Dagli scritti di Padre Adophe Tanquerey (1854 - 1932).
S. Bernardo
distingue tre gradi di questa virtù, che corrispondono ai tre gradi della
perfezione cristiana: "L'incipiente, mosso dal timore, sopporta la croce di
Cristo pazientemente; il proficiente, mosso dalla speranza, la porta con un
certo gaudio; il perfetto, consumato nella carità, l'abbraccia con
ardore".
A)
Gl'incipienti [cioè coloro che sono agli inizi del cammino di perfezione
cristiana, n.d.r.], sorretti dal timor di Dio, non amano i patimenti, cercano
anzi di scansarli; ma pure preferiscono patire anzichè offendere Dio, e, pur
gemendo sotto il peso della croce, la subiscono con pazienza: sono
rassegnati.
B) I
proficienti, sorretti dalla speranza e dal desiderio dei beni celesti, e sapendo
che ogni patimento ci vale un peso eterno di gloria, non cercano ancora la croce
ma la portano volentieri con un certo gaudio [...].
C) I perfetti,
guidati dall'amore, vanno più oltre: per glorificar Dio che amano, per
conformarsi più perfettamente a Gesù Cristo, vanno incontro alle croci, le
desiderano, le abbracciano con ardore, non già perchè siano amabili in sè ma
perchè sono un mezzo di attestare il nostro amore a Dio e a Gesù Cristo. Si
rallegrano, come gli Apostoli, d'essere stati stimati degni di oltraggi per il
nome di Gesù: come S. Paolo, sovrabbondano di gaudio in mezzo alle tribolazioni.
Quest'ultimo grado si chiama santo abbandono: ne riparleremo più tardi trattando
dell'amor di Dio.
II. Efficacia
santificatrice della conformità alla volontà di Dio.
Da quanto
dicemmo risulta chiaro che questa conformità alla volontà di Dio non può che
santificarci, perchè unisce la nostra volontà, e quindi pure le altre nostre
facoltà, a Colui che è la fonte di ogni santità. A meglio rilevarlo, vediamo in
che modo ci purifica, ci riforma e ci conforma a Gesù Cristo.
1° Questa
conformità ci purifica. Già nell'antica Legge, Dio fa spesso notare che è pronto
a perdonare tutti i peccati e a rendere all'anima il fulgido candore della
primitiva sua purità, ov'ella cambi di cuore e di volontà [...]. Ora il
conformare la propria volontà a quella di Dio, è certamente un mutar di cuore,
un cessare di far il male, un imparare a fare il bene. [...] Nel Nuovo
Testamento, N. Signore dichiara, fin dal primo suo ingresso nel mondo, che con
l'ubbidienza sostituirà tutti i sacrifizi dell'Antica legge [...]. Gesù infatti
ci redense con l'ubbidienza spinta fino all'immolazione di sè nel corso di tutta
la vita e principalmente sul Calvario: "factus obœdiens usque ad mortem, mortem
autem crucis". Con l'ubbidienza dunque e con l'accettazione delle prove
provvidenziali, espieremo anche noi in unione con Gesù i nostri peccati e ci
purificheremo l'anima.
2° Ci riforma.
Ciò che ci deformò è l'amore disordinato del piacere, a cui cedemmo per malizia
o per fragilità. Ora la conformità alla volontà di Dio ci guarisce da questa
doppia causa di ricadute.
a) Ci guarisce
dalla malizia, che nasce anch'essa dall'attacco alle creature e principalmente
dall'attacco al proprio giudizio e alla propria volontà. Conformando infatti la
nostra volontà a quella di Dio, accettiamo i giudizi suoi come regola dei
nostri, i suoi precetti e i suoi consigli come regola della nostra volontà; ci
distacchiamo quindi dalle creature e da noi stessi e dalla malizia che da questi
attacchi derivava.
b) Rimedia alla
nostra fragilità, fonte di tante miserie; in cambio di appoggiarci su noi stessi
che siamo così fragili, con l'ubbidienza ci appoggiamo su Dio che, essendo
onnipotente, ci fa partecipare alla sua forza e resistere alle più gravi
tentazioni: "Omnia possum in eo qui me confortat". Quando noi facciamo la sua
volontà, Dio si compiace di fare la nostra esaudendo le nostre preghiere e
reggendo la nostra debolezza.
Liberi così
dalla malizia e dalla debolezza, cessiamo d'offendere deliberatamente Dio e
veniamo a riformare a grado a grado la nostra vita.
3° E la
rendiamo quindi conforme a quella di Nostro Signore Gesù Cristo. a) La
conformità più reale, più intima, più profonda, è quella che esiste tra due
volontà. Ora, con la conformità alla volontà di Dio, noi assoggettiamo e uniamo
la volontà nostra a quella di Gesù, il cui cibo era di fare la volontà del
Padre; come lui e con lui, noi non vogliamo se non ciò che vuole Dio e ciò nel
corso dell'intiero giorno: abbiamo quindi fusione di due volontà in una sola,
unum velle, unum nolle; non facciamo più che una cosa sola con lui, ne
abbracciamo i pensieri, i sentimenti, i voleri [...]; onde potremo presto
ripetere la parola di S. Paolo: "Vivo autem, jam non ego, vivit vero in me
Christus: vivo non già più io, ma vive in me Cristo".
b)
Assoggettando la volontà, assoggettiamo e uniamo a Dio tutte le altre nostre
facoltà, che sono sotto il dominio, e quindi l'anima intiera, che si viene a
poco a poco conformando ai sentimenti, ai voleri, ai desideri di Nostro Signore;
onde gradatamente acquista tutte le virtù del divino Maestro. Ciò che si disse
della carità, n. 318, si può anche dire della conformità alla volontà di Dio che
ne è la più autentica espressione; contiene dunque, come la carità, al dire di
S. Francesco di Sales, tutte le virtù: "L'abbandono è la virtù delle virtù; è il
fiore della carità; l'odore dell'umiltà; il merito, a quanto pare, della
pazienza; e il frutto della perseveranza". Perciò Nostro Signore chiama coi
dolci nomi di fratello, di sorella, di madre, quelli che fanno la volontà di suo
Padre [...].
CONCLUSIONE
La conformità
alla volontà di Dio è dunque uno dei più grandi mezzi di santificazione; non
possiamo quindi conchiudere meglio che con queste parole di S. Teresa: "L'unica
ambizione di colui che comincia a far orazione, -- non si dimentichi questo che
è importantissimo, -- dev'essere di porre ogni studio nel rendere la sua volontà
conforme a quella di Dio... sta in ciò tutta la maggior perfezione che si possa
toccare nel cammino spirituale. Quanto più questa conformità è perfetta, tanto
più si riceve dal Signore e tanto più si è avanti in questo cammino". E aggiunge
che avrebbe anche lei desiderato di vivere in questa via di conformità, senza
essere elevata a ratti ed estasi, tanto era convinta che questa via basta alla
più alta perfezione.
[Brano tratto da “Compendio di Teologia
Ascetica e Mistica”, di Padre Adolphe Tanquerey (1854 - 1932), trad. P. Filippo
Trucco e Can.co Luigi Giunta, Società di S. Giovanni evangelista - Imprimatur
Sarzanæ, die 18 Novembris 1927, Can. A. Accorsi, Vic. Gen. - Desclée & Co.,
1928]
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