giovedì 13 ottobre 2016

La «guerra» di s. Veronica Giuliani





Ecco un commento al dipinto che raffigura santa Veronica, ancora fanciulla, che, inginocchiata davanti a Gesù bambino benedicente, impugna la spada.

Orsola, nome secolare di Santa Veronica, è concentrata in preghiera con gli occhi chiusi, una mano s’appoggia alla spada, l’altra sul suo cuore. Gesù ed Orsola hanno entrambi la mano appoggiata al cuore, come dichiarazione d’amore, mentre l’altra mano di Gesù è sollevata indicando la via del Cielo, quella di Orsola è appoggiata alla spada. La biografia di Santa Veronica riporta che Gesù bambino le disse: “Alla guerra, alla guerra!” ed ella, prendendo alla lettera le parole di Gesù, imparò a tirare di scherma. Allora Gesù le fece capire di lasciare la spada perché la guerra da intraprendere era di ben altra natura. Penso che il dipinto abbia colto proprio questo preciso momento. La spada di ferro si tramuta nella spada a doppio taglio della parola di Dio: “la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb. 4, 12). Orsola è innamorata di Gesù ed ascolta la Sua Parola: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23). La Santissima Trinità prende dimora in ciascuno di coloro che amano il Signore, nel punto più intimo di divisione dell’anima e dello spirito. Che meraviglioso stupore! Per Orsola, che già ardeva di amore per Gesù, la spada di ferro si trasformerà nel crocifisso, che, in mano sua, trafiggerà il dragone infernale, come si vede nell’altro dipinto: “Prendete la spada dello Spirito che è la Parola di Dio. La nostra battaglia non è contro la carne e il sangue, ma contro gli spiriti del male” (Efesini 6,17).

Non posso non citare ancora l’amato Chesterton: il santo ha lo scopo di essere segno di contraddizione e di restituire sanità mentale a un mondo impazzito. “Ancora ogni generazione cerca per istinto il suo santo - aveva detto -, ed egli è non ciò che la gente vuole, ma piuttosto colui del quale la gente ha bisogno… Da ciò il paradosso della storia che ciascuna generazione è convertita dal santo che la contraddice maggiormente”. Santa Veronica ci reindirizza alla piena comprensione dell’inestimabile tesoro del Sacrificio della Santa Messa. È terribile rendersi conto che è proprio quello che più abbiamo dimenticato, fino quasi a farlo scomparire dalla nostra vita quotidiana; è terribile avere dimenticato che il Calvario è la via dell’amore. C’è un legame indissolubile tra Santa Veronica e San Pio da Pietrelcina: essi sono due facce della stessa medaglia.
L’ho compreso dopo aver letto libro bellissimo del Venerabile Fulton J. Sheen dal titolo: “Il sacerdote non si appartiene. L’unione al Sacrificio di Cristo per la salvezza del mondo” ( ed. Fede & Cultura). Dimenticare l’offerta di noi stessi come vittime è terribile, soprattutto per i sacerdoti. Scriveva mons. Sheen:

“Nostro Signore disse che alla fine dei tempi quando Satana sarà assiso sul suo trono (Apoc.2,13)., apparirà tanto simile a Lui sì da ingannare, se fosse possibile anche gli eletti (Mt 24,24 ). Ma se Satana opera prodigi, se pone delicatamente le mani sul capo dei bimbi, se appare benigno e benevolo con il povero, come faremo a distinguerlo dal Cristo? Ebbene Satana non porterà le stigmate sulle mani o sui piedi o sul costato. Egli apparirà come sacerdote, ma non come vittima”.

