Immagine: Il Ratto di Europa, (Mosaico del III secolo d.C.),
rinvenuto a Byblos e conservato al Museo nazionale di Beirut.
Di Don Samuele Cecotti, 31 MAG 2022
Con la Nota del 20 aprile scorso [VEDI QUI], il nostro Osservatorio ha inteso portare il proprio contributo di chiarificazione attorno al significato di Occidente e, facendo ciò, delineare il quadro culturale per pensare la crisi attuale e una pace stabile e cristiana in Europa.
Secondo la migliore tradizione classico-scolastica si è proceduto, adottando l’explicatio terminorum come premessa ad ogni argomentazione, a denunciare le equivocità e a porre il discorso sulle solide basi di una comprensione definita di ciò che si dice Occidente.
Dalla Nota si può tuttavia, anzi si deve, ricavare anche lo spunto per una riflessione circa l’impegno socio-politico-culturale dei cattolici oggi.
Volendo sintetizzare l’ampio testo della Nota in brevi e nette asserzioni, possiamo iniziare la nostra riflessione con alcune semplici premesse:
– L’Occidente “essenziale” è la Civiltà nata dal provvidenziale incontro tra logos greco, ius romano e Divina Rivelazione ovvero l’Europa (dall’Atlantico agli Urali) + la Magna Europa (le proiezioni europee oltre il continente europeo) nella sua identità classico-cristiana;
– L’Occidente “essenziale”, ovvero la Civiltà cristiana europea, conosce una declinazione latina-romana e una greca-bizantina secondo l’antica divisione in Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente cui si sovrappone, sul piano teologico-ecclesiale, lo scisma del 1054;
– Il Protestantesimo implica in se stesso l’impossibilità della Civiltà cristiana e dunque si pone come anti-Occidente “essenziale”[1];
– Comunemente oggi per Occidente si intende il sistema delle liberal-democrazie egemonizzate dall’Anglosfera (Stati Uniti d’America e Regno Unito + Australia, Nuova Zelanda e Canada);
– Tra l’Occidente “essenziale” e ciò che oggi si intende per Occidente vi è una radicale inconciliabilità;
L’inconciliabilità dottrinale tra l’Occidente “essenziale” e ciò che oggi si intende per Occidente è autoevidente appena si abbia compreso l’identità dell’Occidente “essenziale” come Cristianità e l’identità di ciò che oggi si intende per Occidente come il sistema delle liberal-democrazie (a guida anglo-americana) infatti tanto il liberalismo quanto il democraticismo sono ideologie della modernità, duramente condannate dal Magistero della Chiesa[2], che negano in radice l’idea stessa di res publica christiana, tanto sul piano ideale quanto su quello storico fattuale.
L’egemonia esercitata dall’Anglosfera su ciò che si dice oggi Occidente segnala, poi, la matrice protestante del sistema culturale-sociale-politico in oggetto, non nel senso che solo i Paesi (storicamente) protestanti siano oggi considerati Occidente, ma nel senso che è l’eredità filosofico-politica del protestantesimo a definire l’orizzonte ideologico del sistema. I Paesi e i popoli cattolici od ortodossi (ma anche islamici, buddhisti, scintoisti, etc.) ascritti all’Occidente sono così protestantizzati in forme e modi variabili che vanno dal proselitismo diretto (si veda l’azione esercitata negli ultimi cent’anni dagli USA in America Latina per diffondervi le sette protestanti) al mero intervento politico-culturale per ridefinire la politica, il diritto e la cultura locale secondo il paradigma protestante liberale (è ciò che è avvenuto in Italia, ma anche in Giappone, dal ’45 in poi) passando per il tentativo di protestantizzare dall’interno le istituzioni religiose-morali-culturali così da farne strumento del sistema “occidentale” (è innegabile, ad esempio, che la Chiesa Cattolica abbia subito un massiccio processo di protestantizzazione e di “conversione” liberale; analoga considerazione deve essere fatta, per l’universo greco-scismatico, riguardo al Patriarcato di Costantinopoli).
Dove non si opta per una diffusione diretta del protestantesimo si opera ugualmente per una protestantizzazione sistemica del Paese, della sua cultura politica e delle sue istituzioni religiose-morali. Ciò che non è mai consentito è la realizzazione d’un modello sociale-politico altro da quello laico-liberale; il mantenimento o il ristabilimento di una Weltanschauung alternativa a quella protestante liberale.
Sarà consentito in “Occidente” e dallo “Occidente” essere cattolici, ortodossi, ebrei, mussulmani, buddhisti, scintoisti, etc. ma in senso protestante liberale, ovvero come opzione volontaristica e come fatto privato. Non sarà invece mai consentito instaurare una Civiltà metafisicamente fondata, ovvero una Civiltà in senso classico. Non sarà dunque mai consentita la ri-nascita della Cristianità, della res publica christiana.
Compreso ciò, si deve con amarezza concludere che l’Occidente così come inteso oggi è il principale ostacolo alla restaurazione dell’Occidente “essenziale”. È proprio il sistema delle liberal-democrazie guidato dall’Anglosfera a opporsi radicalmente sempre e comunque ad ogni sforzo di instaurazione della res publica christiana. Tale sistema non può che volere e agire così: dalla prospettiva protestante e liberale la res publica christiana e la stessa Cristianità (civiltà e società organica con propria solida dottrina sintesi di Divina Rivelazione, filosofia greca e diritto romano) sono delle mostruosità inaccettabili. Impedirne la rinascita un dovere imperativo!
Carlo Magno redivivo sarebbe immediatamente giudicato come nemico dell’Occidente e così Teodosio il Grande, sant’Enrico Imperatore e tutti i grandi monarchi cristiani, da santo Stefano d’Ungheria sino al beato Carlo d’Asburgo, passando per san Luigi IX di Francia. Per non parlare dei grandi Papi della Cristianità come san Gregorio VII o Innocenzo III. Il Sacro Romano Impero, così come tutto ciò che è classificato Chiesa “costantiniana”, è oggi giudicato autocratico, illiberale e autoritario, teocratico e antidemocratico, ovvero implicitamente (se non esplicitamente) come non-occidentale, contrario ai valori dell’Occidente[3].
