Marco Tosatti, 04-12-2019
Cari Stilumcuriali, Agostino Nobile ci ha inviato una riflessione su un tema che certamente non trova abbastanza (quando lo trova…) spazio sui Mass Media principali, e che mette in luce uno dei tanti drammi che la figura maschile e paterna sta vivendo nella società occidentale. Le cifre in particolare sono impressionanti. Buona lettura.
§§§
Il pensiero antifamiglia del duo Marx-Engels è stato accolto e diffuso a livello planetario dalle Nazioni Unite. In un documento della Conferenza mondiale dell’ONU sulla donna, svoltasi nel 1995 a Pechino, troviamo scritto “L’obiettivo è l’uguaglianza statistica tra uomini e donne in tutte le attività e tutte le cariche. Il maggior ostacolo all’uguaglianza statistica è la maternità, la vocazione delle donne a curare prima di tutto i loro figli. La maggior spinta alla prospettiva di genere è la decostruzione della maternità come unica vocazione delle donne”.
Oltre ad aver condizionato la donna a ricorrere all’aborto, spacciandolo come un diritto civile, le forche caudine si sono abbattute sulla figura del padre. I media si ostinano a diffondere i terribili casi di femminicidi, ma, per ragioni onusiane, oscurano metodicamente le ingiustizie fatte ai papà.
Per non incorrere in fatwe delle sinistre, Lgbt, femministe, sardine e calamari, riporto numeri e statistiche che non dovrebbero creare contestazioni inconvenienti.
Nei divorzi e nelle separazioni oltre il 90% dei casi i figli vengono affidati alla madre. Il padre, dopo essere stato costretto a lasciare il tetto coniugale, deve pagare per il mantenimento dei figli e, nel caso, il mutuo della casa.
Se al genitore restano un po’ di soldi è costretto a pagare uno spazio col tetto per poterci vivere. Queste leggi, secondo il Rapporto della Caritas del 2014, hanno creato ottantamila papà divorziati e separati sulla soglia della povertà. L’avvocato Caterina Grillone, criminologa ed esperta in diritti dei minori e della famiglia, in una intervista del 9 dicembre 2015 di Luca Cirimbilla, tra l’altro, afferma: «In caso di presenza di figli minori, la prassi diffusa della giustizia italiana è di affidarli alla madre. Nel dramma dei figli è l’uomo a giocare il ruolo del ripudiato, allontanato da casa, costretto a versare rendite spesso insostenibili a donne garantite da una legislazione farraginosa e vetusta.»
In realtà non è cosa solo italiana. Le leggi statunitensi, dove la massoneria impera, riducono i mariti divorziati a una vita da straccioni. Certo, i tycoon sono altra cosa, ma non si capisce perché i giudici considerino ragionevole che una donna si senta umiliata se è costretta a vivere, per esempio, con due o venti milioni al mese.
Nel Regno Unito, casa madre della massoneria, migliaia di uomini si convertono all’islam per non affrontare la giustizia britannica. Ai mariti va meglio con i tribunali, che crescono come funghi, della sharia. Come ho già scritto più volte, uno potrebbe sospettare che i nostri governi umilino il marito per aumentare le fila dell’islam in occidente.
Torniamo in Italia. L’avvocato Caterina Grillone, afferma: «È nata così una nuova classe emergente di poveri: i padri divorziati e separati. Costretti a dormire in macchina e sempre più spesso ospiti nelle mense cittadine gestite da istituti religiosi, non possono nemmeno contare su uno Stato, spesso assente. Tutto questo porta al peggioramento dello stato di salute dei separati, fino a sfociare in molti casi in depressione, insonnia e attacchi di panico e a volte anche nel suicidio. (…) L’uomo ovviamente perde tutto. La donna non perde niente, né i soldi, né i figli, né la casa, anzi: si gode tutto quello che aveva prima in esclusiva. (…) Quando questa andrà in pensione, l’assegno di mantenimento dovrà essere rivalutato per far fronte alle sue minori entrate. Anche i figli hanno il diritto al mantenimento dello stesso tenore di vita. L’unico che non ha alcun diritto è l’uomo che si accolla il 100% dei costi materiali della separazione. Sarà forse per questo che la quasi totalità delle separazioni sono chieste da donne?».