Mons. Luigi Negri spiega bene la grave situazione in cui siamo immersi:
In una delle sue catechesi degli anni 50 (Fulton Sheen) disse: «Satana preparerà una “contro-chiesa” che sarà la scimmia della Chiesa, come il diavolo è la scimmia di Dio. Avrà tutte le note e le caratteristiche della Chiesa ma in rovescio, svuotata del suo contenuto divino. Sarà un “corpo mistico dell’Anticristo” che nella sua esteriorità e in ogni sua esternalità assomiglierà al Corpo Mistico di Cristo... Poi si verificherà un paradosso: le molte obiezioni con cui gli uomini nell’ultimo secolo hanno rifiutato la Chiesa saranno le ragioni per cui ora accetteranno la “contro-chiesa”» (“La «contro-chiesa» che allarmava Fulton Sheen” Studi Cattolici n. 656 ottobre 2015).

San Pio stigmatizzato è l’icona vera del sacedote - vittima, Santa Veronica Giuliani stigmatizzata è la “vera icona” del fedele – vittima. Entrambi sono il potente antidoto alla contro-chiesa della scimmia di Dio, che vuole eliminare il Sacrificio della Messa.
La Madonna disse a don Stefano Gobbi: “La Santa Messa è il sacrificio quotidiano, l’oblazione pura che viene offerta al Signore in ogni parte, dal sorgere al tramonto del sole. Il sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario. Accogliendo la dottrina protestante, si dirà che la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù fece nella sua ultima cena. E così verrà soppressa la celebrazione della santa Messa. In questa abolizione del sacrificio quotidiano consiste l’orribile sacrilegio compiuto dall’anticristo, la cui durata sarà di circa tre anni e mezzo, cioè di milleduecentonovanta giorni [Rubbio (Vicenza), 31 dicembre 1992].

Il vertice della Redenzione si è compiuto sulla Croce! La via della salvezza, pertanto, è la via del Calvario. Non ce ne sono altre. Percorrendo la via del Calvario si diventa vittime d’amore e questo sacrificio gradito a Dio unito al Santo Sacrificio di Cristo ci porta alla Verità ed alla vera Vita. Gesù ce lo vuole ricordare anche tramite la visibile esperienza dei santi stimmatizzati, in particolare di santa Veronica Giuliani. Benedetto XVI, nella sua catechesi sulla santa:

Il Cristo a cui Veronica è profondamente unita è quello sofferente della passione, morte e risurrezione; è Gesù nell’atto di offrirsi al Padre per salvarci. […] Veronica arriva a chiedere a Gesù di essere crocifissa con Lui: “In un istante – scrive –, io vidi uscire dalle Sue santissime piaghe cinque raggi risplendenti; e tutti vennero alla volta mia. Ed io vedevo questi raggi divenire come piccole fiamme. In quattro vi erano i chiodi; ed in una vi era la lancia, come d’oro, tutta infuocata: e mi passò il cuore, da banda a banda… e i chiodi passarono le mani e i piedi. Io sentii gran dolore; ma, nello stesso dolore, mi vedevo, mi sentivo tutta trasformata in Dio” (Diario, I, 897). 


Santa Veronica ha ricevuto le stimmate nella sua carne per testimoniarci quello che le nostre anime dovrebbero chiedere e vivere durante la Santa Messa. Infatti, dove incontriamo, principalmente, Gesù? Sul Calvario, tutte le volte che partecipiamo al Santo Sacrificio della Messa.
Partecipare alla Messa, per noi fedeli, significa la partecipazione dell’immolazione. Insegna P.P. Pio XII nella Mediator Dei:

Perché poi l’oblazione, con la quale in questo Sacrificio i fedeli offrono la vittima divina al Padre Celeste, abbia il suo pieno effetto, ci vuole ancora un’altra cosa; è necessario, cioè, che essi immolino se stessi come vittima.
Questa immolazione non si limita al sacrificio liturgico soltanto. Vuole, difatti, il Principe degli Apostoli che per il fatto stesso che siamo edificati come pietre vive su Cristo, possiamo come «sacerdozio santo, offrire vittime spirituali gradite a Dio per Gesù Cristo»; e Paolo Apostolo, poi, senza nessuna distinzione di tempo, esorta i cristiani con le seguenti parole: «Io vi scongiuro, adunque, o fratelli […] che offriate i vostri corpi come vittima viva, santa, a Dio gradita, come razionale vostro culto». Ma quando soprattutto i fedeli partecipano all’azione liturgica con tanta pietà ed attenzione da potersi veramente dire di essi: «dei quali ti è conosciuta la fede e nota la devozione», non possono fare a meno che la fede di ognuno di essi operi più alacremente per mezzo della carità, si rinvigorisca e fiammeggi la pietà, e si consacrino tutti quanti alla ricerca della gloria divina, desiderando con ardore di divenire intimamente simili a Gesù Cristo che patì acerbi dolori, offrendosi col Sommo Sacerdote e per mezzo di Lui come ostia spirituale.



