mercoledì 14 febbraio 2018

Perché astenersi dal mangiare carne in Quaresima







Nella sua rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde oggi a due domande giunte da lettori in Nigeria e nelle Filippine.
Qual è la ragione dietro al divieto di mangiare carne di Mercoledì delle Ceneri e Venerdì Santo? Vi sono origini storiche? Mi chiedo quale sia il legame tra la morte di Gesù e il non mangiare carne. Mi aiutereste per favore? — F.A., Ibadan, Nigeria
Come mai a noi cattolici viene proibito di mangiare carne durante la Quaresima? Esistono tradizioni o fondamenti biblici all’origine di ciò? — D.O., Filippine


Domande simili ci giungono regolarmente, e di conseguenza la mia attuale risposta riutilizzerà elementi di responsi precedenti.
Innanzitutto è necessario distinguere tra le norme del digiuno che per i cattolici di rito romano vanno osservate il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, e le regole dell’astinenza dalla carne che sono più frequenti.
Nella tradizione della Chiesa, le norme del digiuno hanno principalmente l’obiettivo di definire la quantità di cibo da assumere nei giorni di digiuno, mentre quelle dell’astinenza si riferiscono alla qualità o anche tipologia di alimenti.
La regola del digiuno implica che solo un pasto completo può esser consumato durante il giorno, mentre sono consentiti due pasti leggeri attenendosi alle consuetudini locali per quanto riguarda la quantità e il tipo di cibo.
Mentre il consumo di cibo solido tra i pasti è vietato, in qualsiasi momento possono essere assunte bevande (inclusi tè, caffè e succhi di frutta).
La regola dell’astinenza invece proibisce di mangiare le carni, il midollo e i prodotti sanguigni e la carne di animali e pollame.
In passato la regola dell’astinenza proibiva anche il consumo di ogni cibo di derivazione animale, come latte, burro, formaggio, uova, lardo e salse a base di grassi animali. Nel rito romano questa restrizione non è più in vigore.
È consentito quindi il consumo di verdure e legumi, pesce e simili animali a sangue freddo (come rane, molluschi, tartarughe, ecc.). Gli anfibi infine vengono trattati secondo la categoria alla quale assomigliano di più.
Questa distinzione tra animali a sangue caldo e a sangue freddo è probabilmente il motivo per il quale la carne bianca come quella del pollo non può sostituire il pesce nei giorni di astinenza.
Anche se questa divisione non risolve tutte le questioni che possono emergere in merito alla norma dell’astinenza, le usanze locali e le autorità ecclesiastiche possono fornire delle basi sufficienti per sciogliere i nodi più problematici.
In passato l’astinenza era tecnicamente più rigorosa e si applicava a tutti i giorni della Quaresima. Allo stesso tempo, nell’effettiva osservanza della regola prevaleva e prevale tuttora il buon senso, cioè che deve essere tale da non costituire un onere insostenibile.
È questo il motivo per cui le persone malate, molto povere o impegnate in attività pesanti (o che hanno difficoltà a procurarsi del pesce) non sono tenute a osservare la norma per tutto il tempo in cui persistono queste condizioni.
Le differenze nelle consuetudini, clima e prezzi dei prodotti alimentari hanno inoltre modificato la regola dell’astinenza.
Per esempio, un indulto ha dispensato gli abitanti degli Stati Uniti da astenersi dalla carne nel loro pasto principale durante la Quaresima il giorno di lunedì, martedì, giovedì e sabato.
Un’altra dispensa, del 3 agosto 1887, ha consentito l’uso di grassi animali nella preparazione di pesce e verdura per tutti i pasti e in tutti i giorni. Simili dispense sono state concesse per altri Paesi.
In tempi passati i giorni di penitenza che richiedevano il digiuno e/o l’astinenza erano più numerosi, ma l’attuale diritto canonico (canoni 1250-1253) li ha in qualche modo ridotti.
Il Canone 1250 dice: “Sono giorni e tempi di penitenza nella Chiesa universale, tutti i venerdì dell’anno e il tempo di Quaresima.”
Il Canone 1251 dice inoltre: “Si osservi l’astinenza dalle carni o da altro cibo, secondo le disposizioni della Conferenza Episcopale, in tutti e singoli i venerdì dell’anno, eccetto che coincidano con un giorno annoverato tra le solennità; l’astinenza e il digiuno, invece, il mercoledì delle Ceneri e il venerdì della Passione e Morte del Signore Nostro Gesù Cristo.”
La Conferenza episcopale può sostituire l’astinenza dalla carne con quella da altri cibi in quei Paesi in cui il consumo di carne è raro o per qualche altra giusta causa.