Al contrario dell’ideologia corrente, gli psicologi oggettivi sostengono che per una crescita equilibrata ogni bambino deve essere accompagnato da entrambi le figure genitoriali.
«Eppure» continua l’avvocato Caterina Grillone «il diritto di ogni bambino ad avere anche un padre non è mai preso in considerazione. Purtroppo la sete di vendetta di molte donne in caso di separazione è terrificante: moltissime cause di separazione cominciano con denunce di molestie sessuali nei confronti della moglie o, peggio, nei confronti dei figli, per potere annientare l’odiato “nemico uomo”. Ovviamente la donna viene presa dalla legge sempre come parte debole e quindi ha aprioristicamente maggiori diritti e maggiore credibilità giudiziale dell’uomo che è spesso impossibilitato a difendersi».
I “papà mostri” rappresentano la categoria sociale dei senzatetto che ogni anno aumentano in maniera esponenziale. In una intervista pubblicata il 28 Novembre 2018 dall’agenzia giornalistica AgenPress.it, il Segretario Nazionale di Codici, Ivano Giacomelli, rileva che «in Italia 200 padri separati e divorziati si sono tolti la vita nell’arco di un solo anno. Un numero impressionante, considerando che sono stati 1.000 in tutta Europa. Il nostro Paese, quindi, è particolarmente segnato da questo dramma. Basti pensare che i padri separati sono quattro milioni e tra questi ottocentomila hanno problemi economici a causa dell’abbandono della casa coniugale, che spesso innesca una crisi senza fine. Quella dei padri separati è una situazione che purtroppo è trattata in maniera marginale, è un mondo sommerso, un problema taciuto, una tragedia sociale sacrificata sull’altare del femminismo da salotto.»
Come vediamo, la situazione non è meno drammatica dei casi di femminicidi. Con una differenza. Se le donne sono uccise dalla follia, gli uomini si suicidano perché la legge li considera biologicamente colpevoli. Per questo in Italia è stata istituita l’Associazione Nessuno Tocchi Papà.
Purtroppo, coi tempi che corrono, il papà non ha la stessa visibilità di Caino.
Agostino Nobile
Cari Stilumcuriali, Agostino Nobile ci ha inviato una riflessione su un tema che certamente non trova abbastanza (quando lo trova…) spazio sui Mass Media principali, e che mette in luce uno dei tanti drammi che la figura maschile e paterna sta vivendo nella società occidentale. Le cifre in particolare sono impressionanti. Buona lettura.
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Come eliminare le vocazioni di maternità e di paternità
Il pensiero antifamiglia del duo Marx-Engels è stato accolto e diffuso a livello planetario dalle Nazioni Unite. In un documento della Conferenza mondiale dell’ONU sulla donna, svoltasi nel 1995 a Pechino, troviamo scritto “L’obiettivo è l’uguaglianza statistica tra uomini e donne in tutte le attività e tutte le cariche. Il maggior ostacolo all’uguaglianza statistica è la maternità, la vocazione delle donne a curare prima di tutto i loro figli. La maggior spinta alla prospettiva di genere è la decostruzione della maternità come unica vocazione delle donne”.
Oltre ad aver condizionato la donna a ricorrere all’aborto, spacciandolo come un diritto civile, le forche caudine si sono abbattute sulla figura del padre. I media si ostinano a diffondere i terribili casi di femminicidi, ma, per ragioni onusiane, oscurano metodicamente le ingiustizie fatte ai papà.
Per non incorrere in fatwe delle sinistre, Lgbt, femministe, sardine e calamari, riporto numeri e statistiche che non dovrebbero creare contestazioni inconvenienti.
Nei divorzi e nelle separazioni oltre il 90% dei casi i figli vengono affidati alla madre. Il padre, dopo essere stato costretto a lasciare il tetto coniugale, deve pagare per il mantenimento dei figli e, nel caso, il mutuo della casa.
