di Julio Loredo
Il 12 novembre di 160 anni fa moriva Henri Lacordaire, O.P., rappresentante del cattolicesimo liberale. La sua figura oggi è caduta in un relativo oblio, essendo stata superata a sinistra da discepoli che, subito dopo la sua scomparsa, svilupparono l’eresia modernista. E non manca chi addirittura vorrebbe dipingerlo con sfumature simpatiche. Chi era invece Henri-Dominique Lacordaire?
La grande eresia del secolo XIX fu senza dubbio il cattolicesimo liberale, nato dalla bramosia di conciliare la Chiesa con la Rivoluzione francese. “Noi accettiamo, noi invochiamo i principi e le libertà proclamati nel 1789!”, tuonava Charles de Montalembert, uno dei leader della corrente[1].
Padre del cattolicesimo liberale fu il sacerdote apostata Hugues-Felicité Robert de Lamennais (1782-1854). Associandosi alla Rivoluzione del 1830 (che, ricordiamo, fu biasimata dalla Madonna nelle apparizioni della Rue du Bac), Lamennais pubblicò il libro Des Progrès de la Révolution et de la guerre contre l’Église, nel quale propose l’instaurazione di una “repubblica liberale”. Lamennais ammise che a questa avrebbe fatto seguito un periodo di anarchia, che egli però riteneva necessaria per far prevalere la libertà. Nel frattempo, perché la libertà potesse regnare, la Chiesa avrebbe dovuto ritirarsi dalla vita pubblica.
Pure Lacordaire, diventato nel frattempo seguace di Lamennais, salutò questa Rivoluzione: “Acclamo il popolo trionfante sulle rovine della monarchia plurisecolare, la libertà vittoriosa in eterno!”[2]. Insieme a Lamennais, Lacordaire fondò il giornale L’Avenir, che osannava il “nuovo mondo che ha Cristo come padre e la libertà come madre”[3]. Quali erano i principi di questa scuola?
— Le Rivoluzioni moderne sono opera di Dio. Lacordaire proclamava: “Il 1789 ha aperto l’era delle rivoluzioni, e l’umanità non potrà più fermarla!”[4].
— Il cristianesimo è il “principio propulsore” del processo rivoluzionario. Scrive il teologo C. Costantin: “I cattolici liberali proponevano al mondo intero una nuova organizzazione politica e sociale proposta da tutte le rivoluzioni dal 1789 in poi”[5]. In una lettera a Lamennais, il teatino romano Gioacchino Ventura lo rimproverava di “predicare la rivoluzione in nome della religione (…) accettando senza riserva tutte le rivoluzioni passate e applaudendo in anticipo tutte quelle che verranno”[6].
— Una libertà generalizzata e demolitrice. Leggiamo su L’Avenir: “La libertà deve essere per tutti e intera per ciascuno. (…) Libertà totale, assoluta di opinione, di dottrina, di coscienza e di culto (…) tutte le libertà civili, senza privilegio e senza restrizione”[7].
— La liberazione del proletariato. “Dopo l’ultima rivoluzione resta solo la borghesia e il popolo, la classe che acquista il lavoro e la classe che deve venderlo”[8]. Lamennais e Lacordaire minacciavano quindi i borghesi, accennando a “l’odio implacabile dei proletari che si addensa sopra le vostre teste (…) in attesa solo che voi abbassate la guardia”[9].
Con l’enciclica Mirare Vos (1832), Papa Gregorio XVI condannò Lamennais, e con lui tutto il cattolicesimo liberale, qualificandolo di “corrottissimo”[10]. Lamennais rispose con l’insolente libro «Paroles d’un croyant», nel quale chiamava il Vaticano “la fogna più infetta che abbia mai sporcato occhi umani”, e il Papa “quel vecchio codardo e imbecille”[11]. Venne ipso facto scomunicato. Abbandonato dai suoi amici, Lamennais sopravvisse come deputato socialista nell’Assemblea costituente del 1848 e in quella legislativa del 1849. Morì nel 1854 nella miseria e nell’isolamento, rifiutando ogni consolazione dalla Chiesa.
Però, come succede in ogni movimento rivoluzionario, non furono i radicali, bensì i “moderati” a portare avanti il cattolicesimo liberale, come più tardi saranno i “modernizzanti” a portare avanti il Modernismo dopo la condanna di S. Pio X. Come spiega Plinio Corrêa de Oliveira: “L’esplosione degli estremismi alza una bandiera, crea un punto di attrazione fisso che affascina per il suo stesso radicalismo i moderati, e verso cui questi cominciano lentamente a incamminarsi”[12].
I discepoli più cauti di Lamennais non lo seguirono nell’apostasia, e furono perciò in grado di continuare la sua opera. Tra questi c’era Henri Lacordaire (1802-1861), che svolgerà un ruolo centrale nello sviluppo delle idee cattoliche liberali negli anni successivi, facendo da ponte tra il cattolicesimo liberale del 1830 e quello del 1848. In concreto, sulle ceneri di L’Avenir, egli fondò L’Ére Nouvelle, organo della sinistra liberale, che radunerà tutti gli oppositori al Beato Pio IX, tra cui l’abbé Maret. Il giornale di Lacordaire scivolò così a sinistra da essere abbandonato dai personaggi più moderati come Federico Ozanam e lo stesso Montalambert.
