, l’azione dello Stato si va diradando fino a scomparire.
4. Cambiano pure le strutture che fanno la rivoluzione. Il Partito comunista, gerarchico e monolitico, è sostituito da una vasta rete di gruppi, lobby, movimenti, interessi, partiti e via dicendo. Si teorizza che la sinergia di questi movimenti sovversivi, apparentemente sconnessi, produrrà la rivoluzione totale. Esiste, comunque, una regia dietro le quinte. Ed ecco che, nelle diverse rivoluzioni che stanno incendiando i Paesi latinoamericani, si scopre sempre la partecipazione di agenti stranieri, specialmente cubani e venezuelani. Una delle strutture internazionali che coordinano questa “marea rossa” è il Forum di San Paolo.
Julio Loredo
Fonte (http://www.atfp.it)
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