Quale Occidente?
L’Occidente inteso come modernità ideologica, quella modernità di cui Lutero fu padre, che da cinque secoli infesta l’Europa e da tre si è imposta, prima culturalmente nelle élites, poi politicamente-giuridicamente al seguito di rivoluzioni e baionette e, in fine, come pensiero comune indiscutibile.
L’odierno “Occidente” a guida anglo-americana ama presentarsi come liberal-democratico e così lo abbiamo inteso nella sua inconciliabile alterità con la Cristianità o Occidente “essenziale”. Sarebbe più giusto però parlare di ciò che si chiama comunemente Occidente come il sistema della modernità/postmodernità ideologica, infatti da Lutero al transumanesimo tutto trova spazio nel sistema “Occidente”. Tutto tranne l’ordine naturale e la res publica christiana.
L’Occidente attuale (in modo particolare l’Anglosfera e l’Europa occidentale che ne dipende più direttamente) si pone ormai come ideologicamente oltre la stessa liberaldemocrazia, si afferma ormai come sistema-processo sintetico di tutte le ideologie della modernità e della postmodernità. Si pensi solamente al marxismo, che trionfa oggi in Occidente nelle forme dello statalismo social-democratico, del neo-socialismo, del marxismo culturale neo-gramsciano e del trotskismo variamente declinato[4].
Durante la crisi-Covid se ne è avuta la prova sperimentale con le libertà liberali sospese e il mito della sovranità popolare sconfessato da una tecnocrazia sovranazionale capace di imporsi sulla quasi totalità del “mondo occidentale”. L’odierno Occidente resta liberaldemocratico nella sua autorappresentazione ma, pur senza rinnegare l’ideologia liberale e l’ideologia democraticistica che sono poste a fondamento, il sistema giuridico, politico e culturale è già abbondantemente oltre nel processo della Rivoluzione. Per capire il sistema “occidentale” odierno, più che le “vecchie” Costituzioni liberaldemocratiche, urge studiare l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, i documenti programmatici delle Organizzazioni internazionali e dell’UE, le pubblicazioni dei grandi think tank USA, oltre a saggi come La quarta rivoluzione industriale di Klaus Schwab e Homo deus. Breve storia del futuro di Yuval Noah Harari, senza dimenticare maîtres à penser meno pop ma non meno significativi come Jacques Attali o Bernard-Henri Lévy.
*****
Il nostro Osservatorio ha dedicato il suo 13° Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo a “Il modello cinese: capital-socialismo del controllo sociale” sottolineando come il capital-socialismo del controllo sociale realizzato dal Partito Comunista in Cina sia perseguito, per altra via e con diverse sfumature, non di meno dal sistema occidentale. La Cina in questo si pone come laboratorio sperimentale d’una nuova forma socio-politico-cultural-economica della modernità/postmodernità, non sotto l’aspetto della forma costituzionale (repubblica popolare a partito unico) o dell’ideologia manifesta (comunismo marx-leninista) ma come sistema totalitario sintesi di capitalismo e socialismo attraverso un massiccio impiego della tecnologia integrata alla psicologia di massa per un controllo capillare e una pervasiva opera di manipolazione delle coscienze.
In questo il modello cinese è più “occidentale” di quanto si possa immaginare e l’odierno Occidente è più “cinese” di quanto si voglia comunemente ammettere. Date le premesse attuali si rischia concretamente di avere, nei prossimi anni, lo scontro geopolitico tra Cina e “Occidente”[5] per l’egemonia globale nella forma di uno scontro di forza in presenza di una unica ideologia (quel capital-socialismo del controllo sociale che porta/porterà con sé anche l’opzione transumanista e tutto il corredo della Rivoluzione) declinata in senso radical, in Occidente, in senso mao-confuciano, in Cina. Saremmo in presenza di una non-alternativa o di una falsa alternativa portando le due vie entrambe al totalitarismo capital-socialista (transumanista)[6]
*****
Innanzi ad un simile quadro e a scenari tanto inquietanti qual è la posizione del cattolicesimo politico? Purtroppo si deve constatare l’assenza, da vecchia data, d’un reale cattolicesimo politico e ancor da più tempo l’assenza di Potenze che si concepiscano come Potenze Cattoliche. Il cattolicesimo è evanescente come dottrina politica e inesistente come forza geopolitica.
Tali evanescenza e inesistenza sono la conseguenza dell’imporsi storico della modernità ideologica in Europa e dell’accomodamento operato de facto tra cattolicesimo e Rivoluzione. Proprio l’accomodamento tra la Rivoluzione e il cattolicesimo, prima condannato poi tollerato in fine lodato e promosso anche in seno alla stessa Chiesa, ha fatto sì che il cattolicesimo politico non avesse più ragion d’essere. Oggi i cattolici in politica non sono portatori di una dottrina politica cattolica ma sono, piuttosto, esponenti delle diverse opzioni della postmodernità politica, solitamente tutte ricomprese nell’universo liberaldemocratico. Si giunge così al paradosso che i cattolici sono oggi i primi e più zelanti apologeti della liberaldemocrazia e dei suoi sviluppi odierni dimenticando completamente la radicale inconciliabilità tra liberaldemocrazia e res publica christiana, tra modernità/postmodernità ideologica e Cristianità.
La secolare battaglia tra la Cristianità (l’Occidente “essenziale”) e la Rivoluzione (l’Occidente come modernità/postmodernità ideologica), non possiamo nascondercelo, è stata vinta dalla Rivoluzione che oggi si pone come l’Occidente tout court, pretendendo pure di incarnare quanto di meglio dovrebbero desiderare gli stessi cristiani. La sconfitta è tale che non vi è oggi nessuna Potenza temporale che incarni il cattolicesimo politico e gli stessi cattolici da molto tempo sono indotti nella più gran parte a identificarsi con e a parteggiare per il proprio secolare gran nemico: la modernità/postmodernità ideologica assurta a “unico Occidente”. Una collettiva sindrome di Stoccolma che da decenni ottunde le menti dei più.