Se al genitore restano un po’ di soldi è costretto a pagare uno spazio col tetto per poterci vivere. Queste leggi, secondo il Rapporto della Caritas del 2014, hanno creato ottantamila papà divorziati e separati sulla soglia della povertà. L’avvocato Caterina Grillone, criminologa ed esperta in diritti dei minori e della famiglia, in una intervista del 9 dicembre 2015 di Luca Cirimbilla, tra l’altro, afferma: «In caso di presenza di figli minori, la prassi diffusa della giustizia italiana è di affidarli alla madre. Nel dramma dei figli è l’uomo a giocare il ruolo del ripudiato, allontanato da casa, costretto a versare rendite spesso insostenibili a donne garantite da una legislazione farraginosa e vetusta.»
In realtà non è cosa solo italiana. Le leggi statunitensi, dove la massoneria impera, riducono i mariti divorziati a una vita da straccioni. Certo, i tycoon sono altra cosa, ma non si capisce perché i giudici considerino ragionevole che una donna si senta umiliata se è costretta a vivere, per esempio, con due o venti milioni al mese.
Nel Regno Unito, casa madre della massoneria, migliaia di uomini si convertono all’islam per non affrontare la giustizia britannica. Ai mariti va meglio con i tribunali, che crescono come funghi, della sharia. Come ho già scritto più volte, uno potrebbe sospettare che i nostri governi umilino il marito per aumentare le fila dell’islam in occidente.
Torniamo in Italia. L’avvocato Caterina Grillone, afferma: «È nata così una nuova classe emergente di poveri: i padri divorziati e separati. Costretti a dormire in macchina e sempre più spesso ospiti nelle mense cittadine gestite da istituti religiosi, non possono nemmeno contare su uno Stato, spesso assente. Tutto questo porta al peggioramento dello stato di salute dei separati, fino a sfociare in molti casi in depressione, insonnia e attacchi di panico e a volte anche nel suicidio. (…) L’uomo ovviamente perde tutto. La donna non perde niente, né i soldi, né i figli, né la casa, anzi: si gode tutto quello che aveva prima in esclusiva. (…) Quando questa andrà in pensione, l’assegno di mantenimento dovrà essere rivalutato per far fronte alle sue minori entrate. Anche i figli hanno il diritto al mantenimento dello stesso tenore di vita. L’unico che non ha alcun diritto è l’uomo che si accolla il 100% dei costi materiali della separazione. Sarà forse per questo che la quasi totalità delle separazioni sono chieste da donne?».
Al contrario dell’ideologia corrente, gli psicologi oggettivi sostengono che per una crescita equilibrata ogni bambino deve essere accompagnato da entrambi le figure genitoriali.
«Eppure» continua l’avvocato Caterina Grillone «il diritto di ogni bambino ad avere anche un padre non è mai preso in considerazione. Purtroppo la sete di vendetta di molte donne in caso di separazione è terrificante: moltissime cause di separazione cominciano con denunce di molestie sessuali nei confronti della moglie o, peggio, nei confronti dei figli, per potere annientare l’odiato “nemico uomo”. Ovviamente la donna viene presa dalla legge sempre come parte debole e quindi ha aprioristicamente maggiori diritti e maggiore credibilità giudiziale dell’uomo che è spesso impossibilitato a difendersi».
I “papà mostri” rappresentano la categoria sociale dei senzatetto che ogni anno aumentano in maniera esponenziale. In una intervista pubblicata il 28 Novembre 2018 dall’agenzia giornalistica AgenPress.it, il Segretario Nazionale di Codici, Ivano Giacomelli, rileva che «in Italia 200 padri separati e divorziati si sono tolti la vita nell’arco di un solo anno. Un numero impressionante, considerando che sono stati 1.000 in tutta Europa. Il nostro Paese, quindi, è particolarmente segnato da questo dramma. Basti pensare che i padri separati sono quattro milioni e tra questi ottocentomila hanno problemi economici a causa dell’abbandono della casa coniugale, che spesso innesca una crisi senza fine. Quella dei padri separati è una situazione che purtroppo è trattata in maniera marginale, è un mondo sommerso, un problema taciuto, una tragedia sociale sacrificata sull’altare del femminismo da salotto.»
Come vediamo, la situazione non è meno drammatica dei casi di femminicidi. Con una differenza. Se le donne sono uccise dalla follia, gli uomini si suicidano perché la legge li considera biologicamente colpevoli. Per questo in Italia è stata istituita l’Associazione Nessuno Tocchi Papà.
Purtroppo, coi tempi che corrono, il papà non ha la stessa visibilità di Caino.
Agostino Nobile
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