di Gloria Riva
È così affollata la scena del Carracci in Santa Maria del Popolo che la vergine Assunta voluta dal Cerasi sembra faticosamente guadagnarsi l’ascesa vero il Cielo. I discepoli la vorrebbero trattenere: gli sguardi, le mani i volti tutto si protende verso di lei, mentre lei leva le mani al Padre.
Sì, la Vergine lascia la terra, gli occhi sono già puntati verso la meta che l’attende, ma le braccia aperte come in croce, le braccia che disegnano il medesimo destino subito dal Figlio, indicano già il modo con il quale ella vorrà stare lassù, nei Cieli. Maria intercede. Sta in mezzo. Rimane fra noi e Dio. Forse per questo il Carracci non ci permette di vedere nulla se non la tomba e il cielo. Tutto il resto della tela è ingombro degli apostoli sgomenti, della Vergine e degli angeli.
Viene alla mente la preghiera chiesta dai vescovi della CEI per oggi, 15 agosto. Potrebbe essere quest’opera l’icona per la straordinaria giornata di preghiera. La Madonna a braccia levate che tenta di legare in un abbraccio il dolore della tomba e la beatitudine del cielo.
Qui gli apostoli sono sgomenti perché stanno per perdere una tra le più preziose reliquie del Cristo, anzi forse la reliquia per antonomasia: la sua vergine Madre. Eppure Pietro e Paolo, in primo piano, mentre guardano alla Madre che ascende, sono come spinti all’esterno della tela, sono spinti fuori, in missione. La preghiera e la missione, la contemplazione e l’azione sono due poli irrinunciabili dell’essere cristiano: furono quelli di Cristo e di Maria, siano anche i nostri. La famosa frase: «Soltanto chi grida per gli Ebrei può cantare anche il gregoriano» di Dietrich Bonhoeffer sembra una profezia dei nostri giorni. Sì, guardiamo verso il cielo, gridiamo verso il cielo con i nostri canti, con le nostre preghiere, ma non dimentichiamo di gridare il nostro sdegno per quelli che non hanno voce.
Ciò che colpisce della cappella Cerasi è che Michelangelo Merisi, peraltro in competizione con il Carracci proprio per le pitture della cappella, tenne in gran conto l’apertura della braccia di Maria. Proprio ai lati dell’opera di Annibale, Caravaggio dipinse gli apostoli Pietro e Paolo, in due momenti supremi della loro vita: il martirio per il primo e la conversione per il secondo. Entrambi, pur in situazioni diverse, stanno a braccia aperte come la Vergine e volgono i loro occhi a quel Cielo che accoglierà la loro preghiera e il loro sacrificio.
Il martirio di Paolo incominciò proprio quel giorno sulla via di Damasco quando, incontrando Cristo, comprese che non poteva più tacere la verità scomoda di quell’incontro. Per lui gridare a favore dei cristiani fu come per Bonhoeffer, tanti secoli più tardi, gridare a favore degli ebrei. Gli costò la separazione dai suoi correligionari e successivamente il martirio. Così il primo degli apostoli, proprio per la sua predicazione e per quella parresia che imparò dalla vita e dalla sequela di Cristo, sperimentò la persecuzione e il martirio.
Che questa giornata di preghiera sia per noi lo stare sotto questo Cielo, il Cielo di Maria che dipinge il Carracci. Come Maria imploriamo la grazia di una rinnovata presa di coscienza: molti ancora muoiono per il Signore Gesù mentre noi gettiamo via, senza imbarazzo né rimorso, verità e radici per i quali molti dei nostri padri diedero la vita. Come Pietro e come Paolo. Sì, cessi il martirio cruento per i nostri fratelli, ma cessi anche per noi il martirio bianco dell’indifferenza e della codardia.
Sì, la Vergine lascia la terra, gli occhi sono già puntati verso la meta che l’attende, ma le braccia aperte come in croce, le braccia che disegnano il medesimo destino subito dal Figlio, indicano già il modo con il quale ella vorrà stare lassù, nei Cieli. Maria intercede. Sta in mezzo. Rimane fra noi e Dio. Forse per questo il Carracci non ci permette di vedere nulla se non la tomba e il cielo. Tutto il resto della tela è ingombro degli apostoli sgomenti, della Vergine e degli angeli.
Viene alla mente la preghiera chiesta dai vescovi della CEI per oggi, 15 agosto. Potrebbe essere quest’opera l’icona per la straordinaria giornata di preghiera. La Madonna a braccia levate che tenta di legare in un abbraccio il dolore della tomba e la beatitudine del cielo.
Qui gli apostoli sono sgomenti perché stanno per perdere una tra le più preziose reliquie del Cristo, anzi forse la reliquia per antonomasia: la sua vergine Madre. Eppure Pietro e Paolo, in primo piano, mentre guardano alla Madre che ascende, sono come spinti all’esterno della tela, sono spinti fuori, in missione. La preghiera e la missione, la contemplazione e l’azione sono due poli irrinunciabili dell’essere cristiano: furono quelli di Cristo e di Maria, siano anche i nostri. La famosa frase: «Soltanto chi grida per gli Ebrei può cantare anche il gregoriano» di Dietrich Bonhoeffer sembra una profezia dei nostri giorni. Sì, guardiamo verso il cielo, gridiamo verso il cielo con i nostri canti, con le nostre preghiere, ma non dimentichiamo di gridare il nostro sdegno per quelli che non hanno voce.
Ciò che colpisce della cappella Cerasi è che Michelangelo Merisi, peraltro in competizione con il Carracci proprio per le pitture della cappella, tenne in gran conto l’apertura della braccia di Maria. Proprio ai lati dell’opera di Annibale, Caravaggio dipinse gli apostoli Pietro e Paolo, in due momenti supremi della loro vita: il martirio per il primo e la conversione per il secondo. Entrambi, pur in situazioni diverse, stanno a braccia aperte come la Vergine e volgono i loro occhi a quel Cielo che accoglierà la loro preghiera e il loro sacrificio.
Il martirio di Paolo incominciò proprio quel giorno sulla via di Damasco quando, incontrando Cristo, comprese che non poteva più tacere la verità scomoda di quell’incontro. Per lui gridare a favore dei cristiani fu come per Bonhoeffer, tanti secoli più tardi, gridare a favore degli ebrei. Gli costò la separazione dai suoi correligionari e successivamente il martirio. Così il primo degli apostoli, proprio per la sua predicazione e per quella parresia che imparò dalla vita e dalla sequela di Cristo, sperimentò la persecuzione e il martirio.
Che questa giornata di preghiera sia per noi lo stare sotto questo Cielo, il Cielo di Maria che dipinge il Carracci. Come Maria imploriamo la grazia di una rinnovata presa di coscienza: molti ancora muoiono per il Signore Gesù mentre noi gettiamo via, senza imbarazzo né rimorso, verità e radici per i quali molti dei nostri padri diedero la vita. Come Pietro e come Paolo. Sì, cessi il martirio cruento per i nostri fratelli, ma cessi anche per noi il martirio bianco dell’indifferenza e della codardia.
La nuova Bussola Quotidiana 15 agosto 2014
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