Precondizione a qualunque discorso sul cattolicesimo politico è la denuncia di questa sindrome collettiva di Stoccolma e il suo superamento. Ci può essere cattolicesimo politico solo ove i cattolici ricomincino a pensare secondo le categorie della Dottrina Cattolica (e non secondo i paradigmi ideologici della modernità/postmodernità) e a lottare per l’instaurazione della res publica christiana (e non per il sistema delle liberaldemocrazie), a concepire libertà e popolo secondo la tradizione politico-giuridica della Cristianità, a intendere lo Stato secondo quanto, ad esempio, insegnato da Leone XIII nell’Immortale Dei.
Volendo riassumere in pochi punti il cattolicesimo politico nella sua essenzialità potremmo elencare:Regalità sociale di Cristo;
Fondamento in Dio di ogni autorità, compresa quella politica;
Distinzione ma non separazione tra res publica e Chiesa;
Primato dello spirituale sul temporale e potestas in temporalibus della Chiesa;
Doveri pubblici di religione;
Giusnaturalismo classico e principio di legittimità (d’origine e d’esercizio);
Concezione etico-finalistica del diritto e della politica;
Finalizzazione della politica al bene comune metafisicamente inteso;
Principio di sussidiarietà nel riconoscimento di famiglia e corpi sociali, dei loro fini e delle connesse libertà naturali-tradizionali;
Concezione organica e gerarchica della società e della res publica;
Unità profonda della società nella unità della Verità Cristiana.
Non necessita neppure, essendo autoevidente, la dimostrazione della incompatibilità di tutti e singoli i punti con il sistema ideologico-(geo)politico oggi detto Occidente, con le sue premesse, con i suoi valori, con i suoi sistemi costituzionali.
*****
Se è sindrome di Stoccolma il pensarsi come cattolici “dalla parte dell’Occidente liberaldemocratico”, grave ingenuità sarebbe anche l’eleggere acriticamente a modello altre Potenze oggi operanti sulla scena del mondo. Purtroppo nessuna Potenza temporale incarna oggi il cattolicesimo politico, nessuna può essere presa a modello.
Certo vi sono Paesi dove maggiormente sviluppato è il senso critico verso l’ideologia liberal, i “nuovi diritti”, la globalizzazione, dove la distopia transumanista e il capital-socialismo del controllo sociale sono apertamente giudicati come pericoli da combattere. Si deve certamente notare che anche una Grande Potenza come la Russia, nella sua dirigenza politica e nella gerarchia ecclesiastica del Patriarcato di Mosca come nella cultura diffusa, presenta un elevato grado di consapevolezza critica circa il sistema ideologico-politico dell’Occidente moderno/postmoderno. Il sistema politico russo si presenta oggi come estraneo al laicismo liberale e alle derive radical dell’Occidente, volutamente la Federazione Russa si mostra in armonia con la Chiesa Ortodossa Russa e si concepisce come espressione di una Civiltà di cui il Cristianesimo è nota essenziale. Tutto ciò non può che essere guardato con interesse.
Tuttavia la Russia attuale è carica di contraddizioni, non solo sul piano della prassi politica ma anche a livello ideologico, contraddizioni che rendono il “modello russo” un insieme disomogeneo di moderno e antimoderno, di ideologico e di tradizionale, di rivoluzionario e di controrivoluzionario. Ciò detto, anche qualora tali contraddizioni fossero risolte a favore della tradizione (e ciò è, ovviamente, auspicabile), l’Impero russo si darebbe come una Potenza cesarea-bizantina, ovvero come una sorta di Impero Romano d’Oriente restaurato nella sua consistenza post 1054.
Sarebbe certamente un interlocutore interessante, offrirebbe certamente numerose opportunità di intesa e convergenza senza però essere identificabile come Potenza espressiva del cattolicesimo politico. Il cattolicesimo politico è altra cosa, è quella tradizione socio-politico-economico-giuridica stratificatasi nei secoli del medioevo latino (e proseguita nell’età barocca, specie nei domini asburgici delle Spagne e dell’Impero) che la Dottrina sociale della Chiesa ha come distillato nei grandi documenti sociali di papi quali Leone XIII.
*****
Da troppo tempo il cattolicesimo politico è scomparso dalla scena del mondo, da troppo tempo il cattolicesimo politico verace è stato surrogato da un liberaldemocratismo, con maggiori o minori innesti di socialismo, abusivamente gabellato per cattolicesimo. Il processo è antico e risale almeno a fine ‘700 per poi crescere nell’800 con il cattolicesimo liberale e l’americanismo sociale sino alla vittoria delle potenze liberal-massoniche (Inghilterra, USA, Francia e Italia) nella Prima Guerra Mondiale e il conseguente processo di assimilazione del cattolicesimo politico alla liberaldemocrazia. Processo che dopo la vittoria anglo-americana nella Seconda Guerra Mondiale ha visto una accelerazione potente e quasi senza ostacoli. Da 70 anni assistiamo ormai alla compiuta assimilazione del cattolicesimo politico alla liberaldemocrazia, ovvero alla estinzione suicida del cattolicesimo politico.
L’attuale crisi della globalizzazione e dell’unipolarismo (egemonia globale americana dopo il crollo dell’URSS), così come il ribollire interno dello stesso Occidente (si pensi al trumpismo in USA e ai movimenti sovranisti-populisti in Europa) aprono scenari interessanti per un riemergere del cattolicesimo politico sul piano delle masse popolari e, in prospettiva, delle stesse proiezioni geopolitiche.
