Ecco come si pratica l'aborto a nascita parziale |
Marco Tosatti, 27-01-2019
Cari amici di Stilum Curiae, vi prego di leggere e diffondere questo articolo. È un testo – di cui riportiamo alcuni stralci, rimandovi alla lettura dell’integrale su La Nuova Bussola quotidiana – in cui si fa giustizia del tentativo di alcuni organi di informazione politicamente corretta – cioè di sostanziale propaganda – di smentire la notizia, peraltro ignorata dai MSM del fatto che lo Stato di New York ha approvato una legge che permette in pratica di abortire fino al nono mese di gravidanza.
Il giornale online Open di Mentana – ma non solo lui – ha cercato di affermare che questa sarebbe stata una bufala.
Come potrete leggere, la bufala vera e reale è il tentativo di affermare che si tratti di una bufala.
Non ci sorprende più di tanto il fatto che propagandarla siano i sacerdoti del pensiero unico radical-chic.
Ma anche in questo panorama sconsolante, e di fronte a una legge che il buon vecchio Erode avrebbe certamente approvato, un fatto positivo c’è. Ed è l’imbarazzo che a questo punto, qua e là sembra manifestarsi in qualcuno di fronte a quello che non pochi hanno qualificato come un’autorizzazione all’infanticidio. Magari fra quelli stessi che si torcono le mani perché ai “minori” – più grossi di me e di voi – della Seawatch venga concesso di sbarcare (e scomparire, presumibilmente…). Anche se dovrebbero spiegare perché imbarazzarsi: è imbarazzante far fuori qualcuno a nove mesi, e a tre no? Misteri. E comunque vi invito a fare una ricerca di immagine: vedete che cosa è un feto anche alla 24ma settimana…ma di che cosa parliamo?
Ecco qualche brano dell’articolo:
“Ora, posto che già questi contenuti della legge sono gravi in sé e per sé, poiché l’aborto procurato direttamente costituisce sempre un atto malvagio in quanto comporta la soppressione di una vita umana innocente (ciò vale dall’istante del concepimento), l’articolo di Open dimentica una parola fondamentale presente nel testo di legge: health. Salute. L’RHA dice proprio che l’aborto può essere praticato pure dopo le 24 settimane se – nell’opinione dell’operatore sanitario con licenza, che a causa di questa legge estrema potrà anche non essere un medico – there is an absence of fetal viability, or the abortion is necessary to protect the patient’s life or health [grassetto nostro, ndr]. Quindi, aborto legale non solo se un operatore sanitario ritiene che il bambino non possa vivere autonomamente fuori dal grembo (fatto che può avvenire, per esperienza medica, già intorno alla 21^ settimana), non solo per motivazioni legate alla vita della paziente ma anche alla «salute», parola magicamente omessa da Open.
Commentando questo passaggio avevamo già ricordato che nel termine “health” vengono oggi fatte rientrare le più svariate motivazioni psicologiche. A questo salto semantico, aggiungiamo per completezza, ha contribuito la definizione di «salute» approvata dall’Organizzazione mondiale della Sanità nel 1946 ed entrata in vigore nel 1948: «La salute è uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale e non meramente l’assenza di malattia o infermità». Questa definizione vastissima di “salute”, che negli anni più caldi della propaganda abortista ha influito tra l’altro sulle decisioni di molti giudici dei Paesi occidentali (dagli Stati Uniti all’Italia), contempla quindi non solo elementi fisici ma anche psicologici e perfino economici: per l’appunto, adducendo motivazioni riguardanti la “salute”, per effetto di questa legge sarà possibile abortire legalmente fino all’ultimo giorno di gravidanza.
Quindi a raccontare bufale non è chi fa presente quest’amara verità ma chi, come il giornale fondato da Mentana (che ha rilanciato l’articolo sulla sua pagina Facebook), la nega. E se ancora ci fosse bisogno di prove è pure scritto nero su bianco, all’inizio dello stesso RHA, che scegliere di avere un aborto è «un diritto fondamentale» (scelta messa incredibilmente sullo stesso piano del dare la vita) di chi è incinta e che lo Stato nonpuò «negare o interferire» con l’esercizio di questo diritto…
È evidente che una previsione normativa di questo genere, che ridefinisce diabolicamente i termini «persona» e «omicidio» e come immediata conseguenza elimina pure una precedente norma che dava al medico legale l’autorità di investigare su un sospetto aborto di natura criminale (chiaro: negando che il nascituro è «persona» crolla tutto, compreso il pregresso impianto sanzionatorio), non solo consentirà di sopprimere i bambini nel grembo a qualunque stadio e per qualunque motivo ma porrà serissime limitazioni alla libertà di coscienza (se non addirittura la stessa negazione: ricordiamo che l’aborto è nella fattispecie definito «diritto fondamentale», e a un diritto corrisponde un dovere) di medici e ostetriche.
Anche la storia della Roe contro Wade, la sentenza della Corte suprema americana del 1973 che ha imposto l’aborto legale in tutti e 50 gli Stati federati (fino allora liberi di disciplinare la materia, tant’è che nella gran parte di essi l’aborto era vietato), è raccontata in modo parziale, ossia secondo la versione propagandata da Linda Coffee e Sarah Weddington, due legali che sul finire degli anni Sessanta iniziarono ad andare in cerca di casi “pietosi” per scardinare il divieto vigente in Texas sull’aborto. Vero che Norma McCorvey (1947-2017), la “Jane Roe” della sentenza, fu costretta a mentire ma dall’articolo di Opennon si capisce da chi: furono proprio la Coffee e la Weddington a usare la giovane Norma, che veniva da una situazione familiare e personale disastrata, per i propri scopi. Come disse anni più tardi la stessa Norma, nel frattempo convertitasi al cristianesimo e alla causa pro life, tanto da attraversare gli Stati Uniti in lungo e in largo e scrivere libri per raccontare la sua storia e sensibilizzare sulla protezione del nascituro: «L’intera industria dell’aborto è basata su una menzogna. Sono stata persuasa a mentire da legali femministe, a dire che ero stata stuprata e che avevo bisogno di un aborto, ma era tutta una bugia»”.
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