Questo è il Cuore della Santa Messa. Infatti, Pio XII, opponendosi ad alcune teorie che facevano della santa Comunione il fine ed il centro della Messa, obiettò che “occorre sottolineare che il Sacrificio eucaristico consiste essenzialmente nell’immolazione incruenta della Vittima Divina, mentre la santa Comunione ha per scopo di farci partecipare sacramentalmente al Sacrificio.
Impressionante l’insegnamento del Ven. mons. Fulton Sheen nel suo libricino “Vivere la Messa” ed. San Paolo:

“La vita naturale ha due aspetti: uno anabolico e uno catabolico. Anche il sovrannaturale ne ha due: la costruzione della forma di Cristo e lo smantellamento del vecchio Adamo. La comunione, quindi, implica sia un «ricevere», sia un «dare». Non si può ascendere ad una forma più alta di vita senza che la più bassa scompaia. Forse che la domenica di Pasqua non ha bisogno del Venerdì Santo? Ecco perché la comunione non è solo il luogo in cui si riceve ma è il punto dove si effettua uno scambio. […] Se tutto ciò che facciamo nella nostra vita si riducesse ad andare alla comunione, ricevere la vita divina e andarcene senza lasciare nulla in cambio, saremmo allora parassiti del corpo mistico di Cristo. L’ammonizione di San Paolo ci invita a riempire il nostro corpo con delle sofferenze della passione di Cristo. Abbiamo quindi il dovere di arrivare all’altare dell’Eucaristia con spirito di sacrificio, portando con noi la mortificazione della nostra inferiorità, sostenendo con pazienza le nostre croci, sacrificando il nostro egoismo e la nostra concupiscienza, ricordando la vera difficoltà della nostra partecipazione alla comunione. Allora la comunione diventa ciò che avrebbe dovuto sempre essere, cioè uno scambio tra Cristo e l’anima: noi facciamo sì che la sua Morte si manifesti nella nostra vita, mentre egli fa sì che la sua Vita si manifesti nella figliolanza adottiva. Noi gli concediamo il nostro tempo, egli ci offre la sua eternità. Noi gli diamo la nostra umanità, egli ci ricambia con la sua divinità. Noi gli offriamo il nostro nulla, egli ci dona il suo tutto. Davvero comprendiamo la natura dell’amore? Davvero abbiamo compreso quanto la comunione abbia a che fare con il sacrificio, sia da parte del Signore che da parte di noi povere e deboli creature? La comunione è la conseguenza del Calvario.

Come non pensare al Magistero di Santa Veronica compendiato nelle sue ultime parole alla fine del suo pellegrinaggio terreno?

Ho trovato l’Amore! Ditelo a tutte. E’ questo il segreto delle mie gioie e delle mie sofferenze: l’Amore si è lasciato trovare.



Gesù è l’unico che può ricostruire i danni che abbiamo provocato con i nostri peccati! L’unica cosa che ci chiede è di rimettere al centro il suo Divino Sacrificio e di parteciparvi!
Santa Veronica Giuliani e San Pio sono con noi per aiutarci e accompagnarci! Che aspettiamo? Il cammino di purificazione, che consiste nella morte di noi a noi stessi è lungo, doloroso e ineludibile, ma porta all’Amore. Ditelo a tutte le anime, questo ci chiede Santa Veronica.








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