Condizione previa per il darsi del cattolicesimo politico è la rottura di qualunque dipendenza dall’universo ideologico liberaldemocratico (o meglio moderno/postmoderno), il che implica la presa di distanza, sul piano delle istituzioni internazionali, da tutte quelle realtà che della liberaldemocrazia sono struttura proiettiva, per poter pensare nuovamente la politica e il diritto secondo le categorie classiche e cristiane. Necessario superare ogni complesso di inferiorità verso la modernità ideologica, guarire dalla sindrome di Stoccolma, ricominciare a lavorare per la Cristianità, per la res publica christiana.
Si deve anche avere il coraggio politico di porre talune questioni di rottura, ad esempio chiedersi se sia compatibile l’impegno per la res publica christiana con l’appartenenza a NATO, UE, OCSE o Consiglio d’Europa. O se, piuttosto, l’impegno per la res publica christiana non esiga l’impegno ad emanciparsi da istituzioni sovranazionali espressione di un paradigma ideologico, quello laico liberaldemocratico, inconciliabile con la concezione tradizionale del cattolicesimo politico. Porsi la questione senza complessi e rispondere con verità, senza autocensure.
In questo è interessante notare come già si diano esempi di governi conservatori-populisti, dalla chiara connotazione identitaria cristiana, che hanno compreso la necessità di pensare alternativamente al paradigma liberaldemocratico e di collocare il proprio Paese secondo una linea geostrategica altra da quella dell’Anglosfera, tra tutti il governo Orban in Ungheria e il governo Bolsonaro in Brasile. Numerosi poi i governi africani di ispirazione cristiana che ormai ricercano apertamente una via socio-politico-culturale alternativa a quella dell’Occidente liberal, riconosciuto incompatibile con il Cristianesimo e con i valori tradizionali (africani).
Gli stessi USA sono contemporaneamente il centro decisionale (politico, economico, militare, culturale) dell’Occidente, inteso come Rivoluzione, come modernità/postmodernità ideologica, e pure il campo di una battaglia culturale-politica vivacissima dove è messa in discussione proprio l’idea di quello stesso Occidente ideologico. Il trumpismo, ormai fenomeno ben più importante dello stesso Trump, rappresenta negli USA questa storica occasione per mettere in discussione il modello “occidentale” impostosi almeno negli ultimi cent’anni. Dentro il mondo trumpiano vi sono, infatti, punte critiche intellettualmente molto avanzate che giungono a mettere in discussione buona parte del sistema ideologico “occidentale” portando con sé, invece, paradigmi propri della Cristianità e della Dottrina sociale della Chiesa classica[7]. Trump è ben lontano dall’esprimere una idea politica cattolica ma il movimento che attorno a lui si muove consente finalmente di mettere in discussione l’idea di America e di Occidente sinora egemone e, così, offre lo spazio e dà agibilità politica ad un pensiero schiettamente cattolico in senso tradizionale.
I cattolici devono saper cogliere le opportunità offerte dal momento storico per uscire dalla cattività liberaldemocratica e ricominciare a pensare la politica secondo le categorie della Dottrina Cattolica. Le modalità di ciò non possono che variare da Paese a Paese, da situazione a situazione. L’azione possibile in Ungheria non lo sarà forse in Francia, quella possibile in un Paese dell’Africa cattolica non lo sarà in un Paese NATO, ciò che si potrà in Brasile non è detto sia realizzabile in un Paese dell’UE, ciò che si può sperare in una Nazione tradizionalmente cattolica è diverso da ciò che è realistico perseguire nelle Nazioni tradizionalmente protestanti. Con modalità, tempi, tattiche e strumenti diversi, anche molto diversi, da Paese a Paese, ovunque però i cattolici hanno la responsabilità storica di cogliere la presente crisi dell’Occidente moderno/postmoderno e di profittarne per scrollarsi di dosso le catene ideologiche della liberaldemocrazia e dei suoi inquietanti sviluppi. Solo emancipandosi dall’Occidente ideologico moderno/postmoderno si rende possibile all’Occidente “essenziale” di riaffacciarsi al mondo e si aprono possibilità di una rinnovata Cristianità. Ai cattolici d’oggi il compito di tale impresa!
Don Samuele Cecotti
[1] Per comprendere la forza radicale dissolutrice del Protestantesimo, la sua essenziale inconciliabilità con la Civiltà Cristiana rimandiamo a tre testi tra i molti che meriterebbero essere menzionati: J. Maritain, I tre riformatori; P. Correa de Oliveira, Rivoluzione e Controrivoluzione; D. Castellano, Martin Lutero. Il canto del gallo della modernità.
[2] Le condanne magisteriali del liberalismo sono numerosissime e senza pari per durezza, dalla Mirari vos di Gregorio XVI alla Ubi arcano Dei di Pio XI, passando per la Quanta cura del beato Pio IX. Bastino le parole di papa Leone XIII che indica in Lucifero il capostipite dei liberali: «Ma già sono assai numerosi gli emuli di Lucifero – che lanciò quell’empio grido non servirò -, i quali in nome della libertà praticano un’assurda e schietta licenza. Sono siffatti i seguaci di quella dottrina così diffusa e potente che hanno voluto darsi il nome di Liberali traendolo dalla parola libertà» (Libertas praestantissimum).
[3] Per avere contezza dei “valori occidentali” non è necessario fare riferimento alla ormai celebre omelia del patriarca Cirillo I di Mosca (Ecco la “scandalosa” omelia del Patriarca di Mosca – Aldo Maria Valli), è sufficiente considerare l’autocoscienza stessa dei poteri atlantici: il capo del MI6 (il Secret Intelligence Service britannico) sir Richard Moore scriveva il 25 febbraio 2022: «With the tragedy and destruction unfolding so distressingly in Ukraine, we should remember the values and hard won freedoms that distinguish us from Putin, none more than LGBT+ rights». L’ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Afghanistan non trova di meglio che issare la bandiera arcobaleno dell’orgoglio gay sull’ambasciata di Kabul poco prima della indecorosa ritirata americana dal Paese. E si potrebbe proseguire con altre decine o centinaia di esempi.
