Aldo Maria Valli
Riflessione penitenziale alla luce di Dt 10,11
Noi sappiamo che ogni incontro con Dio implica e insieme realizza una conversione del cuore; e noi non possiamo vivere questo Natale come ricordo soltanto di un avvenimento passato, né come un’attesa della fine o del mondo o anche di noi stessi nella morte. Sentiamo tutti di non essere ancora preparati a questo incontro definitivo con Dio. Vogliamo piuttosto vivere una nostra conversione profonda dall’incontro che noi vogliamo realizzare in questa notte, con Colui che è venuto. Ma la conversione può avvenire finché noi non avremo preso coscienza della nostra povertà? del nostro peccato? In questo tempo di silenzio che ci è stato concesso, ci siamo veduti nella luce di Dio? Così come siamo, poveri, indegni? Così come siamo, legati ancora a noi stessi, pieni di sentimenti meschini, di sentimenti di vanità, di amor proprio, di sensibilità non mortificata, di mancanza di amore verso i fratelli, di incapacità di accoglierli e di accettarli così come sono, sentendoci impegnati unicamente a loro servizio per loro amore. Ci siamo liberati da tutti gli ostacoli che ci impedivano di rispondere a Dio, oppure anche noi come Adamo, ci siamo nascosti pensando così di sfuggire alla sua parola che ci chiamava?
Dio ci ha posto dinanzi la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Egli ci ha detto che unico suo comando è l’amore per Lui, perché è dall’amore per Lui che nasce anche l’amore per i nostri fratelli, che deriva per noi la liberazione da tutto quello che ci impedisce questa vita di amore in cui in fondo consiste tutta la nostra risposta all’amore infinito di Dio. Dall’amore di Dio tutto deriva, ma in che modo Dio è stato vivo per noi? in che modo davvero il nostro rapporto con Lui è stato un rapporto reale? Com’è stata la nostra fede? come noi abbiamo vissuto nella divina Presenza? e come nella sua Presenza noi abbiamo eliminato dalla nostra vita tutti gli idoli, i pensieri vani, le nostre piccole ambizioni, i nostri egoismi? Sono tutti idoli che ci impediscono di essere totalmente di Dio, di volgerci a Lui con quell’amore puro e totale che Egli ci ha chiesto. Sì è vero, l’unico peccato rimane l’idolatria e tutti noi ne siamo colpevoli. Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze è davvero l’unico comandamento che Dio ha dato a Israele e che ha dato anche a noi, ma chi di noi veramente lo vive? Certo si impone, se vogliamo vivere questo comando, che noi ci strappiamo alle nostre radici di egoismo, di orgoglio e di sensualità per offrirci, nella nostra povertà, a Dio solo.
È questo che dobbiamo chiedere stasera a Gesù. Prima di celebrare coi Vespri l’ingresso nella festa del Natale, dobbiamo dunque metterci dinanzi al suo volto per vederci nella luce della sua santità e, senza sgomento col desiderio e con l’amore della Maddalena, gettarci ai suoi piedi e implorare il perdono. Dobbiamo chiedere davvero che questa notte sia per noi una nascita nuova, sia un rinnovamento di tutta la nostra vita. Non possiamo contentarci di noi stessi. Se domani siamo come oggi il Natale è passato invano. Che non sia invano: “Ti ho messo davanti la morte e la vita, la maledizione e la benedizione”; non c’è neutralità nella vita divina. Se l’incontro con Dio non rinnova il nostro spirito in una conversione vera e reale, evidentemente l’incontro con Dio ci fa maggiormente responsabili, ci chiude ancora di più alla sua grazia, ci allontana da Lui.
Come dobbiamo stasera implorare questo perdono! Come dobbiamo desiderare davvero col suo perdona quella conversione che volgendo tutta la nostra anima a Lui, la illumina della sua luce di grazia e di amore. Forse più grave di ogni nostro peccato particolare è proprio questa nostra tiepidezza, questa nostra vita così mediocre, povera di amore, superficiale, distratta. È evidente che non viviamo nella divina Presenza. E come dal vivere nella presenza di Dio nasce per noi davvero ogni vita santa, così è dall’oblio di Dio – dicevano i Padri della Chiesa – che nascono tutti peccati. Chiediamo al Signore che Egli davvero si faccia vivo per noi. Egli è presente, ma questo Natale deve farcelo vedere, deve farci incontrare con Lui e poi, una volta incontrato, non farcelo perdere più.
Gettiamoci ora ai piedi del Signore in umiltà profonda e in fiducia assoluta della sua misericordia, perché Egli ci sollevi a Sé nel suo amore.
Don Divo Barsotti, Il Natale oggi per noi, 24 dicembre 1983
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