Le Conferenze episcopali godono anche di ampi poteri, alla luce del can. 1253, per “determinare ulteriormente l’osservanza del digiuno e dell’astinenza, come pure sostituirvi, in tutto o in parte, altre forme di penitenza, soprattutto opere di carità ed esercizi di pietà”.
In Paesi come gli Stati Uniti e l’Italia, i vescovi raccomandano l’astinenza in tutti i venerdì dell’anno. L’astinenza è invece obbligatoria in tutti i venerdì di Quaresima. I vescovi di Inghilterra e Galles avevano introdotto una norma simile ma alcuni anni fa hanno deciso di ritornare alla tradizionale pratica dell’astinenza dalla carne in tutti i venerdì dell’anno.
Mentre l’astinenza è obbligatoria per chi ha compiuto il 14esimo anno di età, il digiuno lo è per tutti i maggiorenni fino al 60esimo anno iniziato.
La maggior parte delle Chiese Orientali, sia cattoliche che ortodosse, hanno regole più severe riguarda il digiuno e l’astinenza, e mantengono inoltre il divieto di latticini e prodotti avicoli.
Nella tradizione bizantina, ad esempio, il grande digiuno quaresimale inizia dopo i Vespri della “Domenica del Perdono” (chiamata anche “Domenica dei Latticini”), cioè la domenica che precede il nostro Mercoledì delle Ceneri, con l’unzione del fedele tramite olio, anziché cenere.
Il nome di “Domenica dei Latticini” si riferisce proprio al fatto che dopo questo giorno i latticini spariscono dalla dieta dei fedeli per la durata della Quaresima. In modo analogo la domenica precedente è chiamata anche “Domenica della Carne”: dopo questo giorno non è più consentito infatti il consumo di carne.
Questo prosegue (per quanto possibile per tutti coloro che ricevono l’Eucaristia) per l’intera Quaresima. La Settimana Santa è ancora più rigorosa, più di astinenza si tratta di digiuno.
Allo stesso modo è proibita la celebrazione quotidiana della Liturgia Eucaristica, ma i fedeli ricevono l’Eucaristia in una liturgia simile ai vespri chiamata “Liturgia dei Presantificati”, nella quale si impiega il Pane Eucaristico consacrato la domenica precedente.
Lo scopo e significato di queste norme dell’astinenza è di educarci alla più elevata legge spirituale della carità e dell’autodisciplina.
Questo proposito spirituale può anche aiutarci a comprendere i motivi dietro all’astinenza dalla carne nei giorni penitenziali. Un tempo era molto diffusa la credenza che la carne provocasse l’eccitamento delle più basse passioni umane. Rinunciare a questi cibi era considerato quindi un eccellente mezzo per dominare la parte più ribelle di sé ed orientare la propria vita verso Dio.
Il fine ascetico e spirituale del digiuno e dell’astinenza può inoltre aiutarci a capire il perché siano stati sempre legati all’elemosina. Ha infatti poco senso rinunciare a una bistecca per poi abbuffarsi di aragosta e caviale. L’idea dietro all’astinenza è quella di scegliere una dieta più semplice e meno lussuosa del normale.
Di conseguenza avremo qualcosa in più da donare a chi è meno fortunato di noi ed anche allenarci a essere liberi dalla schiavitù dei piaceri materiali. Quindi anche un cattolico vegetariano può praticare l’astinenza, sostituendo cioè un elemento tipico, ma costoso, della sua dieta con uno più semplice.
Nei Paesi sviluppati il vasto assortimento di cibi reperibile nei supermercati rende l’osservanza delle norme dell’astinenza relativamente facile. Nella maggior parte dei casi si può rinunciare alla carne e mantenere comunque una dieta semplice ma ben equilibrata.
Tuttavia, mentre cerchiamo di essere fedeli a queste norme dobbiamo sempre tentare di raggiungere le ragioni profonde del digiuno e dell’astinenza, e non fermarci al livello superficiale della regola in sé stessa.
I motivi spirituali per praticare l’astinenza sono stati mirabilmente espressi da sant’Agostino nel suo Sermone sulla Preghiera e il Digiuno: “purifica l’anima, eleva la mente, sottomette la carne allo spirito, rende il cuore contrito e umile, dissipa le nebbie della concupiscenza, smorza gli ardori della libidine e accende la vera luce della castità” (De oratione et jeiuno, serm. 73).
Ciò viene sintetizzato nella IV Prefazione della Quaresima: “Perché attraverso il digiuno del corpo si moderano le nostre colpe, si innalzano le nostre menti, e si conferiscono la virtù e le sue ricompense.”
In breve, la Chiesa impone il digiuno e l’astinenza per aiutarci a liberarci dalle catene della schiavitù del peccato. Più che un obbligo oneroso è un grido di liberazione da tutto quello che ci lega a noi stessi e alle nostre passioni.







Nessun commento:

Posta un commento