[4] Con il crollo dell’URSS, ad essere sconfitto fu il marx-leninismo sovietico, non il marxismo tout court (e neppure il marx-leninismo in se stesso) che ha preso stabilmente casa all’Ovest, dove era nato e da dove si era propagato verso est. Il diamat, ovvero il materialismo dialettico assunto a sistema filosofico ufficiale dell’URSS, non è certamente la forma speculativamente più forte e corrosiva di marx-leninismo, ne è piuttosto una versione “stabilizzata” al fine di fornire una impalcatura concettuale e metodologica all’allora regime sovietico. Altre forme di marxismo sono la social-democrazia (Seconda Internazionale) tanto diffusa nell’Europa continentale, il gramscismo (interpretazione italiana del marx-leninismo della Terza Internazionale), il trotskismo (Quarta Internazionale. Interessante notare come la Quarta Internazionale Comunista, teorizzatrice della “rivoluzione permanente mondiale” si svolse nel 1938 in Francia alla presenza di rappresentanti delle maggiori potenze di Europa e America), il maoismo, il marx-freudismo, etc. È un errore comune ma, non per questo meno grave e fuorviante, identificare il marxismo con il solo sovietismo (sul diamat si veda il saggio del 1948 Il materialismo dialettico sovietico di padre G.A. Wetter s.j.) dimenticando che l’intrinseca perversità del comunismo non è legata ad una statualità (quella sovietica) ma ad un paradigma ideologico ateo-materialista contrario a verità e giustizia presente tanto nel diamat sovietico quanto nel pensiero social-democratico, liberal-socialista, gramsciano, trotskista, maoista, marx-freudiano, etc.
[5] Non ci si dimentichi il legame profondo che lega USA e Cina comunista da almeno 50 anni. Furono gli USA, in funzione anti-sovietica, a favorire l’ascesa geopolitica ed economica della Cina comunista dagli anni ’70 in poi, sempre gli USA a volere la Cina nel WTO per farne un attore della globalizzazione, sempre gli USA (+ Europa occidentale) ad aver promosso l’industrializzazione della Cina negli ultimi 30 anni facendo del gigante comunista “l’industria manifatturiera globale”.
[6] Interessante notare quanto dichiarava il 15 agosto 2020 alla trasmissione tv Segnalibro (SEGNALIBRO PUNTATA DEL 15 AGOSTO 2020 GIULIANO DI BERNARDO – YouTube ) il professor Giuliano Di Bernardo, filosofo della scienza, già Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, poi fondatore e Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia (l’unica obbedienza massonica italiana riconosciuta dalla Gran Loggia d’Inghilterra), in merito a Cina, governo mondiale, pandemia Covid, transumanesimo, uno-divino, etc.: https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/29380859/massoneria-gran-maestro-di-bernardo-stop-democrazia-uno-dio-cinese-pandemie.html
[7] A solo titolo d’esempio indichiamo i volumi Why Liberalism Failed di Patrick J. Deneen e The Tyranny of Liberalism di James Kalb e l’articolo The Catholic Case for Secession? di Eric Sammons (https://www.crisismagazine.com/2020/the-catholic-case-for-secession ). Si veda anche la elaborazione dottrinaria in sede giuridico-costituzionale e giusfilosofica del professor Adrian Vermeule.
L’Occidente inteso come modernità ideologica, quella modernità di cui Lutero fu padre, che da cinque secoli infesta l’Europa e da tre si è imposta, prima culturalmente nelle élites, poi politicamente-giuridicamente al seguito di rivoluzioni e baionette e, in fine, come pensiero comune indiscutibile.
L’odierno “Occidente” a guida anglo-americana ama presentarsi come liberal-democratico e così lo abbiamo inteso nella sua inconciliabile alterità con la Cristianità o Occidente “essenziale”. Sarebbe più giusto però parlare di ciò che si chiama comunemente Occidente come il sistema della modernità/postmodernità ideologica, infatti da Lutero al transumanesimo tutto trova spazio nel sistema “Occidente”. Tutto tranne l’ordine naturale e la res publica christiana.
L’Occidente attuale (in modo particolare l’Anglosfera e l’Europa occidentale che ne dipende più direttamente) si pone ormai come ideologicamente oltre la stessa liberaldemocrazia, si afferma ormai come sistema-processo sintetico di tutte le ideologie della modernità e della postmodernità. Si pensi solamente al marxismo, che trionfa oggi in Occidente nelle forme dello statalismo social-democratico, del neo-socialismo, del marxismo culturale neo-gramsciano e del trotskismo variamente declinato[4].
Durante la crisi-Covid se ne è avuta la prova sperimentale con le libertà liberali sospese e il mito della sovranità popolare sconfessato da una tecnocrazia sovranazionale capace di imporsi sulla quasi totalità del “mondo occidentale”. L’odierno Occidente resta liberaldemocratico nella sua autorappresentazione ma, pur senza rinnegare l’ideologia liberale e l’ideologia democraticistica che sono poste a fondamento, il sistema giuridico, politico e culturale è già abbondantemente oltre nel processo della Rivoluzione. Per capire il sistema “occidentale” odierno, più che le “vecchie” Costituzioni liberaldemocratiche, urge studiare l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, i documenti programmatici delle Organizzazioni internazionali e dell’UE, le pubblicazioni dei grandi think tank USA, oltre a saggi come La quarta rivoluzione industriale di Klaus Schwab e Homo deus. Breve storia del futuro di Yuval Noah Harari, senza dimenticare maîtres à penser meno pop ma non meno significativi come Jacques Attali o Bernard-Henri Lévy.
*****
Il nostro Osservatorio ha dedicato il suo 13° Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo a “Il modello cinese: capital-socialismo del controllo sociale” sottolineando come il capital-socialismo del controllo sociale realizzato dal Partito Comunista in Cina sia perseguito, per altra via e con diverse sfumature, non di meno dal sistema occidentale. La Cina in questo si pone come laboratorio sperimentale d’una nuova forma socio-politico-cultural-economica della modernità/postmodernità, non sotto l’aspetto della forma costituzionale (repubblica popolare a partito unico) o dell’ideologia manifesta (comunismo marx-leninista) ma come sistema totalitario sintesi di capitalismo e socialismo attraverso un massiccio impiego della tecnologia integrata alla psicologia di massa per un controllo capillare e una pervasiva opera di manipolazione delle coscienze.
