sabato 22 ottobre 2016

L’ignoranza della liturgia è ignoranza esistenziale

22 luglio 2011 barroux 2
 
 
 



L’ignoranza liturgica genera ignoranza sacramentale, l’ignoranza sacramentale genera ignoranza teologica, l’ignoranza teologica genera ignoranza religiosa, l’ignoranza religiosa genera ignoranza esistenziale.
 
 
8 settembre 2016
 
Mi piacerebbe elevare tale aforisma a motto rappresentativo della linea di riflessione della nostra Amicizia. In parte ciò è scontato e dovuto all’interesse speculativo del nostro gruppo, ma vari indizi ci permettono di considerare valido tale percorso. Non è certo un caso se il Concilio Vaticano secondo aprì i propri lavori con una riflessione liturgica, né va dimenticato che la prima e fondamentale piaga ecclesiastica denunciata dal Rosmini è nuovamente quella liturgica; d’altro canto è di qualche interesse il fatto che nei secoli siano mutate prassi canoniche e tesi teologiche, mentre la liturgia conservava la perennità degli usi, o almeno la parvenza di una quasi-perennità (rimando in merito a Le Forme del Sacro, del nostro socio Luigi Martinelli, ed. Cavinato). Forse il fatto che dalla maldestra riforma del ’69 ad oggi si siano individuate gravi crisi teologiche (confusione approdata ad un culmine notevole con l’avvento dell’era Amoris Laetitia) e religiose (l’accelerazione del secolarismo col virare da una fase ateistico-anticlericale ad una di relativismo immanentista con aperture antinomiche) non è senza collegamenti.
 
La conclusione non può che essere tragica, di quella tragedia letta da Nietzsche in chiave dionisiaca, marchiata da sfumature di esaltazione intellettuale e capace di fini seduzioni individuali, però destinata a diffondere la desolazione sociale e a sancire la decadenza epocale. La frantumazione del senso cattolico tradizionale, il clima di rottura subitanea –altro che perennità! altro che parvenza di quasi-perennità!-, l’atmosfera di eresia che aleggia tra i pastori, il sapore di scisma ed inimicizia che abita nel clero (perseguitati e promossi, dispersi e carrieristi), tutto questo non può che ottenere la polverizzazione della Catholica nel sentire sincretismo del mondo –lontani solo dal rischio fondamentalista islamico, se questo può consolare e se con sicurezza possiamo dire di non averlo alimentato noi stessi occidentali. Mentre i teologi più aggressivi e più dotti si avvicinano ad accarezzare l’apice della loro bramata rivoluzione, la cima epifanica del loro edificio babelico, il cristianesimo perde ogni giorno di più la propria specificità e pregnanza, finalmente ammansito e ricondotto nel novero delle religioni-oggetto, disponibili alle esigenze dell’Ordine in capo, ovviamente massonico. Difficile capire se si tratti della autentica Kenosi, lo spogliamento che imita il dono di sé fatto da Cristo in croce,o se invece sia in atto un più miserrimo tradimento, inconsapevole come del resto fu maldestro l’accordo tra Giuda e il Sinedrio.
 
Torniamo a noi. Quale che sia o che sarà il verdetto della storia, più grande e più terribile di ogni pontificato, teologia ed opinionismo, ci è consentito di sentirci come la Chiesa medievale, inerme e polverizzata dalle calate barbariche, schiacciata tra venti di lingue e usanze incomprensibili, sentori di Apocalisse, rivoli di frenesie pauperiste, peraltro a lungo privata di una figura papale significativa e/o interpellabile. In tale clima fu prudente, umile, fecondo e robusto l’istinto benedettino, che ridusse la cristianità all’essenziale, al centro la liturgia, attorno la custodia del lavoro e di una minima fraternità, senza ambire a fare di più per il proprio tempo e per il proprio impero, eppure ottenendo così è così solo gli immensi benefici a tutti noti. A questo spirito ci sia caro tornare: questa la nostra risposta, la nostra proposta, a Dio piacendo la nostra salvezza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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