Dopo una breve carriera da avvocato, Lacordaire entrò nel seminario nel 1824 e fu ordinato sacerdote nel 1827, contro il consiglio del suo direttore spirituale, che aveva avvertito il carattere ribelle del novizio. “Figlio spirituale della Rivoluzione”, come lo definisce il suo biografo Marc Escholier[13], Lacordaire diventò il discepolo prediletto di Lamennais. Spirito orgoglioso, egli s’immaginava nei panni di un grande riformatore: “Oserei dire che ho ricevuto da Dio la grazia di comprendere questo secolo, che ho tanto amato e di conferire alla verità un nuovo colore che gli permetta di raggiungere un numero maggiore di persone”[14].
Dopo l’enciclica Mirari Vos, Lacordaire abbandonò il maestro ma non le sue idee. Anzi, dichiarò esplicitamente che si piegava alla volontà del Pontefice “sans renoncer à mes idées libérales”[15]. Egli criticava la fretta di Lamennais ma non le sue dottrine: “La Chiesa si rifiuta di andare così velocemente come vorremmo”[16]. Proponeva, quindi, un approccio più graduale, mantenendo comunque la meta. Nel 1835, l’arcivescovo di Parigi gli offrì la cattedra di Notre Dame. I suoi sermoni, seguiti dal fior fiore della società parigina, diventarono il principale veicolo della propaganda cattolica liberale.
Lacordaire ebbe anche un altro ruolo basilare nella diffusione delle idee rivoluzionarie in ambito cattolico. Egli fu il restauratore in Francia dell’Ordine domenicano, bandito dal 1790. Furono in molti a opporsi a questo passo. Temevano, come ammesso dallo stesso Lacordaire, che “l’Ordine fosse destinato a diventare un rifugio per i seguaci di Lamennais”[17]. Purtroppo avevano ragione. I nuovi domenicani ricevettero da Lacordaire un’educazione tutta improntata alle idee liberali. Ecco l’origine dell’ala progressista dei domenicani francesi, concentrata prima nella scuola di Flavigny, aperta dallo stesso Lacordaire, e poi trasferitasi a Le Saulchoir. È proprio questa scuola che, nel secolo XX, svilupperà la Nouvelle Théologie, madre della Teologia della liberazione, e condannata da Pio XII nell’enciclica Humani Generis, nel 1950. Non a caso, i teologi progressisti di questa scuola si definiscono “fils de Lacordaire”.
Avendo accolto favorevolmente la rivoluzione del 1830, Lacordaire naturalmente esultò per quella del 1848, partecipando anche all’Assemblea costituente, nella quale sedeva con la sinistra repubblicana. Morì nel 1861, dichiarandosi “cristiano pentito e liberale impenitente”.
Note
[1] Charles DE MONTALEMBERT, L’Église libre dans l’État libre, discorso tenuto al Convegno cattolico internazionale a Malines, Belgio, il 20 agosto 1863, in Emmanuel BARBIER, Histoire du catholicisme libéral et du catholicisme social en France. Du Concile du Vatican à l’avénement de S.S. Benoît XV (1870-1914), Imprimerie Y. Cadoret, Bordeaux 1924, vol. I, pp. 33-34.
[2] Henri LACORDAIRE, Mémoires, in Marc ESCHOLIER, Lacordaire ou Dieu et la Liberté, Éditions Fleurus, Paris 1959, p. 48.
[3] Articles de l’Avenir, vol. V, p. 343, in C. CONSTANTIN, DTC, col. 525, s.v. “Libéralisme catholique”.
[4] Henri LACORDAIRE, cit. in Marc ESCHOLIER, Lacordaire, p. 187.
[5] Articles de l’Avenir, vol. V, p. 182, in C. CONSTANTIN, DTC,, col. 532.
[6] Lettera di P. Ventura a Lamennais, febbraio 1831, cit. in ibid., col. 550.
[7] In C. CONSTANTIN, DTC, col. 527, s.v. “Libéralisme catholique”.
[8] L’Avenir, 19 ottobre 1830, in C. CONSTANTIN, DTC, col. 535, s.v. “Liberalisme catholique”.
[9] Ibid., vol. I, p. 247, in ibid., col. 535.
[10] GREGORIO XVI, enciclica Mirare Vos, 15 agosto 1832.
[11] Cit. in Adrien DANSETTE, Histoire religieuse de la France contemporaine, Flammarion, Paris 1951, p. 307.
[12] Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Roma, Luci sull’Est, 1998, p. 50.
[13] Marc ESCHOLIER, Lacordaire, p. 112.
[14] Cit. in ibid., p. 113.
[15] Cit. in ibid., p. 91.
[16] Cit. in ibid., p. 91.
[17] Henri LACORDAIRE, Lettera a Mme. de Prailly, cit. in ibid., p. 141.
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