In questo il modello cinese è più “occidentale” di quanto si possa immaginare e l’odierno Occidente è più “cinese” di quanto si voglia comunemente ammettere. Date le premesse attuali si rischia concretamente di avere, nei prossimi anni, lo scontro geopolitico tra Cina e “Occidente”[5] per l’egemonia globale nella forma di uno scontro di forza in presenza di una unica ideologia (quel capital-socialismo del controllo sociale che porta/porterà con sé anche l’opzione transumanista e tutto il corredo della Rivoluzione) declinata in senso radical, in Occidente, in senso mao-confuciano, in Cina. Saremmo in presenza di una non-alternativa o di una falsa alternativa portando le due vie entrambe al totalitarismo capital-socialista (transumanista)[6]
*****
Innanzi ad un simile quadro e a scenari tanto inquietanti qual è la posizione del cattolicesimo politico? Purtroppo si deve constatare l’assenza, da vecchia data, d’un reale cattolicesimo politico e ancor da più tempo l’assenza di Potenze che si concepiscano come Potenze Cattoliche. Il cattolicesimo è evanescente come dottrina politica e inesistente come forza geopolitica.
Tali evanescenza e inesistenza sono la conseguenza dell’imporsi storico della modernità ideologica in Europa e dell’accomodamento operato de facto tra cattolicesimo e Rivoluzione. Proprio l’accomodamento tra la Rivoluzione e il cattolicesimo, prima condannato poi tollerato in fine lodato e promosso anche in seno alla stessa Chiesa, ha fatto sì che il cattolicesimo politico non avesse più ragion d’essere. Oggi i cattolici in politica non sono portatori di una dottrina politica cattolica ma sono, piuttosto, esponenti delle diverse opzioni della postmodernità politica, solitamente tutte ricomprese nell’universo liberaldemocratico. Si giunge così al paradosso che i cattolici sono oggi i primi e più zelanti apologeti della liberaldemocrazia e dei suoi sviluppi odierni dimenticando completamente la radicale inconciliabilità tra liberaldemocrazia e res publica christiana, tra modernità/postmodernità ideologica e Cristianità.
La secolare battaglia tra la Cristianità (l’Occidente “essenziale”) e la Rivoluzione (l’Occidente come modernità/postmodernità ideologica), non possiamo nascondercelo, è stata vinta dalla Rivoluzione che oggi si pone come l’Occidente tout court, pretendendo pure di incarnare quanto di meglio dovrebbero desiderare gli stessi cristiani. La sconfitta è tale che non vi è oggi nessuna Potenza temporale che incarni il cattolicesimo politico e gli stessi cattolici da molto tempo sono indotti nella più gran parte a identificarsi con e a parteggiare per il proprio secolare gran nemico: la modernità/postmodernità ideologica assurta a “unico Occidente”. Una collettiva sindrome di Stoccolma che da decenni ottunde le menti dei più.
Precondizione a qualunque discorso sul cattolicesimo politico è la denuncia di questa sindrome collettiva di Stoccolma e il suo superamento. Ci può essere cattolicesimo politico solo ove i cattolici ricomincino a pensare secondo le categorie della Dottrina Cattolica (e non secondo i paradigmi ideologici della modernità/postmodernità) e a lottare per l’instaurazione della res publica christiana (e non per il sistema delle liberaldemocrazie), a concepire libertà e popolo secondo la tradizione politico-giuridica della Cristianità, a intendere lo Stato secondo quanto, ad esempio, insegnato da Leone XIII nell’Immortale Dei.
Volendo riassumere in pochi punti il cattolicesimo politico nella sua essenzialità potremmo elencare:Regalità sociale di Cristo;
Fondamento in Dio di ogni autorità, compresa quella politica;
Distinzione ma non separazione tra res publica e Chiesa;
Primato dello spirituale sul temporale e potestas in temporalibus della Chiesa;
Doveri pubblici di religione;
Giusnaturalismo classico e principio di legittimità (d’origine e d’esercizio);
Concezione etico-finalistica del diritto e della politica;
Finalizzazione della politica al bene comune metafisicamente inteso;
Principio di sussidiarietà nel riconoscimento di famiglia e corpi sociali, dei loro fini e delle connesse libertà naturali-tradizionali;
Concezione organica e gerarchica della società e della res publica;
Unità profonda della società nella unità della Verità Cristiana.
Non necessita neppure, essendo autoevidente, la dimostrazione della incompatibilità di tutti e singoli i punti con il sistema ideologico-(geo)politico oggi detto Occidente, con le sue premesse, con i suoi valori, con i suoi sistemi costituzionali.
*****
Se è sindrome di Stoccolma il pensarsi come cattolici “dalla parte dell’Occidente liberaldemocratico”, grave ingenuità sarebbe anche l’eleggere acriticamente a modello altre Potenze oggi operanti sulla scena del mondo. Purtroppo nessuna Potenza temporale incarna oggi il cattolicesimo politico, nessuna può essere presa a modello.
Certo vi sono Paesi dove maggiormente sviluppato è il senso critico verso l’ideologia liberal, i “nuovi diritti”, la globalizzazione, dove la distopia transumanista e il capital-socialismo del controllo sociale sono apertamente giudicati come pericoli da combattere. Si deve certamente notare che anche una Grande Potenza come la Russia, nella sua dirigenza politica e nella gerarchia ecclesiastica del Patriarcato di Mosca come nella cultura diffusa, presenta un elevato grado di consapevolezza critica circa il sistema ideologico-politico dell’Occidente moderno/postmoderno. Il sistema politico russo si presenta oggi come estraneo al laicismo liberale e alle derive radical dell’Occidente, volutamente la Federazione Russa si mostra in armonia con la Chiesa Ortodossa Russa e si concepisce come espressione di una Civiltà di cui il Cristianesimo è nota essenziale. Tutto ciò non può che essere guardato con interesse.
