mercoledì 12 luglio 2017

LA FORZA DEL SILENZIO: UN LIBRO DEL CARDINALE ROBERT SARAH. PREZIOSO, SPECIALMENTE QUI E ORA.






MARCO TOSATTI (12/07/2017)

Ho ricevuto e letto, e sono rimasto affascinato. Parlo dell’ultimo libro del cardinale Robert Sarah, “La forza del silenzio”, edito da Cantagalli. Già il primo libro del porporato, nominato dal Pontefice regnante Prefetto della Congregazione per il Culto Divino, “Dio o niente”, sempre edito da Cantagalli, era stato non solo un successo editoriale, ma anche un testo di grandissimo spessore spirituale. “La forza del silenzio. Contro la dittatura del rumore”, in cui appare anche un’intervista con il giornalista francese Nicolas Diat, sicuramente seguirà e forse sorpasserà le orme del primo.

Della prefazione di Benedetto XVI si è già parlato nel recente passato, alla luce delle polemiche abbastanza disgustose lanciate contro il Papa emerito da qualche liturgista fazioso. Basti qui ricordare le parole finali della breve prefazione: “Il Cardinale Sarah è un maestro dello spirito che parla a partire dal profondo rimanere in silenzio insieme al Signore, a partire dalla profonda unità con lui, e così ha veramente qualcosa da dire a ognuno di noi.

Dobbiamo essere grati a Papa Francesco di avere posto un tale maestro dello spirito alla testa della Congregazione che è re- sponsabile della celebrazione della Liturgia nella Chiesa. Anche per la Liturgia, come per l’interpretazione della Sacra Scrittura, è necessaria una competenza specifica. E tuttavia vale anche per la Liturgia che la conoscenza specialistica alla fine può ignorare l’essenziale, se non si fonda sul profondo e interiore essere una cosa sola con la Chiesa orante, che impara sempre di nuovo dal Signore stesso cosa sia il culto. Con il Cardinale Sarah, un maestro del silenzio e della preghiera interiore, la Liturgia è in buone mani”.

L’intento di questo libro, come spiega il cardinale, è “mostrare che il silenzio è uno dei mezzi principali che ci permettono di entrare nello spirito della preghiera. Il silenzio ci dispone a stabilire relazioni vitali e continue con Dio”. “Il primo linguaggio di Dio è il silenzio”. Sarah ricorda con ironia che “è difficile trovare una persona pia che, allo stesso tempo, parli molto” mentre “chi possiede lo spirito di preghiera ama il silenzio”; “tutti i santi hanno amato ardentemente il silenzio”. Al contrario “molti peccati sono dovuti alle chiacchiere” e “molte anime si perderanno nel giudizio finale perché non hanno tenuto a bada la loro lingua”.

Questo viaggio di Sarah nella terra del silenzio nasce dall’incontro, avvenuto nel 2014 nell’abbazia di Lagrasse – tra il cardinale Sarah e frère Vincent-Marie un giovane monaco costretto all’immobilità, e al silenzio, da una terribile malattia, la sclerosi a placche. Un’amicizia nata nel silenzio, cresciuta nel silenzio, che continua ad esistere nel silenzio, spiega Nicolas Diat. Il 10 aprile 2016, il religioso rese l’anima aDio, ponendo fine al suo calvario. “La forza del silenzio – afferma Diat – non sarebbe mai esistito senza frère Vincent”. Un santo nascosto, “incapace di pronunciare una semplice frase poiché la malattia lo aveva ormai privato dell’uso della parola. Poteva solo alzare il suo sguardo verso il Cardinale. Poteva soltanto contemplarlo, fissarlo, con dolcezza, con amore. Gli occhi arrossati di fra Vincent avevano già il colore dell’eternità”.

E’ un libro di meditazione. Si può prendere una frase, e lavorarci –silenziosamente sopra – nella meditazione. Dio parla nel silenzio, scrive Sarah, e solo il silenzio sembra poter esprimere Dio. Dio abita in un grande silenzio. Il silenzio è la legge dei progetti divini. Mentre le potenze mondane…. “Le potenze mondane che cercano di plasmare l’uomo moderno rifuggono sistematicamente il silenzio. Non ho timore ad affermare che i falsi sacerdoti della modernità, che dichiarano una specie di guerra al silenzio, hanno perduto la battaglia. Poiché possiamo restare silenziosi in mezzo alla più grande confusione, all’agitazione più abietta, in mezzo al chiasso e allo stridore di queste macchine infernali che spingono al funzionalismo e all’attivismo e che ci allontanano da ogni dimensione trascendente e da ogni forma di vita interiore”.

Fra le tantissime riflessioni preziose ce n’è una dedicata agli uomini di Chiesa. “Più siamo rivestiti di gloria e di onore, più siamo elevati in dignità, più siamo investiti di responsabilità pubbliche, di prestigio e di incarichi nel mondo, come laici, sacerdoti o vescovi, e più dobbiamo progredire nell’umiltà e coltivare con cura la dimensione sacra della nostra vita interiore cercando costantemente di vedere il volto di Dio nella preghiera, nell’orazione, nella contemplazione e nell’ascesi. Può succedere che un sacerdote buono e pio, una volta elevato alla dignità episcopale, cada rapidamente nella mediocrità e nella preoccupazione di avere successo negli affari del mondo. Sopraffatto dalla funzione di cui è investito, agitato dal pensiero di apparire, preoccupato del proprio potere, della propria autorità e dai bisogni materiali del suo incarico, rimane progressivamente senza fiato. Manifesta nel suo essere e nelle sue opere una volontà di promozione, un desiderio di prestigio e una degradazione spirituale. Finisce per nuocere a se stesso e al gregge di cui lo Spirito Santo lo ha stabilito custode per pascere la Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio”.

Un libro che veramente consiglio di leggere e meditare.













fonte: Stilum curiae



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