Tuttavia la Russia attuale è carica di contraddizioni, non solo sul piano della prassi politica ma anche a livello ideologico, contraddizioni che rendono il “modello russo” un insieme disomogeneo di moderno e antimoderno, di ideologico e di tradizionale, di rivoluzionario e di controrivoluzionario. Ciò detto, anche qualora tali contraddizioni fossero risolte a favore della tradizione (e ciò è, ovviamente, auspicabile), l’Impero russo si darebbe come una Potenza cesarea-bizantina, ovvero come una sorta di Impero Romano d’Oriente restaurato nella sua consistenza post 1054.
Sarebbe certamente un interlocutore interessante, offrirebbe certamente numerose opportunità di intesa e convergenza senza però essere identificabile come Potenza espressiva del cattolicesimo politico. Il cattolicesimo politico è altra cosa, è quella tradizione socio-politico-economico-giuridica stratificatasi nei secoli del medioevo latino (e proseguita nell’età barocca, specie nei domini asburgici delle Spagne e dell’Impero) che la Dottrina sociale della Chiesa ha come distillato nei grandi documenti sociali di papi quali Leone XIII.
*****
Da troppo tempo il cattolicesimo politico è scomparso dalla scena del mondo, da troppo tempo il cattolicesimo politico verace è stato surrogato da un liberaldemocratismo, con maggiori o minori innesti di socialismo, abusivamente gabellato per cattolicesimo. Il processo è antico e risale almeno a fine ‘700 per poi crescere nell’800 con il cattolicesimo liberale e l’americanismo sociale sino alla vittoria delle potenze liberal-massoniche (Inghilterra, USA, Francia e Italia) nella Prima Guerra Mondiale e il conseguente processo di assimilazione del cattolicesimo politico alla liberaldemocrazia. Processo che dopo la vittoria anglo-americana nella Seconda Guerra Mondiale ha visto una accelerazione potente e quasi senza ostacoli. Da 70 anni assistiamo ormai alla compiuta assimilazione del cattolicesimo politico alla liberaldemocrazia, ovvero alla estinzione suicida del cattolicesimo politico.
L’attuale crisi della globalizzazione e dell’unipolarismo (egemonia globale americana dopo il crollo dell’URSS), così come il ribollire interno dello stesso Occidente (si pensi al trumpismo in USA e ai movimenti sovranisti-populisti in Europa) aprono scenari interessanti per un riemergere del cattolicesimo politico sul piano delle masse popolari e, in prospettiva, delle stesse proiezioni geopolitiche.
Condizione previa per il darsi del cattolicesimo politico è la rottura di qualunque dipendenza dall’universo ideologico liberaldemocratico (o meglio moderno/postmoderno), il che implica la presa di distanza, sul piano delle istituzioni internazionali, da tutte quelle realtà che della liberaldemocrazia sono struttura proiettiva, per poter pensare nuovamente la politica e il diritto secondo le categorie classiche e cristiane. Necessario superare ogni complesso di inferiorità verso la modernità ideologica, guarire dalla sindrome di Stoccolma, ricominciare a lavorare per la Cristianità, per la res publica christiana.
Si deve anche avere il coraggio politico di porre talune questioni di rottura, ad esempio chiedersi se sia compatibile l’impegno per la res publica christiana con l’appartenenza a NATO, UE, OCSE o Consiglio d’Europa. O se, piuttosto, l’impegno per la res publica christiana non esiga l’impegno ad emanciparsi da istituzioni sovranazionali espressione di un paradigma ideologico, quello laico liberaldemocratico, inconciliabile con la concezione tradizionale del cattolicesimo politico. Porsi la questione senza complessi e rispondere con verità, senza autocensure.
In questo è interessante notare come già si diano esempi di governi conservatori-populisti, dalla chiara connotazione identitaria cristiana, che hanno compreso la necessità di pensare alternativamente al paradigma liberaldemocratico e di collocare il proprio Paese secondo una linea geostrategica altra da quella dell’Anglosfera, tra tutti il governo Orban in Ungheria e il governo Bolsonaro in Brasile. Numerosi poi i governi africani di ispirazione cristiana che ormai ricercano apertamente una via socio-politico-culturale alternativa a quella dell’Occidente liberal, riconosciuto incompatibile con il Cristianesimo e con i valori tradizionali (africani).
Gli stessi USA sono contemporaneamente il centro decisionale (politico, economico, militare, culturale) dell’Occidente, inteso come Rivoluzione, come modernità/postmodernità ideologica, e pure il campo di una battaglia culturale-politica vivacissima dove è messa in discussione proprio l’idea di quello stesso Occidente ideologico. Il trumpismo, ormai fenomeno ben più importante dello stesso Trump, rappresenta negli USA questa storica occasione per mettere in discussione il modello “occidentale” impostosi almeno negli ultimi cent’anni. Dentro il mondo trumpiano vi sono, infatti, punte critiche intellettualmente molto avanzate che giungono a mettere in discussione buona parte del sistema ideologico “occidentale” portando con sé, invece, paradigmi propri della Cristianità e della Dottrina sociale della Chiesa classica[7]. Trump è ben lontano dall’esprimere una idea politica cattolica ma il movimento che attorno a lui si muove consente finalmente di mettere in discussione l’idea di America e di Occidente sinora egemone e, così, offre lo spazio e dà agibilità politica ad un pensiero schiettamente cattolico in senso tradizionale.
I cattolici devono saper cogliere le opportunità offerte dal momento storico per uscire dalla cattività liberaldemocratica e ricominciare a pensare la politica secondo le categorie della Dottrina Cattolica. Le modalità di ciò non possono che variare da Paese a Paese, da situazione a situazione. L’azione possibile in Ungheria non lo sarà forse in Francia, quella possibile in un Paese dell’Africa cattolica non lo sarà in un Paese NATO, ciò che si potrà in Brasile non è detto sia realizzabile in un Paese dell’UE, ciò che si può sperare in una Nazione tradizionalmente cattolica è diverso da ciò che è realistico perseguire nelle Nazioni tradizionalmente protestanti. Con modalità, tempi, tattiche e strumenti diversi, anche molto diversi, da Paese a Paese, ovunque però i cattolici hanno la responsabilità storica di cogliere la presente crisi dell’Occidente moderno/postmoderno e di profittarne per scrollarsi di dosso le catene ideologiche della liberaldemocrazia e dei suoi inquietanti sviluppi. Solo emancipandosi dall’Occidente ideologico moderno/postmoderno si rende possibile all’Occidente “essenziale” di riaffacciarsi al mondo e si aprono possibilità di una rinnovata Cristianità. Ai cattolici d’oggi il compito di tale impresa!
Don Samuele Cecotti
[1] Per comprendere la forza radicale dissolutrice del Protestantesimo, la sua essenziale inconciliabilità con la Civiltà Cristiana rimandiamo a tre testi tra i molti che meriterebbero essere menzionati: J. Maritain, I tre riformatori; P. Correa de Oliveira, Rivoluzione e Controrivoluzione; D. Castellano, Martin Lutero. Il canto del gallo della modernità.
[2] Le condanne magisteriali del liberalismo sono numerosissime e senza pari per durezza, dalla Mirari vos di Gregorio XVI alla Ubi arcano Dei di Pio XI, passando per la Quanta cura del beato Pio IX. Bastino le parole di papa Leone XIII che indica in Lucifero il capostipite dei liberali: «Ma già sono assai numerosi gli emuli di Lucifero – che lanciò quell’empio grido non servirò -, i quali in nome della libertà praticano un’assurda e schietta licenza. Sono siffatti i seguaci di quella dottrina così diffusa e potente che hanno voluto darsi il nome di Liberali traendolo dalla parola libertà» (Libertas praestantissimum).
[3] Per avere contezza dei “valori occidentali” non è necessario fare riferimento alla ormai celebre omelia del patriarca Cirillo I di Mosca (Ecco la “scandalosa” omelia del Patriarca di Mosca – Aldo Maria Valli), è sufficiente considerare l’autocoscienza stessa dei poteri atlantici: il capo del MI6 (il Secret Intelligence Service britannico) sir Richard Moore scriveva il 25 febbraio 2022: «With the tragedy and destruction unfolding so distressingly in Ukraine, we should remember the values and hard won freedoms that distinguish us from Putin, none more than LGBT+ rights». L’ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Afghanistan non trova di meglio che issare la bandiera arcobaleno dell’orgoglio gay sull’ambasciata di Kabul poco prima della indecorosa ritirata americana dal Paese. E si potrebbe proseguire con altre decine o centinaia di esempi.
[4] Con il crollo dell’URSS, ad essere sconfitto fu il marx-leninismo sovietico, non il marxismo tout court (e neppure il marx-leninismo in se stesso) che ha preso stabilmente casa all’Ovest, dove era nato e da dove si era propagato verso est. Il diamat, ovvero il materialismo dialettico assunto a sistema filosofico ufficiale dell’URSS, non è certamente la forma speculativamente più forte e corrosiva di marx-leninismo, ne è piuttosto una versione “stabilizzata” al fine di fornire una impalcatura concettuale e metodologica all’allora regime sovietico. Altre forme di marxismo sono la social-democrazia (Seconda Internazionale) tanto diffusa nell’Europa continentale, il gramscismo (interpretazione italiana del marx-leninismo della Terza Internazionale), il trotskismo (Quarta Internazionale. Interessante notare come la Quarta Internazionale Comunista, teorizzatrice della “rivoluzione permanente mondiale” si svolse nel 1938 in Francia alla presenza di rappresentanti delle maggiori potenze di Europa e America), il maoismo, il marx-freudismo, etc. È un errore comune ma, non per questo meno grave e fuorviante, identificare il marxismo con il solo sovietismo (sul diamat si veda il saggio del 1948 Il materialismo dialettico sovietico di padre G.A. Wetter s.j.) dimenticando che l’intrinseca perversità del comunismo non è legata ad una statualità (quella sovietica) ma ad un paradigma ideologico ateo-materialista contrario a verità e giustizia presente tanto nel diamat sovietico quanto nel pensiero social-democratico, liberal-socialista, gramsciano, trotskista, maoista, marx-freudiano, etc.
[5] Non ci si dimentichi il legame profondo che lega USA e Cina comunista da almeno 50 anni. Furono gli USA, in funzione anti-sovietica, a favorire l’ascesa geopolitica ed economica della Cina comunista dagli anni ’70 in poi, sempre gli USA a volere la Cina nel WTO per farne un attore della globalizzazione, sempre gli USA (+ Europa occidentale) ad aver promosso l’industrializzazione della Cina negli ultimi 30 anni facendo del gigante comunista “l’industria manifatturiera globale”.
[6] Interessante notare quanto dichiarava il 15 agosto 2020 alla trasmissione tv Segnalibro (SEGNALIBRO PUNTATA DEL 15 AGOSTO 2020 GIULIANO DI BERNARDO – YouTube ) il professor Giuliano Di Bernardo, filosofo della scienza, già Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, poi fondatore e Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia (l’unica obbedienza massonica italiana riconosciuta dalla Gran Loggia d’Inghilterra), in merito a Cina, governo mondiale, pandemia Covid, transumanesimo, uno-divino, etc.: https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/29380859/massoneria-gran-maestro-di-bernardo-stop-democrazia-uno-dio-cinese-pandemie.html
[7] A solo titolo d’esempio indichiamo i volumi Why Liberalism Failed di Patrick J. Deneen e The Tyranny of Liberalism di James Kalb e l’articolo The Catholic Case for Secession? di Eric Sammons (https://www.crisismagazine.com/2020/the-catholic-case-for-secession ). Si veda anche la elaborazione dottrinaria in sede giuridico-costituzionale e giusfilosofica del professor Adrian Vermeule.
Nessun commento:
Posta un commento